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Diventare tutore di minori stranieri non accompagnati, una forma di ribellione al vuoto della politica

Pierluigi Ermini il . Diritti, Giovani, Istituzioni, Migranti, Politica

Non lasciamo la gestione dei minori stranieri non accompagnati al solo governo che dimostra ogni giorno di più un atteggiamento al limite della disumanità.

Mi rivolgo a tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’accoglienza e dell’integrazione e che hanno a cuore ragazzi e giovani che si sono messi in cammino alla ricerca di un futuro, lasciando i loro paese dove non hanno niente e niente da perdere.

La scelta scellerata di far convivere, in alcuni casi, minori con adulti all’interno dei CPR  (che di fatto sono prigionia visto che da lì non si puo uscire liberamente), non ha alcun presupposto giuridico ed è contrario ad ogni forma di diritto dei minori.

Lo ha già segnalato in queste ore il Garante dei Diritti dell’infanzia ed obiettivamente va contro ad ogni principio di dignità della vita delle persone.

Dunque siamo di fronte ad un governo che non educa alla pace, alla solidarietà,  all’uguaglianza, e che discrimina anche i minori.

Senza contare che questa scelta porterà ad un incremento della delinquenza minorile con soddisfazione della criminalità organizzata, che avrà manovalanza a basso costo a disposizione.

C’è una forma di ribellione molto forte, prevista dalla legge dello Stato 47/2017 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, meglio conosciuta come Legge Zampa.

Nessun governo in questi anni ha investito risorse nella promozione di questa legge, che permette a un cittadino maggiorenne di potersi occuparsi fino a tre minori stranieri che arrivano nel nostro paese non accompagnati dai genitori.

Una risposta civile, democratica, che è anche ribellione alla deriva antidemocratica a cui ci stanno portando partiti come la Lega e in parte anche Fratelli d’Italia, giocando sulla paura e l’ignoranza di chi non si vuole informare e di chi continua a pensare che da 30 anni siamo in emergenza immigrazione.

Diventando tutore di un minore straniero si ha la possibilità di entrare nella loro vita, di aiutarlo nella ricerca della propria strada nel nostro paese, nello studio della lingua italiana e nella ricerca di lavoro, di seguire la loro crescita psicologica e sociale, nel supportarli nei rapporti con il Tribunale dei Minorenni, i servizi sociali e le strutture che li ospitano.

Si aiutano a  non finire in cattive mani, ad evitare cattive compagnie, con un’azione di supplenza genitoriale che diventa costruzione di relazioni positive.

Per diventare tutori è sufficiente parteciapre a un corso di formazione specifico, non avere avuto condanne penali, avere a cuore la vita di giovani che qui sono soli e a rischio.

I cittadini, che non si riconoscono in questa destra e nel suo approccio pericoloso e inefficace sul fronte dei migranti, nella scelta di diventare tutori volontari svolgono un’azione educativa e politica forte nei confronti di chi invece alza ogni giorno nuovi muri senza raggiungere nessun obiettivo.

Sono tutore volontario di due minori non accompagnati e, pur nelle difficoltà che comporta stare loro vicino, gioisco nel vederli fare ogni giorno piccoli passi in un percorso di integrazione.

Avere buoni risultati a scuola, imparare sempre meglio l’italiano, iniziare un percorso nel mondo della formazione professionale e del lavoro, prendersi cura dei loro piccoli risparmi, farli entrare nel mio mondo ed io entrare nel loro, ti fa capire come si può fare tanto perché questi ragazzi non si perdano.

Se tanti italiani facessero questa scelta, la politica cambierebbe atteggiamento su questo tema, con una forma di azione politica che nasce dal basso.

Inoltre si toglierebbe dalle mani di un governo incapace, la vita di ragazzi minorenni che comunque vivono nel nostro paese, e che se non accompagnati nella loro percorso verso l’autonomia rischiano di cadere nelle mani della delinquenza.

Oltre a fatto che il rapporto che si crea, spesso non si interrompe con il compimento dei 18 anni, va oltre, in una relazione di amicizia e di affetto che li accompagnerà anche dopo.

La politica, fatta la legge, se ne è dimenticata, perché non è congeniale a chi vuole trarre dalla paura e dall’emergenza, il consenso. Non ne parla la destra, ma non ne parla purtroppo neanche la sinistra.

E non ne parlano le istituzioni locali, dimostrando quanto forte sia l’incapacità della politica a dare slancio ad azioni positive, con la partecipazione dei cittadini all’interno delle comunità.

Ma un cittadino stanco della pochezza e dell’incapacità di questa classe politica, può comunque agire svolgendo così un’azione di ribellione al nulla e al vuoto che ci circonda.

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