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Caso Manca: tra ingiustizia e sconfitta

Lorenzo Baldo il . Criminalità, Diritti, Giustizia, Informazione, Mafie, Memoria, Sicilia

A un mese dalla morte di Gino Manca, Angelina lascia la sua casa per le aggressioni subite.

Domani sarà un mese dalla morte di Gino Manca.

In questi 30 giorni un avvoltoio ha continuato a gettare i suoi veleni. E ha costretto Angelina a lasciare la sua casa, prostrata da un senso di frustrazione e impotenza. Ingiustizia è fatta, abbiamo scritto il 7 settembre scorso dopo aver letto il post della madre di Attilio Manca pubblicato su facebook.

“Mio marito è morto da 18 giorni – scriveva quel giorno Angelina – ed io sto subendo violenze inaudite da un essere abietto. Veleni nell’aria di giorno e di notte, che mi fanno stare malissimo. Ad Attilio lo hanno ucciso con un’iniezione letale, a me mi stanno avvelenando lentamente. Io sto denunciando tutto, da domani sarò costretta a lasciare la mia casa. Mi sta buttando fuori anche dai miei ricordi. Mi ha tolto tutto, forse anche mio marito, morto per fibrosi polmonare”.

È un viaggio nella crudeltà dell’animo umano, quello che ci prepariamo a fare partendo dall’inizio di questa storia.

Prequel

Siamo a maggio del 2011, e sono gli stessi vigili urbani di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) – che  riscontrano un odore acre persistente nel giardino di casa Manca – a chiamare i pompieri. Questi ultimi possono unicamente rilevare la presenza di gas nocivi in casa dei genitori del giovane urologo, senza però poter dire con precisione di che tipo di sostanze si trattino in quanto l’attrezzatura di cui dispongono è in grado di accertarne solamente la tossicità.

Un dato è certo: per i malori accusati i coniugi Manca sono corsi più volte al pronto soccorso per problemi respiratori (sensazione di bruciore alla gola, ai bronchi, al naso, labbra gonfie, occhi arrossati e lo stomaco che si stringe in uno spasmo insopportabile). In quell’occasione Gino e Angelina sporgono denuncia contro ignoti. Un paio di mesi dopo un vicino dei Manca vede dal balcone due persone in moto con il volto coperto dal casco mentre gettano un fumogeno nel giardino dei genitori di Attilio. Anche per questo attacco non si riesce a individuare il responsabile.

Le denunce

Agosto 2016, la madre di Attilio Manca segnala nuove aggressioni attraverso la sua pagina facebook. “Le mie battaglie quotidiane stanno dando fastidio – scrive –, dopo i veleni sulle piante sono ricominciati quelli dalla finestra del bagno con un odore acre e irritante per la gola e per gli occhi”. “Avevano smesso anni fa quando ho chiamato i vigili del fuoco e ci avevano detto di lasciare la nostra casa – sottolinea Angelina nel suo post –, adesso si ricomincia. Perché?”.

Nella denuncia dei Manca del 24 agosto ai Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto si legge testualmente: “Avvertiamo in casa la presenza di sostanze che provocano infiammazione alle vie respiratorie e irritazione agli occhi, oltre uno stato confusionale e capogiri. Abbiamo notato anche che gli alberi del nostro giardino appassiscono in modo ingiustificato”.

Un mese dopo l’ennesima denuncia, con tanto di visita medica che attesta la presenza di metalli pesanti. “Non abbiamo altro da aggiungere, tranne che chiediamo l’intervento delle competenti autorità al fine di evitare ulteriori aggravamenti della nostra salute”. Sono queste le ultime parole della denuncia-querela (contro ignoti) depositata in quei giorni.

“Verso le ore 14:30 – verbalizza Angelina – ho sentito una sorta di forte irritazione alla gola e di seguito alle vie respiratorie ed un bruciore allo stomaco, nonché una sorta di calore al viso. Sono uscita fuori in giardino per verificare se le piante ivi esistenti avessero le stesse goccioline di qualche prodotto irrorato, cosa che ho accertato anche in questa occasione. Di seguito sono rientrata in casa, anche perchè i sintomi accusati continuavano ad aggravarsi ed ho chiamato mio marito che stava riposando”. Dal canto suo Gino dichiara di aver trovato tracce di sangue nelle sue feci e che “analogo problema di salute” si era manifestato fin dalla loro prima denuncia “e nei giorni successivi fino alla data odierna”. “Successivamente – sottolinea riferendosi all’episodio specifico di quel giorno – ho anche sentito una sorta di cappa, pesantezza nel respirare, anche dentro casa accusando bruciore alle vie respiratorie ed agli occhi”.

