Progetti di morte contro il giudice Tona e l’eurodeputato Crocetta
Nel corso dell’incidente probatorio richiesto, nell’ambito dell’inchiesta “Extrema ratio”, dal pm della Dda di Caltanissetta Onelio Dodero, Crocifisso Smorta, già reggente del clan Emmanuello di Gela, ed Emanuele Puzzanghera hanno confermato la volontà della cosca mafiosa di Gela di attentare alla vita di Giovanbattista Tona e Rosario Crocetta. Il primo doveva essere eliminato, stando al racconto dei collaboratori, a causa dell’inflessibilità dimostrata nei confronti degli affiliati al clan Emmanuello di Gela nel corso di diversi procedimenti penali da lui istruiti. Il secondo, invece, fino a qualche mese fa sindaco della città nissena ed oggi eurodeputato, era accusato dai componenti del gruppo di cosa nostra di aver avviato una “guerra privata” ai danni della famiglia Emmanuello. Durante l’esame di Crocifisso Smorta ed Emanuele Puzzanghera, però, sono emersi ulteriori particolari.
Stando alla loro ricostruzione, infatti, altri bersagli dovevano essere colpiti. Fra questi, un dirigente della Polizia di Stato, originario di Gela, impegnato da tempo nel contrasto alle organizzazioni criminali del territorio nisseno, e un gruppo di imprenditori, rei di aver voltato le spalle al clan solo per il conseguimento dei vantaggi assicurati dalla normativa nazionale, dopo aver ottenuto molti lavori grazie all’esclusivo appoggio degli uomini degli Emmanuello.
La ricostruzione fornita da Smorta e Puzzanghera è stata solo in parte confermata da un terzo collaboratore di giustizia Paolo Portelli: che ha parlato, invece, dell’esistenza all’interno delle carceri di un evidente malumore rispetto alle azioni condotte da Tona e Crocetta, senza indicare, però, alcun concreto progetto di attentato.
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