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“Mantis Religiosa”, si fa luce sull’omicidio Reina

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

Dopo il blitz condotto dalla squadra mobile di Caltanissetta, coordinata da Giovanni Giudice, emergono ulteriori particolari connessi all’omicidio dello stiddaro Agostino Reina, ucciso a Gela il 30 giugno del 1992.
Con l’operazione “Mantis religiosa”, infatti, è stato possibile individuare l’importante ruolo svolto da Maria Rosa Di Dio, soprannominata “la maga”.
Secondo gli inquirenti, infatti, la donna sarebbe stata organica al gruppo degli Emmanuello, appartenenza confermata dalla contestazione del reato di associazione mafiosa: al punto da poter assicurare sicuri nascondigli ai latitanti Daniele, Davide e Alessandro Emmanuello.
L’arrestata, che continuava a vivere in città, aveva predisposto un casolare di sua proprietà, ubicato nelle campagne che circondano Gela, al fine di assicurare ogni tipo di appoggio a chi del gruppo mafioso ne avesse fatto richiesta.
L’omicidio Reina, secondo gli investigatori, si colloca all’interno di un contesto imperniato non solo attorno alla faida esplosa tra il gruppo della stidda, al quale apparteneva l’ucciso, e cosa nostra, ma, ancora, ad un giro di prostituzione tenuto da donne gelesi.
Al vertice dell’affare vi sarebbe stata proprio Maria Rosa Di Dio.
Dall’indagine emerge che la stessa moglie di Agostino Reina, Adelaide Ascia, venne coinvolta nella trama sessuale: cento mila lire per una prestazione.
Questo il patto stretto dal marito insieme ad un commerciante della città, che, a sua volta, operava in qualità di intermediario tra i clienti interessati e il gruppo che metteva a disposizione le donne.
La “maga”, però, non intendeva decedere dal controllo di questo particolare settore: fu anche questo, stando alla ricostruzione compiuta dalle forze dell’ordine, uno dei motivi che contribuirono alla morte di Agostino Reina, torturato, strangolato e alla fine arso vivo.
Gli esecutori materiali della sentenza di morte sarebbero stati Fortunato Ferracane, che con le sue dichiarazioni ha contribuito a disvelare il mistero della scomparsa dello stiddaro, Francesco Vella, Alessandro Emmanuello, Rocco Manfrè, Davide Emmanuello, Rocco Ferlanda e Carmelo Massimo Billizzi.
Alcuni di questi, al momento dei fatti, erano ancora minorenni e nonostante ciò sarebbero anche stati i carnefici dell’ex sindaco della vicina Riesi Vincenzo Napolitano, assassinato un mese prima della scomparsa di Agostino Reina.
Secondo Fortunato Ferracane e Crocifisso Smorta, collaboratori di giustizia che hanno partecipato alla ricollocazione di tutti i componenti del complesso puzzle, il “rispetto” ottenuto da Maria Rosa Di Dio si doveva soprattutto alla fama del fratello, un affiliato alla stidda morto durante il sanguinoso conflitto esploso a Gela.
Si attendono, adesso, gli interrogatori di garanzia dei tre arrestati: oltre alla “maga”, infatti, compariranno innanzi al gip del Tribunale di Caltanissetta Alessandra Giunta, Rocco Manfré e Davide Emmanuello.
Un filone separato, istruito dal Tribunale dei minorenni di Caltanissetta, invece, verrà avviato per coloro che nel 1992 non avevano ancora raggiunto la maggiore età; si tratta di Francesco Vella, Carmelo Massimo Billizzi e Salvatore Terlati.

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