Operazione ragnatela, da Gela rifiuti molto “speciali”
Lo scorso venerdì, al termine di una lunga indagine condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Ancona insieme alla Procura di Napoli, è stato possibile bloccare un presunto traffico di rifiuti pericolosi con diverse basi di partenza, fra queste anche Gela.
Almeno cento mila tonnellate di scarti, fanghi, melme, filtri, ceneri pesanti, in parte generate dal sito industriale Eni, sarebbero elementi portanti di un affare da diversi milioni di euro.
Al centro delle investigazioni, infatti, vi è la “Eco Service s.r.l.” di Corridonia, in provincia di Macerata, un’azienda specializzata nei processi di inertizzazione di rifiuti particolarmente pericolosi.
Tra i principali clienti della società marchigiana, attiva dal 1988, anche la “Raffineria di Gela s.p.a.”, inserita all’interno di un lungo elenco che annovera, fra le altre, Rai, Simens, Telecom, Trenitalia e il Ministero della Pubblica Istruzione.
La “Eco Service s.r.l.”, attraverso Pietro Palmieri e il figlio Giordano, gestori dell’impianto, avrebbe permesso la falsificazione di bolle e certificati allo scopo di occultare la mancata effettuazione del processo di trattamento dei materiali, diretto alla conversione di questi da pericolosi a speciali, e procedere direttamente al conferimento in diverse discariche senza le necessarie autorizzazioni.
Insomma, i rifiuti che giungevano all’interno dell’impianto di Corridonia, secondo gli investigatori, non avrebbero mai mutato condizione, assicurando all’azienda una riduzione dei costi da affrontare e, di conseguenza, un più ampio profitto.
A ricevere la maggior parte dei materiali pericolosi sarebbero state la discarica di Senesi di Morrovalle, sempre in provincia di Macerata, la Blue di Canosa in Puglia e la Wev di Dresda in Germania.
In totale, gli inquirenti hanno eseguito undici provvedimenti: nove arresti e due obblighi di dimora.
Le accuse sono di associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti, corruzione e truffa.
Tra i principali destinatari, Pietro Palmieri e il figlio Giordano, rispettivamente presidente e responsabile tecnico della “Eco Service s.r.l.”, Marcello Cioppettini, di stanza alla polizia giudiziaria, considerato una talpa capace di assicurare informazioni riservate, e Francesco Maio, già coinvolto in inchieste scaturite da reati di tipo ambientale, gestore della discarica Blue di Canosa di Puglia.
L’azienda della famiglia Palmieri, al centro dell’inchiesta, era stata in passato citata quale esempio di efficienza nel settore; la relazione finale della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XIII legislatura dichiarava l’impianto di Corridonia “un raro esempio, nella regione Marche, di sistema di stoccaggio e trattamento dei rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, ben gestito e funzionale”.
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