Il tempo è stato galantuomo con Andrea Purgatori. Però la Meloni su Amato e su Ustica…
Ora la gente adesso dice che Andrea Purgatori aveva ragione. Ora i giornali dicono che Andrea Purgatori aveva visto giusto. Che non se l’era bevuta, che aveva dedicato una vita intera a scoprire il “mistero dei misteri” della storia nera del dopoguerra italiano.
Quella strage di Ustica, il 27 giugno del 1980, quando un Dc 9 dell’Itavia, che viaggiava da Bologna a Palermo, esplose in volo all’altezza di Ustica, tirandosi giù i suoi 81 passeggeri.
Purgatori non aveva mai creduto, di fronte a evidenti riscontri di cronaca che i media facevano le umane e le divine cose per occultare, alla favola di regime – dei regimi coinvolti (che erano più di uno) – che l’aeromobile fosse esploso a causa della presenza di un ordigno.
Un po’ come Tommaso Besozzi, quando nel casolare Di Maria, a Castelvetrano, in Sicilia, correva l’anno 1950, di fronte al corpo crivellato di colpi del bandito Salvatore Giuliano, iniziò la sua corrispondenza per l’Europeo scrivendo: “Di sicuro c’è solo che è morto”. Cancellando così, con poche righe a mo’ di colpo di spugna, la versione dei carabinieri che avrebbero invece a lungo sostenuto di essere loro i titolari di quella esecuzione.
Ma torniamo a Ustica.
Parla oggi, con una lunga intervista a Repubblica, Giuliano Amato, ex presidente del consiglio, oggi privato cittadino fuori dai giochi. E vuota il sacco.
Tirando in ballo i francesi, che avrebbero lanciato il missile fatale, contro l’aereo passeggeri, nel tentativo (fallito) di eliminare il leader libico Gheddafi.
Tirando in ballo la Nato, informata e solidale, minuto per minuto, di quanto stava accadendo.
Tirando in ballo la catena di comando dei generali dell’aviazione militare italiana, che per decenni fecero muro negando l’evidenza.
Il tutto condito, infine, da una domanda retorica: “Perché Macron non chiede scusa all’Italia? E i francesi non rivelano una buona volta tutto quello che sanno?”.
Ma c’è dell’altro, molto altro nelle parole di Amato.
C’è, sotto forma di risposta all’intervistatrice di Repubblica, questo giudizio su Francesco Cossiga, già presidente della Repubblica, che volle coinvolgerlo nell’“affaire sporco” nel 2008, a quasi trent’anni dalla strage: “E’ difficile – dice Amato – trovare una risposta. Aveva disturbi bipolari, era un uomo di forti sofferenze e grandi ambizioni. Sono stato a lungo testimone e riequilibratore delle sue intemperanze: cercando di proteggerlo da se stesso ho anche visto le sue bizzarrie”.
Il che, detto oggi da Amato, il “dottor Sottile” della politica italiana per decenni, non è roba da poco. Soprattutto in tempi come questi, con la componente di Fratelli d’Italia portata a osannare Cossiga per aver messo in dubbio l’esistenza della “pista nera” per la strage di Bologna.
Cossiga, infatti, non dimentichiamolo, fu l’inventore della “pista palestinese” per la strage alla stazione di Bologna del 1980 (ah l’ironia feroce dei calendari!) che provocò un’indignata reazione dal carcere francese del terrorista venezuelano Carlos, detto “lo Sciacallo”.
Carlos, che dovrebbe essere ancora vivo e detenuto, per un decennio era stato la mente di tutti gli attentati mediorientali (stragi e dirottamenti aerei) finanziati in Europa dall’Unione Sovietica e dai paesi di oltre cortina. E fu proprio Carlos, di fronte alla chiamata in correità per la strage di Bologna, che diede a Cossiga più o meno del “cialtrone” rivendicando “orgogliosamente” di avere commesso decine di attentati in Europa, ma di non aver nulla a che vedere con la Stazione di Bologna. Ora è inutile cercare “Carlos-Cossiga” su Internet: curiosamente non si trova più nulla.
Ma direte: che c’entrano Bologna, Carlos e Cossiga?
Secondo noi, parecchio.
Qualche ora dopo l’intemerata di Amato a Repubblica su Ustica (intendiamoci: dette a quei livelli son tutte verità da prendere con le pinze), la premier Giorgia Meloni, se ne è uscita con questa dichiarazione, secondo noi bizzarra: “Quelle di Giuliano Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste sono frutto di personali deduzioni”.
Esatto. Personali deduzioni.
Proprio come le “personali deduzioni” sui colpevoli della strage di Bologna espresse recentemente da Meloni e compagnia quando, riferendosi alla condanna passata in giudicato per Fioravanti e la Mambro se la cava chiedendosi: “E se non fossero stati loro? Cossiga parlò di pista palestinese”.
Dovendo scegliere fra “personali deduzioni”, preferiamo prestar fede a quelle di Giuliano Amato su Ustica, piuttosto che alla pista palestinese del “bipolare” Cossiga, fatta propria dalla premier.
Quanto ad Andrea Purgatori, lo stesso tempo che gli fu tiranno ha cercato di scusarsi con lui, parzialmente comportandosi da “galantuomo”.
Andrea Purgatori, Tommaso Besozzi: bene che vada, in Italia, ci vogliono decenni prima che la verità venga a galla.
P.S. Sommesso suggerimento al ministro della giustizia Carlo Nordio. Perché non chiede una rogatoria internazionale ai francesi per verificare cosa ricorda oggi Carlos, “lo sciacallo”, di queste vicende di oltre quarant’anni fa?
Fonte: Antimafia Duemila
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