Mazara e Trapani: massoneria, mafia e politica
Le ultime indagini lo hanno confermato.
Crocevia degli intrecci tra mafia, massoneria e politica, resta la città
di Mazara. Spaccato attuale. L’ultimo obiettivo scoperto era la Cassazione,
per ritardare o far sparire processi. Addirittura a Mazara volevano
«aprire» un tempio della «Serenissima Gran Loggia Unita d’Italia»,
secondo gli organizzatori avrebbe dovuto essere una camera di compensazione,
apposta ci sarebbe stata una riunione a Mazara presso il club Mediterraneo
2010. E’ la storia che si ripete, negli anni ’70 la massoneria si celava
dietro una società specializzata in import ed export, la “Stella
d’Oriente”, invece del pesce però commerciava in altro, si occupava
di grande riciclaggio, nomi grossi quelli in gioco, da Mariano Agate,
il padrino trapanese per eccellenza, l’uomo che avrebbe mosso le fila
di tanti omicidi, non ultimo quello di Mauro Rostagno, per quel messaggio
un giorno inviato dal Tribunale dove era sotto processo, “diteci
a chiddu ca varva e vistutu di bianco ca finissi di riri minchiati”,
“dite a quello con la barba e vestito di bianco che la finisca
di dire minchiate”, Mauro Rostagno da Rtc ogni giorno raccontava
di quel processo dove era imputato Agate, quello dell’omicidio del sindaco
di Castelvetrano Vito Lipari. Socio nella Stella d’Oriente con Agate
era un certo Mandalari, il commercialista di Totò Riina.
Un filo che porta in Cassazione
Veniamo agli intrecci di oggi. C’è
un processo in corso a Palermo, alla sbarra tra l’altro l’imprenditore
mazarese Michele Accomando, lo stesso che si prendeva cura dei latitanti
di mafia assieme all’ex capo dell’Utc del Comune di Mazara,
Pino Sucameli; un altro dibattimento è stato concluso e ha riguardato
un faccendiere umbro, Rodolfo Grancini, che ha reso dichiarazioni, è
stato condannato a 6 anni e 6 mesi per concorso in associazione mafiosa
e corruzione in atti giudiziari, un altro processo sta per cominciare,
c’è la richiesta di rinvio a giudizio per un cancelliere della Cassazione,
originario di Castelvetrano, Vincenzo Indelicato.
Massoneria a disposizione per veicolare
favori e sopratutto per risolvere i problemi ai «mammasantissima».
Nel processo «Hiram» i Carabinieri di Trapani del nucleo operativo
diretto dal capitano Antonello Parasiliti, hanno scoperto che sul versante
trapanese dei favori avrebbero dovuto beneficiare i fratelli, mafiosi,
Mariano e Giovan Battista Agate, ed il figlio di «don» Mariano, Epifanio,
e con lui un altro paio di «rampolli» del gotha mafioso mazarese,
come Dario Gancitano. Di mezzo anche la Chiesa, con un sacerdote gesuita,
padre Romanin, finito ora a fare la sua opera pastorale in Australia
e che scriveva lettere di implorazione ai giudici perchè avessero riguardato
per un paio di giovani accusati di mafia. Piena consapevolezza da parte
di chi movimentava tutte queste «pratiche», «che non si poteva sbagliare»,
perchè dietro ogni cosa c’era, e c’è, il latitante Matteo Messina
Denaro.
A Mazara si trovano gli aiuti giusti
Nuovi risvolti vengono fuori dalla richiesta
di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda di Palermo per il cancelliere
della seconda sezione della Cassazione, Vincenzo Indelicato. Il suo
nome è stato fatto proprio da Grancini che intercettato fu sentito
parlare del «mio amico Vincenzo», interrogato ha detto chi era quel
«Vincenzo». In Cassazione Grancini aveva anche un altro punto di riferimento,
il commesso Guido Perapaio. Indelicato risponde di corruzione
in atti giudiziari con l’aggravante di avere favorito la mafia. Nel
suo caso infatti i magistrati della Dda di Palermo avrebbero scoperto
un processo «aggiustato». Un procedimento che riguardava l’imprenditore
agrigentino Calogero Russello che sarebbe venuto proprio a Mazara «a
cercare aiuto» per evitare di finire in carcere, per farsi accogliere
un ricorso in Cassazione. E da Mazara gli «amici» avrebbero interessato
Grancini. I giudici della Cassazione respinsero il ricorso, ma Russello
in carcere non andò mai grazie ad una «manina» che non fece notificare
la decisione. Favore ricambiato a Indelicato, sostengono i pm, con 5
mila euro.
Chi
è Rodolfo Grancini, l’uomo che ha deciso di svelare gli
intrecci tra mafia, massoneria e politica? È un faccendiere vicino
ad ambienti massoni e presidente di uno dei Circoli del Buon Governo
di Marcello Dell’Utri, «aiutava i mafiosi a far rinviare i processi
in Cassazione per determinare scarcerazioni e la prescrizione dei reati».
Lo scrive il gup di Palermo Agostino Gristina nelle motivazioni della
sentenza con cui Grancini è stato condannato, a maggio scorso, a sei
anni e sei mesi per concorso in associazione mafiosa e corruzione in
atti giudiziari. L’imputato è stato invece assolto dall’accusa di rivelazione
di segreto d’ufficio. «Aveva creato – scrive Gristina – un canale riservato
che consentiva, in modo stabile, non solo di apprendere notizie in ordine
allo stato dei procedimenti, ma anche proficuamente di attivarsi per
procrastinarne la definizione e dunque gli effetti delle decisioni rese
dalla Cassazione, non poteva che determinare un indubbio e stabile vantaggio
per l’associazione mafiosa«.
Favori garantiti oltre che agli Agate
e a Russello, anche ad Alberto Sorrentino, figlio adottivo di Nicolò
condannato in appello per estorsione. A fine settembre il pm Guido presenterà
le sue conclusioni al Tribunale di Palermo nel processo dove tra gli
altri è imputato il mazarese Michele Accomando.
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