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Ricostruire il senso di sentirsi comunità partendo da noi stessi

Pierluigi Ermini il . Costituzione, Cultura, Diritti, Istituzioni, Memoria, Politica, Società

Un bellissimo libro di Vito Mancuso “Etica per giorni difficili” offre lo spunto per una riflessione sulla fase storica e sociale che si trova a vivere in questo tempo la nostra società.

L’etica per Mancuso nasce “sulla base del sentimento di un valore più alto dell’io”, che ogni persona deve sentire come spinta all’azione e all’agire nella nostra società.

La ricerca della giustizia e tutto ciò che essa comporta è il valore superiore sul quale dovremmo giocare la nostra personale libertà, più importante della nostra personale vita, l’utopia che dovrebbe guidare i nostri comportamenti e le nostre scelte.

Quanto accaduto in questi giorni, come la scomparsa di persone importanti come Silvio Berlusconi e Flavia Franzoni, gli eventi accaduti in questi giorni, offrono spunti importanti di analisi, e di riflessione, in quanto rappresentazioni di modi diversi di vivere e di essere.

In fondo il libro di Vito Mancuso, dopo un’analisi su ciò che siamo oggi come persone e come comunità è un invito a costruire un nuovo modo di concepire la propria storia personale e quella comunitaria alla luce di quella che lui chiama “conversione”.

Silvio Berlusconi sarà giudicato dalla storia per ciò che ha fatto in campo politico.

Personalmente ritengo che abbia fallito il suo sogno liberale e ci lascia un paese più povero culturalmente ed economicamente, con meno diritti, dove si vanno sempre più perdendo le radici profonde che legano insieme un popolo. Certo non è solo colpa sua, ma di una intera classe politica di destra, di sinistra e di centro, formatasi dalle rovine create da Tangentopoli.

Credo però che la sua più forte influenza sia stata nella nostra vita personale, avendo favorito, attraverso la sua esistenza, la sua comunicazione, la sua azione, lo sviluppo di un individualismo che nel corso del tempo ha fatto prevalere su tutto i propri interessi personali. Diventati nel corso del tempo più importanti della ricerca del bene comune che ci aveva permesso di dare spazio, dal dopoguerra in poi, a una società più solidale.

Senza questi valori condivisi come i diritti e la dignità delle persone, la solidarietà, il contrasto alle disuguaglianze sociali, uno stato forte e presente nel welfare, nell’istruzione, nella sanità,  nel lavoro, il nostro popolo non avrebbe superato il terrorismo di destra e di sinistra, il periodo stragista.

Berlusconi ha personificato, agli occhi del singolo cittadino, l’idea (diventata poi un falso ideale) di dar vita a una società dove lo stato fosse meno presente per lasciare più spazio alla nostra vita personale, dove la proprietà privata assumesse quasi un valore di sacralità, dove l’obiettivo più importante fosse quello di raggiungere i propri desideri anche al costo di rendere meno forte la libertà degli altri.

In questa visione della vita il denaro ha rappresentato un punto di arrivo trasformato in forma di potere, il corpo una espressione di immortalità, la delega a pochi eletti il senso della politica mettendo nelle mani di pochi la gestione della società.

Sono stati gli anni in cui si è sviluppato il senso dell’io che domina il noi, oggi diventata la caratteristica principale che muove la nostra società.

In questo senso l’utopia che costruisce il nostro immaginario è il mio io che domina e che indirizza i miei valori e la mia libertà.

Flavia Franzoni moglie e compagna di un ex presidente del consiglio ed ex presidente della commissione europea si è invece mossa nella sua vita terrena partendo dagli ultimi, visti come l’elemento da cui gettare le basi per costruire una società a misura della persona umana.

In lei la forza trainante del rapporto tra le persone non si muoveva sul concetto della legge del più forte, ma su quella del diritto e la nostra personale libertà ha il limite nel diritto dell’altro a vivere la propria libertà.

Qui si trova un altro degli elementi principali della concezione dell’etica portata avanti da Vito Mancuso nel suo libro: la logica della relazione tra le persone, che può essere vera e fonte di sviluppo dell’umanità solo quando parte dalla considerazione che tutti gli uomini sono uguali e sono portatori di diritti e di doveri.

Una visione della società diametralmente opposta che ci porta a una diversa considerazione di fare anche politica.

È sempre dal particolare dalla nostra personale storia e visione della vita che poi si arriva a un’azione che diventa politica. Una visione etica che parte e inizia prima di tutto dentro di noi, che come dice Mancuso “Prima di essere qualcosa da fare è qualcosa che ci custodisce, è la nostra dimora”.

Così torniamo al libro del teologo e filosofo e al suo capitolo, per me determinante, dedicato alla politica.

O come lui chiama quel capitolo “Ricostruire” e in particolare ricostruire la società intesa come “insieme di soci che si sentono uniti in quanto legati da un ideale ( idea dotata di energia motivazionale) che risulti più forte dell’interesse personale”.

Per fare questo è necessario prima decostruzione il modello che in questi lunghi decenni ci ha dominato riscoprendo il valore del “noi” su quello dell’io.

È un compito della politica e di una nuova classe dirigente che oggi può nascere a destra e a sinistra che deve riscoprire il valore superiore del bene comune sui propri interessi personali e di partito con una visione sul futuro a lungo raggio che guardi ai temi dell’ambiente, dei diritti delle persone, della dignità di ciascuno, della ricerca della pace, della tutela delle minoranze, di una nuova visione del lavoro, del ruolo centrale della scuola, di un nuovo welfare e una nuova distribuzione delle risorse.

Ma anche di una ricerca personale sul nostro senso della vita, verso quella che Vito Mancuso chiama la visione dell’evoluzione che ci porti ad uscire dalla logica del nostro ego super che ci siamo costruiti o che abbiamo supinamente accettato.

Per arrivare “dentro di noi a intravedere l’isola che non c’è” quell’utopia che è il traguardo che non raggiungeremo, ma che ci spinge a metterci in moto verso un mondo più giusto, che comunque giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, possiamo già da oggi costruire.

Vito Mancuso conclude che questa utopia si può coltivare nella vita interiore attraverso la conoscenza, l’amore per il nostro pianeta, la pulizia continua dentro di noi come si fa con un cassetto da riordinare e ripulire, il respiro che è attenzione a ciò che accade intorno a noi.

Relazione, evoluzione, conversione, le parole chiavi per il futuro che ci attende se vogliamo costruire una società che metta il noi e non l’io al centro della nostra vita, riscoprendo l’etica come ricerca del bene comune.

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Etica per giorni difficili

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