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Maiolo contro Regeni. La rabbia perché la Consulta fa la cosa giusta

Lucrezia Ricchiuti il . Costituzione, Criminalità, Diritti, Giustizia, Istituzioni, Politica

Tiziana Maiolo non ce la fa: odia le vittime dei reati e sta con i colpevoli a prescindere.

Per lei, commettere un reato – anche il più infame, come per esempio sciogliere un bambino nell’acido (come Messina Denaro) o torturare e ammazzare un giovane studente (come i sicari di Al Sisi) – è un titolo per ottenere tutte le sue attenzioni “garantiste” e la sua vérve intellettuale.

La Maiolo non ha mai scritto nulla di scandalizzato sulle donne ammazzate, sulle morti sul lavoro o su quelli di ‘ndrangheta. Nulla: lei stravede per gli imputati. È più forte di lei. Eccola allora sul Dubbio del 29 settembre 2023 attaccare la Corte Costituzionale per la sentenza sul caso Regeni. La sentenza – si dirà – non è ancora stata né scritta né depositata! Non fa niente: per la Tiziana furiosa basta un comunicato stampa. Impugna la tastiera come un bazooka e punta ad alzo zero sulla povera Sciarra e il malcapitato collegio costituzionale.

La colpa sarebbe di aver annunciato l’esito di una camera di consiglio, secondo cui un articolo del codice di procedura penale (il 420-bis) è illegittimo laddove prevede che l’imputato di tortura, ai sensi della Convenzione di New York – assente (se non altro) per la mancata collaborazione dello Stato estero di cui costui è cittadino – non possa essere mai processato. Tutto sommato, banale: troppo comodo evitare la condanna fuggendo dal processo e non difendersi nel processo.

Non per Maiolo: fedele all’insegnamento berlusconiano, lei s’inalbera: le garanzie dell’imputato dove le mettiamo?

L’Egitto non ha nulla di democratico; soffoca tra povertà e autoritarismo, erge un muro di gomma attorno agli assassini di Giulio; quando l’Italia ha fatto pur timidi passaggi diplomatici per avere indicazioni sulla dinamica dei fatti, i generali egiziani le hanno riso in faccia. Ma a costoro, afferma Maiolo, va garantito il più stolido ossequio alle regole sul processo in absentia, che già sono eccessive e dispendiose per i processi ordinari agli italiani. Si metta il cuore in pace la famiglia Regeni: meglio un morto innocente oggi, che un colpevole in galera domani.

Ultima notazione: Maiolo scrive di aver contattato un suo amico professore (autorevolissimo, nessuno ne dubita). Quest’ultimo le dice che sarà emanata una sentenza “additiva” (che significa “aggiuntiva”, dal latino addere): la Corte fa questo tipo di sentenze da decenni.

Evidentemente non ha mai chiesto il permesso alla Tiziana furiosa, che infatti sostiene che “additiva” significhi “in deroga” o “in violazione”. Detto da una che da decenni appoggia il centro-destra, campione di deroghe, proroghe e condoni, è il colmo!

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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