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La “guerra globale ”ai trafficanti di esseri umani sollecitata all’Assemblea generale dell’ONU

Piero Innocenti il . Diritti, Internazionale, Istituzioni, Migranti, Politica

La presidente del consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alcuni giorni fa all’assemblea generale dell’ONU, ha lanciato un appello alle “Nazioni Unite (..) per dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”.

Una dichiarazione dettata soprattutto dal problema dell’immigrazione clandestina via mare che sta interessando quest’anno il nostro Paese con ripetuti sbarchi di migliaia di migranti a Lampedusa. Naturalmente non ci sarà nessuna “guerra” contro le organizzazioni dei trafficanti che gestiscono i loro affari criminali stando comodamente nei paesi africani (quelli che ci riguardano direttamente), in quelli del Medio Oriente, della Cina, di molti paesi del centro America.

Quasi sempre si tratta di strutture criminali che sono tollerate in alcuni paesi, in molti casi ci sono forti collusioni con apparati politici e istituzionali locali, in altri casi (vedi in alcuni paesi africani come Libia, Tunisia, Mali, Niger, Ciad, Guinea) i capi tribù locali controllano il territorio confinario con altri paesi agevolando il passaggio di veicoli che trasportano i migranti in cambio di adeguate tariffe da corrispondere.

Insomma, non è pensabile di arginare/bloccare questi flussi migratori sollecitando “ guerre” o, peggio ancora, immaginando di realizzare un’isola artificiale nel mezzo del Mediterraneo dove concentrare i “clandestini “ (per ultimo la geniale idea della senatrice Michaela Biancofiore).

Molti anni fa, dopo l’ennesima tragedia del mare nei pressi di Lampedusa (19-20 agosto 2006) con decine di morti e dispersi, l’allora ministro dell’interno Amato ammoniva ricordando, tra l’altro, l’esigenza di “ridurre con misure strutturali il dislivello di ricchezza nei paesi di provenienza dei migranti”.

Nulla è stato fatto in questa direzione e il nostro paese a partire dai primi anni Novanta è meta privilegiata per le organizzazioni criminali di origine prevalentemente extraeuropea, specializzate negli sbarchi clandestini.

Un sistema criminale i cui elementi fondamentali sono sostanzialmente tre.

Innanzitutto il livello di complessità organizzativa i cui aspetti distintivi attengono alla diversificazione dei ruoli e al soddisfacimento di una serie di requisiti funzionali che comprendono le figure di chi si occupa del reclutamento dei migranti nei paesi di origine, chi dispone di relazioni di natura collusive con le autorità locali, chi è addetto alla riscossione del prezzo del viaggio e chi, se occorre, è in grado di ricorrere all’esercizio della violenza.

Secondariamente, la ramificazione su scala internazionale dei referenti appartenenti alla organizzazione. Grazie a tali elementi di collegamento, il gruppo criminale presente nel paese di origine è in grado di disporre di basi di appoggio sufficientemente sicure dove accogliere i migranti, in  particolare se il viaggio è particolarmente complesso e necessita di effettuare soste più o meno lunghe fra un Paese e l’altro prima di giungere a destinazione.

La capacità di ricorrere, da parte dell’organizzazione, a referenti stabilitisi in più paesi permette di disporre di una serie di risorse di vitale importanza ai fini della buona riuscita del viaggio.

Da ultimo, la disponibilità di consistenti capitali grazie ai quali poter approntare i mezzi e le rotte più convenienti e adeguate allo scopo. Solo le organizzazioni in grado di disporre di adeguate risorse finanziarie hanno la possibilità di impiantare e sviluppare il traffico di migranti su scala transnazionale e ciò è dovuto, in primo luogo, al sistema di pagamento che intercorre tra migrante e trafficante e fra le diverse organizzazioni di trafficanti.

La complessità del viaggio, che normalmente implica l’attraversamento di diversi Stati e l’intrinseca sfiducia che caratterizza le relazioni tra gli attori coinvolti nelle transazioni, inducono tutti a delle forme di tutela preventive rispetto all’eventualità, non improbabile, che il viaggio, per un motivo o l’altro, possa essere interrotto.

Insomma, bisogna mettersi bene in testa che l’immigrazione regolare e clandestina è destinata ad espandersi nei prossimi anni, che anche la nostra società avrà sempre più connotazioni multietniche e multireligiose e che i fenomeni di integrazione potrebbero far nascere fenomeni di intolleranza razziale.

Infine, il rapporto tra immigrazione clandestina/criminalità deve essere affrontato anche eliminando la condizione criminogena della clandestinità attraverso idonee misure di emersione/integrazione.

In attesa che siano riviste le regole di Dublino che “sono preistoria, appartengono ad un mondo che non c’è più..” come ha finalmente ricordato, alcuni giorni fa, a Piazza Armerina, il presidente Mattarella in occasione di una conferenza stampa congiunta con il presidente tedesco Steinmeier.

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