Non smettere mai di avere fame e sete di giustizia… il senso della nostra vita
È una di quelle sere in cui non si riesce a dormire perché ciò che è accaduto qualche ora prima, le parole che hai ascoltato ti sono entrate dentro e ti hanno scaldato il cuore.
Un po’ come quando per la prima volta anni fa sono entrato nella classe della scuola di Barbiana e in fondo a quella porta i miei occhi hanno incrociato la scritta I Care seduto sui banchi di legno di quella stanza…
Oggi quella classe ha riaperto per qualche ora la porta a tanti di noi…
È stato veramente bello nella Pieve di San Giovanni Battista a San Giovanni Valdarno vedere quasi 200 persone di un lunedì sera d’inverno intente a sentire parlare di don Lorenzo Milani, di beni comuni, di giustizia, di lotta alle disuguaglianze sociali, di scuola, di povertà, di un capitalismo che ci sta uccidendo…
Vedere volti attenti, mani che applaudono, sguardi intensi, lunghi silenzi che accompagnavano le riflessioni sul priore di Barbianada fatte da due bellissime persone come Rosy Bindi e Luigino Bruni.
A loro due va il nostro più caloroso grazie per le parole che ci hanno donato…
Due ore trascorse con la speranza di costruire un mondo migliore…
Ma che non può non partire da una nostra assunzione di responsabilità…
Se è vero che noi siamo il risultato di doni infiniti che abbiamo ricevuto nel corso della nostra vita, non possiamo non spendere questi doni anche per chi vive insieme a noi, nelle nostre comunità, con lo sguardo rivolto verso chi ha avuto meno possibilità, a chi non ha avuto la nostra stessa fortuna.
È quel passaggio dall’io al noi che cambia tutto, che fa di ciascuno una parte di un insieme…
Come direbbe don Lorenzo “sortirne insieme è fare politica…”
E presuppone anche l’assunzione di una forma di ribellione, partendo dalle piccole cose, come ricordava Luigino Bruni… “se sei contro il gioco d’azzardo e vai un bar e trovi delle slot, esci da quel bar senza consumare niente e dillo al titolare…”.
Così mentre queste parole mi tornano alla mente mi viene da pensare ad altre cose che si possono fare come forma di ribellione.
Se credi che le ONG salvano la vita delle persone in mare, contro chi le contesta inizia a finanziarle con piccoli aiuti mensili, 5, 10 euro al mese, una pizza in meno e un segno concreto che permette loro di continuare le loro azioni.
Contro chi tratta i minori che arrivano in Italia soli come “merce residuale” o come un problema da nascondere, diventa tutore di uno di questi ragazzi, prenditi a cuore la loro permanenza in Italia e aiutali ad integrarsi.
Contro chi ti vuole costringere a dare risposte semplici a problemi complessi, rispondi dedicando parte del tuo tempo ad approfondire a cercare di capire cosa sta accadendo nel nostro mondo. Non sarà tempo perso…
E tante altre piccole e grandi forme di ribellione che prendono spunto e forza dal nostro desiderio di prendersi cura del mondo dove viviamo.
Don Lorenzo avrebbe fatto così…
Ci spingerebbe a piccole forme di ribellione protratte nel tempo, che diventano parte della nostra vita e ci spingono verso un senso di responsabilità che diventa azione politica.
Nelle sue ultime parole Rosy ci ha invitato a “restare uomini che hanno fame e sete di giustizia, ancora ogni giorno della nostra vita, così come lo è stato don Lorenzo Milani”, in qualunque spazio e luogo dove viviamo, sentendosi responsabili anche della vita degli altri, scegliendo di stare dalla parte dei poveri e degli ultimi…
Luigino prendendo spunto da queste parole ha aggiunto che “li in quella fame e sete di giustizia si vive la fede, che ci abbandona non quando non abbiamo più sicurezze in Dio, ma proprio quando perdiamo questa fame e questa sete…”
La fame e sete di giustizia è ciò che ci fa essere uomini liberi, in cammino ogni giorno, con lo sguardo che aveva il mendicante Lazzaro mentre aspettava le briciole del ricco epulone, con lo sguardo rivolto verso il mondo e verso il cielo…
Sì perché Lazzaro guardando verso l’alto, a differenza del ricco epulone, riusciva a vedere non solo la dura realtà della vita, ma anche ad allargare il suo sguardo sul mondo e a sognare e a sperare in un domani migliore…
E mentre le parole di questa bella serata ritornano alla mente ti senti scaldare il cuore, un po’ come si deve essere scaldato quella sera ai discepoli di Emmaus quando allo spezzare del pane riconobbero il loro Signore…
Così stasera mi sembra quasi che don Lorenzo sia venuto a trovarci e a dirci, su ragazzi datevi da fare, non smettete di avere fame e sete di giustizia, la strada è ancora lunga e c’è tanto da fare…
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San Giovanni Valdarno (AR): due incontri “Sulla strada di don Milani”
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