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Operazione “Crimine”: i clan nel comune di Lonate

Da Il Crotonese il . Calabria, Lombardia

Gli atti dell’indagine “bad boys” sulla presenza nella provincia di Varese di un locale di ’ndrangheta collegato direttamente al potente clan Farao Marincola di Cirò sono confluiti nell’operazione denominata “Crimine” che alcuni giorni addietro ha portato all’arresto di 300 affiliati tra la Calabria e il nord Italia, tra i quali figurano i nomi di alcune persone del cirotano che erano già finite in manette appunto nell’operazione “bad boys” dell’aprile 2009.  

A cominciare da Vincenzo Rispoli, 48enne di Cirò Marina, ufficialmente commerciante di frutta e verdura residente a San Giorgio di Legnano dal 1964, che avrebbe avuto il mandato dallo zio Giuseppe Farao di costituire la nuova cosca in Lombardia denominata “locale di Lonate Pozzolo”. Insieme a Rispoli sono stati arrestati di nuovo Nicodemo Filippelli, 39enne di Cirò Marina residente a Lonate Pozzolo e ritenuto uno dei principali esponenti del locale; Luigi Mancuso, 33enne di Cirò Marina residente a Busto Arsizio; Antonio Benevento, 36enne di Cirò Marina residente a Legnano, ed altri personaggi coinvolti nell’indagine ‘bad boys” come Emanuele De Castro, Fabio Zocchi e Vincenzo Alessio Novella. 

Una prova dello stretto legame tra il locale di Lonate e la casa madre cirotana è data dalla partecipazione dei boss storici Silvio Farao e Cataldo Marincola a un summit, documentato dai carabinieri, svoltosi il 3 maggio 2008 presso il crossodromo di Cardano al Campo. I due boss giunsero all’appuntamento in compagnia di Luigi Mancuso e di Antonio Benevento. Sempre il crossodromo di Cardano al Campo fu teatro di un altro importante incontro il 20 gennaio 2009. In quell’occasione, rivelano gli investigatori, il locale di Legnano si riunì per discutere sull’assetto della ‘Lombardia’, la supercosca che raccoglie le diverse sedi regionali, e sull’interpretazione corretta dei legami con la Calabria. 

Se già dalla prima inchiesta giudiziaria era emerso uno spaccato inquietante sulla presenza delle cosche cirotane nel varesotto, ora con l’operazione “Crimine” giunge un’importante conferma, soprattutto per quanto riguarda la loro capacità di penetrazione anche negli ambienti istituzionali.

“Se questi soggetti sono entrati in comune accreditandosi in qualche modo, qualcuno deve avergli aperto le porte”, spiega in un’intervista al giornale ‘Varese news’ Danilo Rivolta (assessore all’urbanistica del comune di Lonate Pozzolo) evidenziando come la forte presenza di cirotani nella passata giunta che ha governato Lonate Pozzolo potesse facilitare in qualche modo le entrature di personaggi come Emanuele De Castro o Nicodemo Filippelli. “Non venivano mai da soli, erano sempre presentati da qualcuno – racconta Rivolta – e proprio per questo alle scorse elezioni non abbiamo ricandidato alcuni cirotani che avevano partecipato al primo mandato”. 

Danilo Rivolta ripercorre le fasi che portarono all’esclusione dei cirotani dalla lista del centro-destra: “Gli stessi carabinieri mi dissero che questa vicinanza tra Forza Italia e i cirotani non poteva continuare e io feci pressione perchè alcuni elementi non venissero ricandidati”. Questo proposito fu attuato da Rivolta, segretario cittadino di Forza Italia, e a gennaio la sua auto fu incendiata: “Quando i carabinieri mi chiesero se avevo dei sospetti risposi loro che sapevano benissimo chi poteva essere stato ma quando mi chiesero di fare i nomi io non li feci, perchè non avevo ricevuto sufficienti rassicurazioni sulla mia sicurezza e quella della mia famiglia”.  

Dietro la mano incendiaria di Ernestino Rocca, sospettato di essere l’autore materiale dell’incendio dell’auto di Rivolta, arrestato anche lui nell’operazione “bad boys”, c’era Emanuele De Castro che il segretario di Forza Italia incontrò qualche giorno dopo per strada: “Mi disse che era molto dispiaciuto per quello che era successo alla mia macchina – ricorda Rivolta – lo guardai con disprezzo perchè era evidente che era stato lui. Gli dissi che di macchine ne producevano una al minuto e che con l’assicurazione ne avrei avuta una nuova e che la giustizia, prima o poi, avrebbe fatto il suo corso”.

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