Mafie: Don Ciotti, ‘Il problema si è globalizzato, ma l’immaginario si è fermato a Capaci’
“Sono emigrato dal Veneto a Torino, la mia famiglia era molto povera”. Inizia così l’intervento di Don Ciotti all’incontro delle presidenze diocesane di Azione Cattolica a Castelgandolfo.
Eccone alcuni stralci. “Credo che mi abbia salvato la parrocchia e credo che mi abbia salvato nell’adolescenza essere in Ac. Credo che mi abbia insegnato molto nell’adolescenza, mi ha dato il desiderio di lasciarmi mangiare dai poveri”.
“È per questo che con il gruppo Abele noi siamo al servizio della gente -prosegue poi il fondatore di Libera- Qui sono nati molti Noi, tra cui Libera, associazione di associazione, e l’Ac che, fin dalla prima ora, ne ha fatto parte. Oggi sono 1600 le associazioni che ne fanno parte. Tante e diverse, perché c’è bisogno di mettere insieme tutte le nostre forze per diventare una forza. Il problema delle mafie si è globalizzato. Oggi le mafie sono più forti di prima, ma l’immaginario della gente si è fermato a Capaci”.
Grazie “al sacrificio delle persone molte cose sono cambiate, c’è meno sangue, c’è meno avvertimento di violenza, ma loro sono ancora più forti. Oggi nel nostro Paese a fare differenza è l’indifferenza: siamo passati dal crimine ‘organizzato’ al crimine ‘normalizzato’ perché nella testa degli italiani è diventato uno dei tanti problemi ed è inquietante perché le mafie si alimentano della droga che cattura fasce di giovani, nuove sostanze, poteri forti”.
‘Impegniamoci perché la politica si riappropri della speranza’
Le mafie – prosegue Don Luigi – sono oggi “forti in tante forme, dove annusano che possono investire, loro ci sono, ormai viaggiano sul piano dell’alta finanza. Nel nostro Paese siamo fermi a 31 anni fa; in Italia le troviamo fortissime al nord, mentre permangono le forme tradizionali; i grandi boss sono diventati manager e imprenditori, c’è commistione tra la massoneria, i poteri politici e la mafia. Allora capite che questa idolatria del denaro, molto forte nel nostro Paese, ci impoverisce tutti e chiede a ognuno uno scatto in più, perché non si uccide solo con le armi. Si uccide bloccando una serie di politiche e servizi, di opportunità per le persone”.
Deve esserci – aggiunge poi – uno scatto da parte di tutti, ognuno per la propria parte, che comincia dalla voglia di conoscenza, della consapevolezza delle corresponsabilità. Noi dobbiamo estirpare il male alla radice, non tagliare l’erba in superficie. La missione della Chiesa è essere coscienza critica e voce propositiva di valori più alti e vitali. Noi dobbiamo essere coscienza critica di questi valori e voce propositiva. Vi sono momenti in cui tacere è una colpa e parlare è un obbligo, un imperativo categorico al quale non possiamo sottrarci, perché la nostra libertà è figlia della giustizia che sapremo conquistare Dobbiamo sentirci con-sorti”.
“Impegniamoci perché la politica si riappropri della speranza – esorta quindi – perché è nata per dare dignità alle persone. Intendiamo la politica come servizio, perché vinca la forza della legge. Certe leggi che abbiamo calpestano le persone. Come è il caso dei migranti davanti agli occhi di tutti. Le Ong sono costrette a portarli lontani. Mentre qualcuno vuole fare ponti, in realtà si costruiscono muri, stanno respingendo. Dobbiamo dirlo, perché tocca anche a noi vigilare, alzare la voce”.
L’Autonomia differenziata ‘è un pericolo’
“E’ pericoloso quello che sta avvenendo sull’autonomia differenziata – afferma il presidente di Libera – Non si può affrontare lo scandalo della povertà promuovendo strategie differenziate, non può esserlo perché la libertà è un bene comune, perché le libertà devono essere uguali per tutti secondo la nostra Costituzione. Dobbiamo vigilare in modo che la politica non resti ‘ambizione e poltrone’: ci sono persone non degne di rappresentare la sacralità delle istituzioni. Dobbiamo rendere visibile il nostro amore per Dio nelle scelte quotidiane; l’amore richiede umiltà sacrifico, responsabilità impegno. Un mondo in cui l’amore sia inseparabile dalla volontà di giustizia”.
E in conclusione il discorso di Don Ciotti va al tema dei giovani: “Ci sono e hanno bisogno di esser ascoltati, riconosciuti. Bisogna dotarli degli strumenti necessari per realizzare le loro capacità, hanno necessità di politiche che li valorizzino, diano loro strumenti. Dalla scuola al lavoro, che sono priorità di una società aperta al futuro. La domanda forte è quella di essere ascoltati, il bisogno di autenticità, credibilità e giustizia. Hanno fame di relazioni autentiche, di luoghi di incontro e confronto. Hanno bisogno di un dialogo intergenerazionale, devono sentirsi presi sul serio: dobbiamo aiutarli a resistere, a non perdersi d’animo”.
*****
Trackback dal tuo sito.