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Omicidio Vassallo: un’aggressione dei clan al territorio campano

Di Valeria Calicchio il . Campania

Raffaele Marino, Procuratore aggiunto presso il tribunale di Torre Annunziata, da sempre uno dei magistrati più esposti nella lotta alla camorra in Campania, era amico persona di Angelo Vassallo. All’indomani dell’omicidio del sindaco di Pollica è stato uno dei primi a parlare di matrice camorrista a proposito dell’assassino di Vassallo, “maturato per un suo no ai clan”. Con lui proviamo a tracciare un ricordo del sindaco pescatore e a fare un punto sulla situazione nel Cilento.

Procuratore, chi era per lei Angelo Vassallo?

Il mio è il ricordo di una persona straordinaria. Ha fatto della sua terra una ragione di vita e ha vissuto per il suo paese. Del Cilento e dei cilentani aveva tutti i tratti migliori: la fierezza sicuramente, non era chiuso come molti suoi conterranei. Aveva capito prima degli altri dove andava la modernità, una modernità e una crescita giuste slegate dalle logiche del consumismo e del facile arricchimento. E non si occupava solo della costa. Era attento anche ai paesi dell’interno, basti pensare a come ha recuperato centri quali Galdo e a quanto fosse attento alla cultura in tutte le sue forme.

Di cosa parlava con lui?

Beh, andavamo spesso a cena insieme. Io sono un innamorato del Cilento e vado in vacanza in quei posti da molti anni. Quando stavamo insieme parlava sempre della sua terra e dei suoi progetti. Era uno entusiasta. Se facevamo una passeggiata, mi impressionava  l’affetto della gente che lo circondava e lo travolgeva. Lo fermavano tutti, era molto benvoluto. Aveva cambiato il volto del suo paese.

Dopo l’omicidio lei ha subito dichiarato che si è trattato di un no alla camorra. Si è fatto un’idea più precisa del perché?

Si tratta di un’aggressione generalizzata dei clan al territorio campano. Molte amministrazioni stanno subendo pressioni dalla criminalità, con investimenti e speculazioni. Non so perché sia stato ucciso, questo lo stabiliranno gli inquirenti. Posso solo avanzare ipotesi e rispondere con una domanda provocatoria: se tutti si fossero comportati come Angelo, gli altri sindaci del Cilento, le istituzioni, sarebbe stato ucciso lo stesso?

Pensa l’abbiano lasciato solo?

Penso che Angelo sia diventato un simbolo, un esempio di buona amministrazione e di rottura con il passato. Un innovatore, uno dei migliori amministratori del Cilento, ma non sempre era seguito da tutti nelle sue battaglie. Come ho detto prima molti comuni sono passivi rispetto ai fenomeni criminali.

Quando l’ha incontrato la scorsa estate, le aveva manifestato qualche timore?

No assolutamente, non mi aveva manifestato alcuna preoccupazione. Però io credo che abbia ricevuto sicuramente degli avvertimenti. Ma Angelo era una persona un po’ “guascona”. Nel senso che ha sottovalutato le minacce. Era troppo sicuro. Si sentiva a casa, mai avrebbe pensato a una cosa del genere. Come molte persone del Cilento credeva che la camorra fosse un fenomeno “altro rispetto a quei territori”.

Perché  un agguato così brutale nel Cilento, un sindaco, a trent’anni dall’ultimo omicidio eccellente, quello di Marcello Torre a Pagani?

Perché il Cilento rappresenta il territorio campano con il maggior trend si sviluppo economico. Il turismo ha trasformato quei posti in una miniera d’oro, una crescita di affari vertiginosa alla quale si interessano i clan. I lavori del porto, gli investimenti, le lottizzazioni. Credo che i clan del casertano siano quelli che abbiano le mire maggiori sull’ ”affare Cilento” , anche perché possiedono il maggiore “know –  how” in materia di edilizia e speculazioni. Senza tralasciare anche il business dei rifiuti e della droga.

Pensa che gli inquirenti riusciranno a fare luce sull’omicidio di Vassallo?

Penso di si. Le indagini sono nelle ottime mani di Ranieri, non dovrebbe essere troppo complicato. Chi ha ucciso aveva una testa di ponte sul territorio cilentano. Da qui si dovrà partire, dai rapporti con il territorio.

E’  d’accordo con chi ha definito in questi giorni il Cilento “terra di camorra”?

No, non credo che si possa paragonare il Cilento a realtà come quelle di Napoli e Caserta. C’è il rischio che la camorra penetri sul territorio per i suoi affari, che cerchi di radicarsi, ma non si può equiparare situazioni tanto distanti.  Il Cilento è a rischio perché suscita interessi, ma non ci sono strutture criminali radicate come altrove. E poi sono convinto di una cosa: conosco i cilentani da tanti anni e credo che abbiano un’indole troppo fiera per farsi “comandare” da chiunque. Reagiranno, come già stanno facendo. L’importante è non abbassare l’attenzione e non lasciarli soli. 

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