Rocchelli e Mironov nell’elenco degli “effetti collaterali” di un conflitto scoppiato dopo la loro morte?
Oggi Andrea Rocchelli, Andy per i suoi familiari e per gli amici di Pavia, avrebbe compiuto 40 anni. Avrebbe, perché Andrea é stato ucciso il 24 maggio del 2014, tra poco saranno passati dieci anni.
La stessa sorte é toccata ad Andrey Mironov, suo compagno di viaggio nel Donbass, oppositore di Putin, attivista umanitario, spesso impegnato con Amnesty. Erano nel Donbass per documentare un conflitto oscurato, dalla parte delle vittime, come sempre.
Una scelta professionale, etica, di vita, quella compiuta da Andrea e dal collettivo Cesura, fondato a Pavia insieme ad un gruppo di amiche e di amici, uniti dalla passione per il giornalismo investigativo, per le immagini, per quei volti e quelle situazioni fissate in scatti capaci di rappresentare paura, gioia, attesa..
Come dimenticare gli ultimi scatti di Andrea poco prima di essere colpito?
Sarà un altro compleanno amaro per la sua famiglia che non ha avuto verità e giustizia, anzi che non ha mai avuto neppure la solidarietà delle istituzioni italiane che non hanno neppure chiesto spiegazioni al governo ucraino.
Eppure persino la sentenza d’appello, pronunciata dai giudici di Milano, e che assolve l’imputato condannato in grado, ribadisce, al di là di ogni ragionevole dubbio, che a sparare i colpi mortali, sia stato un gruppo di militanti ucraini e che quel governo non ha mai voluto collaborare con la giustizia italiana.
Possibile mai che nessun governante di ieri e di oggi abbia mai sentito il bisogno di reclamare la verità?
Da quando é scoppiato il conflitto, a seguito della invasione russa, il nome di Rocchelli è diventato quasi impronunciabile. Appena lo nomini scatta l’accusa di essere filoputiniano.
Vogliamo ricordare che i suoi familiari, Elisa e Rino, persone di straordinaria sensibilità umana, politica, civile, insieme con la loro legale, Alessandra Ballerini, hanno sempre respinto qualsiasi tentativo di farsi “arruolare” e di far usare il nome di Andrea per ragioni diverse dalla richiesta di verità e giustizia.
Questo rende ancora più indecoroso il silenzio che ancora circonda le cause della eliminazione di Rocchelli e Mironov.
La scelta, legittima, di sostenere le ragioni dell’Ucraina comporta anche la rinuncia a consegnare copia della sentenza al governo ucraino e di pretendere le dovute risposte?
È stato siglato un altro lodo segreto che assicura l’immunitá anche per i reati commessi prima della guerra in atto?
Ci sono parlamentari che vogliono sollevare il caso nelle sedi opportune, sino ad oggi lo ha fatto solo Nicola Fratoianni.
Rocchelli e Mironov sono stati inseriti nell’elenco degli “effetti collaterali” di un conflitto scoppiato dopo la loro morte?
Come Articolo 21, insieme alle istituzioni dei giornalisti, al sindacato e all’Ordine lombardo dei giornalisti, continueremo a non archiviare, a pretendere verità e giustizia, ad illuminare le tante oscurità che hanno determinato quasi la “damnatio memoriae” , una sorta di inversione tra il boia che ha sparato e le vittime.
Il prossimo 24 maggio saranno trascorsi dieci anni dalla eliminazione di Andrea Rocchelli e di Andrey Mironov, evitiamo la commemorazione, piuttosto cominciamo a rilanciare la lotta per reclamare verità e giustizia, costi quel che costi.
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