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Roma capitale dell’usura

Di Norma Ferrara il . Lazio

E’ in corso nella capitale un’operazione antiriciclaggio (chiamata ‘Il gioco è fatto’) contro un sodalizio criminale dedito all’usura, al riciclaggio di denaro, al millantato credito, alle estorsioni e alle truffe. Undici gli arresti, numerose le perquisizioni: in manette sono finiti anche due noti professionisti, un avvocato ed un commercialista accusati rispettivamente di millantato credito e riciclaggio; tra i perquisiti anche personaggi di spicco della Banda della Magliana e della criminalità organizzata romana e napoletana, sospettati di essere i mandanti del giro di affari. Tra gli arrestati anche due noti professionisti, un avvocato ed un commercialista accusati  rispettivamente di millantato credito e riciclaggio. L’organizzazione simulava conoscenze al tribunale di Roma e proprio grazie alla complicità dell’avvocato e del commercialista proponeva affari ”d’oro”. Le vittime cadevano nella rete dei criminali sperando di poter effettuare l’acquisto di una macchina o di una casa alle aste giudiziarie ed entravano così in un tunnel che li portava dall’illusione dell’affare all’indebitamento. Una delle vittime era convinta di aver acquistato la casa del noto giocatore Cafù e di aver acquisito una partecipazione ai magazzini Coin di via Cola di Rienzo a Roma. Altre, invece, cadute nel giro di usura, sono state minacciate armi in pugno e costrette a pagare cifre vertiginose. 

Questa è la cronaca odierna. Ma non è la sola. Da tempo notizie di usura e racket raccontano dell’escalation criminale che nel Lazio sta portando avanti quella che il referente di Libera per il Lazio, Antonio Turri, in un documentato lavoro ha definito “la Quinta mafia“.

A fugare ogni dubbio anche il rapporto presentato ieri da Sos impresa e Confersercenti titolava “Lazio e Roma: capitale dell’usura”.  Questa regione come osservano i curatori del rapporto è da decenni il luogo per eccellenza dell’usura, una pratica che risale quasi alla sua stessa nascita. Qui l’usura ha ricevuto il suo battesimo, qui continua ad intrecciare affari su affari, e spesso come accaduto oggi, i volti sono “noti”.

Una delle zone più colpite – si legge nel rapporto – è proprio la zona dei castelli romani e del litorale. “Qui – scrivono  – la famiglia dei Casamonica, benché duramente colpita negli uomini e nei patrimoni, resta l’organizzazione egemone, anzi, come hanno evidenziato alcune indagini giudiziarie, grazie ad accordi con altre famiglie della stessa etnia, dalla zona sud della città e dei Castelli romani, luogo storico del loro insediamento, ormai estendono la loro operatività in tutta la Regione”. Il Pontino e il sud Pontino sono inoltre interessati dal fenomeno, anche per la presenza dei clan camorristici. L’ormai famosa operazione Damasco, fra le altre cose, ha “smantellato nel 2009 una rete di usurai campani che taglieggiava le imprese del Sud Pontino, in particolare Formia e Gaeta.

Aziende costrette al lastrico da prestiti usurai, aziende rilevate poi dagli stessi boss, questo e tanto altro racconta il rapporto di Sos impresa e Confesercenti puntando il dito proprio verso la liquidità e la flessibilità con la quale le organizzazioni criminali sono riusci a portare a loro favore un business già presente sul territorio ma sotto abiti diversi.

“La Banda della Magliana non è morta – dichiara Antonio Turri, referente per Libera nel Lazio. Tutt’altro. L’operazione di oggi non stupisce anzi conferma quello che da tempo cerchiamo di porre all’attenzione dei cittadini di questa regione”. La Quinta mafia (vedi anche il Dossier Parole&mafie) , quell’impasto di organizzazione criminale autoctona (Banda della Magliana compresa), colletti bianchi, esponenti di spicco della camorra e tanto altro è ormai pienamente in azione nel territorio, compresa la Capitale. Lo raccontano le operazioni delle forze dell’ordine, lo confermano i dati, come quelli presentati nel rapporto sull’usura da Sos impresa. L’escalation affaristico – criminale non si arresta, anzi racconta che la Banda della Magliana non è affatto morta. Anzi.

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