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Immigrazione, l’Europa faccia la sua parte

Di Rino Giacalone il . Internazionale, Sicilia

Mazara del Vallo. Era l’unico Vescovo
ammesso alla cerimonia
organizzata presso l’accademia
libica a Roma per i festeggiamenti
in occasione del secondo anniversario
del trattato di amicizia tra Italia e Libia, mons.
Domenico Mogavero aveva avuto preannunciata
una possibilità, quella di un faccia a faccia
anche di pochi attimi con Gheddafi a proposito
di immigrazione e respingimenti, alla fine si è
dovuto contentare solo di un velocissimo saluto,
una stratte di mano col colonnello e basta.
Ed è finito tutto lì? «Non mi arrendo – dice –
attraverso la stessa accademia ho già chiesto
di potermi recare presto in Libia, per incontrare
il leader Gheddafi e discutere di clandestini
e della fine che fanno coloro i quali vengono
bloccati alla frontiera». Mons. Mogavero si
muove nella sua veste di presidente del consiglio
per gli Affari Giuridici della Cei, in quella
veste l’anno scorso all’inizio d’estate incontrò
a Mazara il ministro dell’Interno Maroni, che
apposta venne a Mazara ad incontrarlo dopo
che Mogavero aveva deciso di dare grande
pubblicità ai propri pensieri non solo in ordine
alla lotta all’immigrazione clandestina, ma
anche sui temi della moralità della politica, e
Bobo Maroni preoccupato che quelle posizioni
di Mogavero dentro la Chiesa non ricevevano
alcuna smentita, come accaduto ad altri, anzi
ricevevano ampi consensi, si precipitò a Mazara
scoprendo che a proposito di gestione
dell’immigrazione clandestina il Governo aveva,
ed ha ancora tutto da imparare. Come la
Libia. 

Mons. Mogavero ma lei è più deluso del
mancato incontro con Gheddafi o dell’appello
che il colonnello ha fatto perché tutta
l’Europa diventi islamica? 
Diciamo le cose con ordine l’incontro non era
inserito nel protocollo era stato paventato come
possibile ed era una probabilità da non disprezzare,
mi sarebbero bastati anche 30 secondi
per dirgli credo qualcosa di interessante, ma
la defezione alla fine che c’è stata non è stata
bruciante, anche perché non abbiamo abbandonato
l’obiettivo, l’incontro spero di averlo e
di averlo direttamente a Tripoli. L’appello per
l’Islam, le dico sinceramente non sono preoccupato,
se a tutto quello che dicono gli uomini
politici (e mi riferisco anche a quelli italiani)
dovessimo dare credito e prenderli sul serio saremmo
dinanzi a incredibili trasformazioni che
però non ci sono, non mi preoccupo delle cose
detta da Gheddafi anche perché non è stato detto
durante un intervento ufficiale, non darei a
questa dichiarazione carattere di eccezionalità
o credo che la cosa meriti enfasi. Gheddafi ha
fatto questa affermazione dinanzi alla oramai
divenuta famosa platea di ragazze assoldate per
ascoltarlo, non mi sembra ulteriormente possa
essere una cosa seria. L’Islam oggi è composto
da diverse comunità, ognuna va vista sotto una
propria luce. 
In Italia però non ha precedenti il fatto di
convocare fedeli islamici e fare pubblicità
della nostra religione. 
Noi abbiamo altri esempi più recenti, manifestazioni
alle quali abbiamo invitato esponenti
del mondo islamico per compartecipare, ricordo
che all’insediamento del nunzio mons. Rallo
c’erano rappresentanti dell’Islam, a Verona,
al 4° convegno ecclesiale, c’erano esponenti
dell’Islam. Poi debbo dire che l’Islam ha diverse
sfaccettature, parlare con una di esse non
significa discutere con tutto l’Islam, e non c’è
alcun arroccamento il dialogo con l’Islam va
continuato, distinguendo il dialogo politico da
quello religioso. 
Lei sulla politica dei respingimenti non fa
passi indietro? 
Niente affatto, ho chiesto di andare in Libia per
visitare i centri di accoglienza, secondo quanto
mi riferiscono sono dei veri e propri lager, a
Gheddafi avrei voluto chiedere che fine hanno
fatto le tante persone respinte dalle navi italiane
e rimandate sulle loro coste. Al nostro ministro
dell’Interno Maroni l’ho detto e ripetuto che a
proposito di respingimenti noi parliamo solo di
un 20 per cento di soggetti che hanno una doppia
funzione, una mediatica, l’altra economica,
Gheddafi è venuto adesso a battere cassa, ci ha
chiesto molti soldi, continuo a chiedere che fine
faccia l’altro 80 per cento di umanità. La gestione
dell’immigrazione clandestina non può
restare un problema tra l’Italia e i paesi del nord
Africa, Libia in testa, deve essere un problema
che l’Europa deve affrontare nel suo complesso,
serve una strategia comune, oggi l’Europa
sta affidando, sbagliando, alla sola Italia il presidio
anti clandestini dell’intero fronte africano,
cosa questa che al nostro Paese costa in termini
di accordi bilaterali che hanno prevalente carattere
economico, mentre non si discute di diritti
umani. 
L’ultimo accordo tra Italia e Libia ha portato
alla consegna alla marina militare di Tripoli
di una serie di motovedette italiane parecchio
sofisticate, hanno cambiato vessillo e colori,
ufficialmente debbono essere impiegate per
fermare i barconi dei disperati, clandestini che
cercano di fuggire via da miserie e dittature, di
fatto le ex motovedette italiane sono state usate
per sequestrare pescherecci di Mazara che a
detta dei libici pescano in una zona di mare che
è loro, ma che sulle carte nautiche risulta essere
internazionale. Argomento che non è mai stato
inserito in alcuna agenda di colloqui tra Italia
e Libia.

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