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Una nuova parrocchia simbolo di legalità

Di Toni Mira (da L’Avvenire) il . Calabria

«Il fatto più importante
è la riaffermazione del primato di Dio anche su questo territorio.
Il ripristino anche attraverso l’opera della Chiesa della legalità.
La Chiesa, infatti, svolge una funzione prettamente religiosa, ma nella
formazione delle coscienze rientra certamente la questione della legalità.
Come facciamo a parlare di coscienza cristiana se non si educa anche
al rispetto della legge?».

Così don Pasquale Galatà, parroco fin
dal primo giorno di San Gaetano Catanoso, analizza il significato della
posa della prima pietra.

Come ha recepito la gente l’essere
chiesa simbolo di legalità? É stato discusso, accettato,
ignorato?

Ampiamente discusso e accettato.
Con grande responsabilità da parte della gente, e con consapevolezza.
Ed è stato anche espresso con un gesto simbolico di solidarietà con
la cooperativa Valle del Marro, quando ha subito un grave furto. La
comunità in occasione della messa domenicale ha fatto una raccolta
straordinaria, dimostrando così una grande sensibilità su questi temi.

In questi cinque anni la Piana
di Gioia Tauro ha vissuto momenti drammatici, dalla ripresa della violenza
mafiosa allo scioglimento di molti comuni per infiltrazione delle cosche,
dall’arresto di esponenti politici alla rivolta di Rosarno.

É vero. Il problema più grosso
della Piana è la presenza delle cosche che si avvertono nettamente.
Hanno un loro peso anche sulla comunità parrocchiale. Bene o male incidono
sul piano economico, sul quello lavorativo, sulla vita, sull’economia,
sulla salvaguardia del territorio, su quello che si potrebbe fare e
non si riesce.

La chiesa della Piana su questi
temi è forte di simboli e iniziative…

Ha la sua forza nella formazione
delle coscienze, prende con chiarezza distanza da questo mondo affermando
i valori della solidarietà e della legalità.

I beni confiscati? Li usa la
Chiesa

Sono moltissimi i beni confiscati
alla ‘ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Ma molto pochi quelli realmente
utilizzati. In prima fila, quasi da sola, la Chiesa locale. La diocesi
di Oppido-Palmi, grazie all’impegno del vicario generale don Pino Demasi,
ha messo in piedi vari progetti che coinvolgono parrocchie e gruppi
giovanili. Così nel 2003 ha preso possesso del “palazzo Molè”
(dal nome del potente clan) a Gioia Tauro, che oggi ospita la Caritas
diocesana, l’Istituto di scienze religiose e altri uffici diocesani.
Nel 2004, assieme a Libera e col sostegno del “Progetto Policoro”
della Cei, è nata la cooperativa “Valle del Marro” che coltiva
circa cento ettari di terreni strappati alla ‘ndrangheta, dando lavoro
a venti persone, tra le quali tre immigrati, feriti a Rosarno, regolarmente
assunti. A Polistena dallo scorso anno il “palazzo Versace”,
simbolo della cosca locale, è sede del centro di aggregazione giovanile
gestito dalla parrocchia di Santa Marina Vergine. E sempre nel 2009
è stato assegnato alla parrocchia del Rosario a Cittanova una casa
dove è sorto il centro di accoglienza della Caritas “La Locanda del
Samaritano”.

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