Esiste un rapporto tra immigrazione clandestina e criminalità?
Sono diverse le forme di criminalità collegate al fenomeno dell’immigrazione clandestina e fra queste si annotano la prostituzione, il contrabbando di migranti, lo spaccio di stupefacenti, alcune tipologie di reati predatori.
Il binomio immigrazione clandestina/criminalità è ancora oggi una delle tematiche più dibattute ma anche una delle più controverse.
Non sono sufficienti i dati grezzi per spiegare e comprendere la realtà, né sono ancora rinvenibili dati di rilievo scientifico diretti a dimostrare l’esistenza di un reale collegamento tra “produzione di criminalità” e presenza sempre più consistente di immigrati stranieri, sia in regola con il soggiorno che irregolari (nel 2021, secondo i dati elaborati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, sul totale di 864.392 persone denunciate/arrestate per delitti vari, il 32% è risultato di nazionalità straniera, percentuale salita al 33,5% nel 2022 sul totale di 840.503 persone denunciate/arrestate).
Appare troppo semplicistico sostenere che la nazionalità costituisca una variabile capace di spiegare la criminalità “etnicizzando” così la devianza.
Semmai può essere vero che chi vive in condizioni di grosse difficoltà è maggiormente tentato a rinvenire mezzi di sostentamento non leciti.
Non si può, tuttavia, disconoscere l’esistenza di una oggettiva correlazione statistica tra immigrazione clandestina e criminalità, particolare che va correttamente letto e interpretato facendo riferimento, per esempio, alle zone in cui si verificano gli episodi criminali, al calo del reddito, alla disoccupazione, alla carenza di abitazioni, all’inconsistenza dei servizi pubblici, alla emarginazione sociale.
L’analisi del rapporto clandestinità/criminalità ha intanto evidenziato un avvicendamento tra il deviante straniero e quello italiano nel senso che nella piramide del sistema criminale lo straniero è andato ad occupare la base, svolgendo attività di basso rango, un tempo appannaggio degli italiani; si pensi, ad esempio, allo spaccio di stupefacenti in strada che vede la stragrande maggioranza di stranieri, soprattutto marocchini che rappresentano anche la percentuale maggiore (il 20%) dei circa 18mila detenuti stranieri reclusi nelle carceri italiane alla fine del settembre sorso.
E a proposito di carceri vorrei ricordare anche che, agli inizi del secolo scorso (in particolare nel 1902), in quelle americane, il maggior numero di detenuti stranieri era costituito dagli italiani (immigrati) per fatti anche gravi di violenza, seguiti dagli irlandesi incarcerati, per lo più, per delitti collegati all’abuso di alcol.
Altri due particolari emergono dalla suddetta analisi.
Il primo è che il fatturato dell’industria criminale collegata alla clandestinità è destinato ad aumentare, sia per il costante arrivo di “clandestini” (brutto termine spesso usato nel linguaggio giornalistico che non è stato mai utilizzato ne dal legislatore nazionale ne da quello comunitario), sia per l’insediamento e la proliferazione di gruppi criminali stranieri nel nostro territorio.
Il secondo punto riguarda la ripartizione territoriale e di “competenze” tra la criminalità italiana e straniera, come è emerso anche in recenti indagini riguardanti gli affari in comune (riciclaggio, in particolare) di un gruppo di cinesi con la ‘ndrangheta.
Sono, comunque, molti i fatti cronaca quotidiana che vedono coinvolti gli stranieri e che destano allarme, vedi quelli degli ultimissimi giorni: una studentessa, ad Ancona, derubata, ricattata e presa a calci da due tunisini subito arrestati dai poliziotti; un giovane accoltellato, a Roma, da un marocchino; un tunisino armato di coltello pronto a colpire, nei pressi della sinagoga a Torino e fermato con il taser dai poliziotti; un giovane nordafricano, a Sesto San Giovanni, pugnalato alla gola in un regolamento di conti tra spacciatori; per finire (!) una violenta rissa tra stranieri davanti alla stazione di Ventimiglia e un tunisino ucciso con un coccio di bottiglia.
Episodi che aumentano comprensibilmente le paure collettive e anche le ostilità verso gli stranieri che giungono “clandestinamente” nel nostro Paese.
Tanto più che sono in aumento quest’anno, con 142.134 soccorsi/sbarcati al 26 ottobre (80.703 alla stessa data del 2022) di cui 15.005 minori non accompagnati (14.044 nel 2022), con un trend che alla fine dell’anno potrebbe far arrivare a oltre 170mila (il record si rilevò nel 2016 con oltre 181mila migranti), stando anche alle notizie che giungono da esperti presenti in Tunisia e Libia secondo cui ci sarebbero circa 50mila stranieri in attesa di partire verso le nostre coste.
Trackback dal tuo sito.