Caramelle Admiral a Caltanissetta, uno spreco da tre milioni di euro
L’annuncio, risalente al 2003, dell’apertura dello stabilimento della “Admiral s.r.l.” a Caltanissetta, aveva illuso molti disoccupati in cerca di un posto di lavoro: assunzioni a tempo indeterminato, stipendio mensile assicurato, una società interessata ai mercati internazionali.
Oggi, la fabbrica da 5.000 metri quadrati, frutto di una parte dei 3 milioni e 500 mila euro finanziati dallo Stato in base alla legge 488 del 1992, destinata alla produzione di caramelle alla liquirizia, è completamente inattiva.
I cancelli, un mese fa, sono stati sbarrati dagli ufficiali giudiziari a seguito delle procedure di pignoramento attivate dagli ex dipendenti, creditori di diverse mensilità arretrate. Il sogno, insomma, si è spento ben presto. Gli impianti, infatti, iniziarono a funzionare solo nel 2007, ma già dal giugno dell’anno successivo i lavoratori, in totale una ventina, iniziarono a vivere il dramma dell’assenza degli stipendi. I vertici societari, “formalmente-sostengono i sindacati-rappresentanti dall’amministratore unico Assunta Antonietta Giammusso e da Giovanna La Gumina”, hanno garantito pochi margini di trattativa. “Ogni volta ci indicavano-sostengono i delegati sindacali-l’assenza di denaro in cassa, e per questa ragione, a loro avviso, era impossibile assicurare gli stipendi mensili, anche se in contemporanea vantavano commesse superiori ad un milione di euro”.
Una vicenda molto strana quella della “Admiral s.r.l.”, fin dalle modalità di ricerca del personale. “Al termine dei colloqui-sostiene un ex dipendente-vennero selezionati 709 idonei per l’assunzione, tutti regolarmente registrati all’ufficio del lavoro e all’Inps, ma solo una ventina sono stati effettivamente utilizzati”. Anche gli esponenti provinciali della Flai-Cgil, che seguono la vertenza fin dalle sue origini, hanno espresso preoccupazione e scetticismo, giungendo alla redazione di una denuncia indirizzata alla Procura della Repubblica di Caltanissetta. Il timore principale è che possa trattarsi di una vera e propria truffa, predisposta allo scopo di incassare i lauti contributi assicurati dalla legge 488.
I magistrati nisseni, a quanto pare, si apprestano ad aprire un fascicolo sul caso. “Il problema-dicono alcuni sindacalisti-concerne la vera reggenza del gruppo, composto anche da tre società estere, sia Assunta Giammusso che Giovanna La Gumina, in realtà, rispondono alle richieste dei mariti, ovvero Michele Petronio e l’avvocato palermitano Rosolino Gagliardo”. Il professionista del foro di Palermo, esperto in consulenze del lavoro, peraltro, non è nuovo a inchieste condotte dalla magistratura: già nell’ottobre del 2002 venne arrestato dagli uomini della Guardia di Finanza con l’accusa di aver partecipato ad una truffa, tutta incentrata su falsi rimborsi iva, del valore di un milione di euro.
Non sembra un caso, del resto, che la sede legale della “A.D.M. s.r.l.”, entità sorta nel 2004 e che ingloba anche la “Admiral s.r.l.”, sia stata fissata al civico n.40 di via Principe di Villafranca a Palermo, indirizzo corrispondente a quello dello studio legale del civilista. La sua spasmodica attività, peraltro, lo ha involontariamente condotto, insieme ad altri, sotto la lente d’ingrandimento del Ministero della Funzione Pubblica guidato da Renato Brunetta. Proprio nel periodo nel quale i lavoratori della Admiral dicevano addio agli stipendi, l’avvocato palermitano riceveva una somma vicina ai 60 mila euro dalle “Opere Pie Iblee” di Ragusa, quale compenso per tre consulenze garantite all’istituto, i cui lavoratori lamentavano mancati versamenti per un periodo di due anni.
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