Le mani della mafia sull’eolico
Matteo Messina Denaro ha messo da tempo le mani sulla greeneconomy. E’ lo scenario che emerge dal maxisequestro record da un miliardo e mezzo di euro messo a segno dalla Direzione investigativa antimafia nei confronti dell’imprenditore alcamese dell’eolico, il 54enne Vito Nicastri. Il provvedimento riguarda il patrimonio dell’ imprenditore nel settore dell’energia alternativa, in particolare fotovoltaico ed eolico. Gli investigatori hanno ricostruito il fitto reticolo patrimoniale degli ultimi trent’anni e rilevato l’esistenza di una squilibrio tra i beni posseduti dall’indagato ed i redditi dichiarati. L’attivita’ imprenditoriale di Nicastri consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni megawatt prodotto e’ venduto a circa 2 milioni di euro.
Gli investigatori avrebbero accertato la sussistenza di relazioni tra l’indagato e numerosi esponenti mafiosi, legati a Cosa nostra, e con personaggi che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche della criminalita’ organizzata. Sono stati evidenziati anche rapporti con gruppi criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Plati’, San Luca ed Africo del reggino. Secondo gli investigatori, il sequestro, incide in modo significativo anche nella gestione economica del noto latitante Matteo Messina Denaro che di quel territorio e’ considerato il dominus.
Nicastri, di cui sono stati riscontrati interessi anche all’estero, e’ stato pure coinvolto in alcune operazioni di polizia fra cui quella piu’ recente denominata “Eolo”, che ha svelato il coinvolgimento di Cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche nella provincia di Trapani. Scandagliate dagli accertamenti 43 societa’ di capitali, anche con partecipazioni estere, operanti prevalentemente nel settore eolico e fotovoltaico, intestatarie, tra l’altro di centinaia di appezzamenti di terreno nelle province di Trapani, Palermo, Reggio Calabria, e di numerosi beni mobili, immobili e conti correnti.
“Ci sono una serie di attivita’ in corso – dice il direttore centrale della Dia Antonio Girone ai microfoni del Gr1 – che potranno confermarcelo. Per noi emerge una contiguita’, cioe’, con elementi che sono vicini o attori per conto del noto latitante”. Nicastri, peraltro, il 10 novembre 2009 fu tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Avellino che porto’ al sequestro di sette parchi eolici e dodici societa’ nell’ambito di un’indagine per truffa organizzata per percepire contributi pubblici per la realizzazione di impianti eolici.
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