Ricordare Anna Politkovskaja, doveroso e necessario
Il 7 ottobre del 2006, al termine di una durissima campagna di minacce e diffamazione, scatenata dallo zar stalinista, Putin, veniva uccisa Anna Politkovskaja, la giornalista che rappresentava una spina nel fianco per il dittatore, perché continuava a documentare le sue scelleratezze, la violazione sistematica dei diritti umani, la corruzione, il legame profondo del regime con la nuova oligarchia mafiosa.
Le inchieste sulla Cecenia, e non solo , avevano davvero denudato il re che, privo di una reale opposizione politica, aveva ed ha messo sotto il suo tallone qualsiasi regola democratica, riassumono in sé le peggiori nefandezze dello zarismo e dello stalinismo.
Ricorderemo Anna nelle giornate per la libertà di informazione in corso a Ronchi dei Legionari, davanti alle insegne, ai cartelli, alle panchine, ai murales che ricordano chi è stato assassinato per aver cercato di illuminare le oscurità dei regimi, delle mafie, della corruzione.
Ricordare Anna non è solo un atto dovuto, ma una scelta politica attuale, perché nella Russia di Putin, che ha invaso l’Ucraina, proseguono le persecuzioni, gli arresti, le minacce nei confronti di quei cronisti che ancora tentano di denunciare oppressione e bavagli.
Il regime é arrivato persino a sopprimere il sindacato indipendente dei giornalisti.
Decine di loro operano da Paesi confinanti, altri sono rifugiati in Europa e minacciati anche nelle loro nuove residenze, perché Putin non sopporta alcuna forma di controllo politico, civile, etico, in questo sta la radice del rapporto che lo lega, attraverso i Dugin, ai Trump, ai Bannon e alla triste compagnia del sovranismo internazionale.
Ricordare Anna anche oggi significa dare voce agli imbavagliati e sostenere le giornaliste e i giornalisti che ancora tentano di fare il loro mestiere.
Da Ronchi dei Legionari partirà la campagna per non lasciare soli quanti, in Russia, in Turchia, in Egitto, in Siria, in Armenia, a Malta, in Ungheria e non solo sono nel mirino dei regimi solo perché hanno deciso di difendere la libertà di informazione e il diritto delle loro comunità ad essere informate.
Sarà il caso di non dimenticare mai che l’Italia attende da sempre di conoscere verità e giustizia anche sull’assassinio di Antonio Russo, il coraggioso cronista di Radio Radicale, che stava indagando sui crimini in Cecenia, anche nel suo caso la Russia dei Putin e dei suoi alleati non ha mai ritenuto di collaborare e di scovare mandanti ed esecutori.
Coordinatore Articolo 21
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