L’antefatto

Una cosa è certa. Nella denuncia del 24 agosto 2016, Gino e Angelina evidenziano un precedente scontro giudiziario che nel 2006 li aveva messi in contrapposizione ai coniugi Gaetano Manca e Maria Rita Calderone (lui, chimico, fratello di Gino, morto qualche anno dopo la denuncia del 2006), vicini di casa e genitori di Ugo Manca, cugino di Attilio, indagato e poi prosciolto dall’indagine per la cessione dell’eroina che ha ucciso il giovane urologo.

L’indagine su Gaetano Manca, per violenza privata e minacce, porta nel 2006 l’autorità giudiziaria a ordinare al chimico di allontanarsi per un mese dalla propria casa.

La ripresa dei veleni

A maggio 2017 gli avvelenamenti continuano: l’imponente magnolia al centro del giardino della casa dei Manca va in grave sofferenza. La presenza di strane macchioline bianche è evidente, così come su qualche altra pianta verde. Secondo alcuni esperti del settore sarebbero tracce di calce viva.

Arriviamo al 2022, mese di maggio: stavolta sono una pianta di aloe e una di magnolia a seccarsi emanando una puzza di acido. Che provoca ad Angelina e a Gino una forte irritazione alle vie respiratorie. Il giorno successivo due carabinieri fanno un sopralluogo nel giardino. Analogo episodio il 16 agosto: due vasi con le piante protette da un velo di plastica riportano una patina biancastra e l’aria diviene per l’ennesima volta irrespirabile. L’indomani, sempre nel giardino di casa, vengono versate sostanze acide.

La mattina del 20 agosto, appena alzati, Gino e Angelina percepiscono nuovamente una puzza di acido insopportabile. Che nuovamente provoca loro difficoltà alle vie respiratorie. All’alba del 22 agosto i due coniugi si svegliano con la stessa puzza di acido. Questa volta l’obiettivo è un cactus, che si secca, spurgando poi un liquido biancastro.

Il regalo di Pasqua

Ad aprile di quest’anno ecco che arriva il “regalo di Pasqua dell’assassino”, come scrive Angelina su Facebook: foglie secche, odore acre, pesticidi e sostanze velenose. Anche il piccolo chihuahua Argo sta male, perché viene a contatto con queste sostanze.

Angelina continua a presentare regolari denunce ai Carabinieri, ma il calvario non finisce. Nemmeno in seguito alla morte di Gino, sopraggiunta quattro mesi dopo il “regalo di Pasqua”.

L’ingiustizia e la sconfitta

Lo scorso 7 settembre Angelina è costretta ad arrendersi. Si prepara a lasciare la sua casa, là dove sono cresciuti i suoi amatissimi figli. Proprio lì, dove la sua storia d’amore con Gino ha sfidato i pregiudizi delle loro famiglie. Passa poco meno di una settimana e la madre di Attilio è obbligata ad andare a vivere in un’altra casa. Ingiustizia è fatta.

“Io oggi oltre che triste mi sento sconfitto – ha detto Fabio Repici, legale della famiglia Manca, nel suo intervento del 21 agosto durante il funerale di Gino –. Sconfitto perché il trattamento che i genitori di Attilio Manca hanno ricevuto da una parte della società, e prima di tutto dalle istituzioni dello Stato, è indegno di un paese civile”.

Come dargli torto?

Altrettanto indegno di un paese civile è quello che ha vissutoAngelina Manca in questi 30 giorni. E  in tutti questi anni di aggressioni avvenute in casa propria. Non solo per le azioni di un criminale. Che con una crudeltà, studiata nei minimi dettagli, continua a infierire sul dolore di una donna già segnata dalle morti del figlio e del marito.

Ma soprattutto per il silenzio di determinate istituzioni dello Stato. Che, fino a quando non prenderanno una posizione netta per porre fine a questo stillicidio – e parallelamente si attiveranno con un giusto processo per restituire giustizia ad Attilio Manca – saranno considerate indegne di un paese civile.

Info: attiliomanca.it

Fonte: Antimafia Duemila

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Ciao Gino

Gino Manca addio

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