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Immigrazione: il silenzioso lavoro quotidiano di tanti a Lampedusa

Piero Innocenti il . Diritti, Istituzioni, Migranti, Politica, Sicilia

Da settimane ormai, non passa giorno, che non si senta parlare di Lampedusa come di una “polveriera” che sta “scoppiando” alle prese con sbarchi di migliaia di migranti, in gran parte soccorsi in mare da natanti della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, in misura minore da navi delle ong o sbarcati autonomamente sull’isola.

Una buona parte dei migranti è giunta a Lampedusa dalle coste tunisine (un fallimento gli accordi presi nei mesi scorsi con la Tunisia per arginare i flussi) ed il picco registrato di sbarchi, in appena cinque giorni, di oltre diecimila migranti (al 16 settembre) ha fatto sorgere il sospetto (ridicolo a mio parere) di una strategia politica per mettere in difficoltà il nostro Paese.

Non sono mancate esternazioni di politici a dir poco sconcertanti, come quella secondo cui “il governo della Tunisia… ha dichiarato guerra all’Italia” (Matteo Salvini) e che, quindi, “dobbiamo difendere le nostre donne, i nostri uomini, le frontiere con ogni mezzo necessario che la democrazia mette a disposizione”, con la giunta del solito ritornello, vecchio di decenni, di strategie che devono puntare “ad un rapido rafforzamento della cooperazione operativa con i Paesi di origine che possa incidere efficacemente sul blocco delle partenze” (Antonio Tajani) o, ancora, “che bisogna convincere i Paesi di origine a bloccare le partenze (Matteo Piantedosi)”,  o costringere i paesi europei a fare la loro parte nel farsi carico dell’accoglienza di queste masse di profughi.

Tutti sapevano da molto tempo, perfettamente, che stando alla arcinote situazioni drammatiche dovute alle crisi politiche ed economiche di molti paesi africani, il flusso migratorio sarebbe aumentato, facendo aggiornare il triste bollettino dei morti e dei dispersi in mare.

E, per quanto ci riguarda, Lampedusa continuerà ad essere il primo approdo di gente disperata (molte donne, bambini e minori non accompagnati) che fugge da guerre, persecuzioni, povertà e disastri climatici. L’isola, dunque, continuerà in alcuni momenti a “scoppiare” perché l’hot spot (in condizioni pessime fino a pochi mesi fa con la gestione insoddisfacente di una cooperativa rapidamente sostituita con personale della CRI) ha una capacità ricettiva base massima di 700 persone e se ne arrivano 5mila in un solo giorno i problemi si moltiplicano parossisticamente. Eppure sono stati tutti affrontati, mi risulta, grazie alla buona volontà e alla generosità di tanti (straordinario il lavoro degli operatori della CRI che hanno allestito sollecitamente lettini a castello a tre piazze) dimostrate anche in questi ultimi giorni.

Bisognerebbe, tuttavia, avere i nervi ben saldi anche se si comprendono le dichiarazioni pubbliche di disperazione (“siamo allo stremo” il sindaco Filippo Mannino, “siamo al tragico, al drammatico, all’apocalittico” il parroco dell’isola don Carmelo Rizzo) e, per fortuna, ci sono molti che silenziosamente e con generoso impegno lavorano per rendere meno problematico il periodo di permanenza nel centro di Lampedusa (tra l’altro, per esempio, sono state predisposte 1.700 prese per consentire le ricariche dei telefonini dei migranti).

A volte tutto è esasperato da false o ingigantite narrazioni come quella secondo cui molti migranti non avrebbero bevuto un sorso di acqua per un giorno, per due giorni, e ci sarebbero addirittura state scene di spintoni e risse per accaparrarsi un pasto quando, per esempio, nella sola giornata del 14 settembre scorso, alle 6.776 persone giunte sull’isola, il personale della Croce Rossa ha distribuito 6.800 pasti per tre volte nella giornata e altrettante merendine oltre a 16.779 bottigliette di acqua da 50 cl.

Intenso il prezioso lavoro svolto dai poliziotti della Questura di Agrigento e di altri uffici, nelle varie procedure di identificazione, di foto segnalamento, di controllo delle centinaia di migranti, per evitare tensioni, di organizzazione delle partenze per le destinazioni individuate secondo gruppi omogenei (minori non accompagnati, donne sole, donne con bambini, gruppi familiari, uomini adulti e secondo nazionalità “compatibili”). Insomma un sistema di sicurezza ben organizzato.

Efficiente anche il servizio medico che, nella sola giornata del 14 settembre, ha assistito per piccole cure sanitarie ben 780 persone, mentre per 18 si è reso necessario il trasferimento in alcuni ospedali siciliani (in alcuni casi utilizzando l’elicottero).

L’hot spot non è un centro di detenzione e, quindi, nessuno è “in fuga” dalla struttura semplicemente perché, se un “ospite” lo ritiene può uscire anche se, per motivi di ordine pubblico e di sicurezza, i poliziotti cercano di scoraggiare tali iniziative.

È in fase di sistemazione definitiva la palazzina destinata a Commissariato di Pubblica Sicurezza che conterà complessivamente 45 poliziotti (una ventina già arrivati da alcuni giorni) oltre al dirigente, già assegnato e presente, che è un esperto funzionario di polizia.

Insomma, a Lampedusa sono molti quelli che lavorano silenziosamente per assicurare condizioni sufficientemente dignitose agli “ospiti” di passaggio, mentre si organizzano, a ritmi serrati, i trasferimenti verso altre città.

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Lampedusa e migranti. Allo scoccare del 2023, la clessidra sembra essere tornata indietro di oltre dieci anni

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