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Quando il cinema è antimafia

Di Daniela Spinella il . Interviste e persone

“Il cinema può essere uno strumento di lotta politica e civile contro la mafia”. Cinema e impegno è il connubio che ha in mente Elisabetta Antognoni di Cinemovel Foundation. Un cinema che va nei territori di mafia: da Corleone a Polistena. Un proiettore che accende speranze e fa riflettere. E non lo fa solo nel sud Italia: lo fa anche al nord. E lo fa in Africa, dove tutto nacque.

 Com’è nato l’incontro tra Cinemovel e Libera?

Siamo sempre stati sostenitori di Don Ciotti, dal Gruppo Abele a Libera, e consumatori dei prodotti di Libera Terra. Poi, però, nel 2005 abbiamo conosciuto Gianluca Faraone, presidente della cooperativa “Placido Rizzotto” e lì è nato tutto. Non avevamo mai pensato all’idea di realizzare un progetto di cinema itinerante in Italia, essendo africana l’anima di Cinemovel ma, proprio da quell’incontro – tutti i nostri progetti nascono dall’incontro e dal coinvolgimento della società civile e delle realtà locali dei vari paesi dove lavoriamo – sono nate le prime due edizioni (2006 e 2007) del progetto di Libero Cinema in Libera Terra, all’interno della manifestazione “48 ore per lo sviluppo e la legalità”. Due giorni di attività culturali e sociali per far conoscere alla gente le iniziative e i prodotti di Libera Terra.  Ma è nel 2008 che il cinema itinerante contro le mafie assume un’importanza maggiore, grazie al lavoro di Gianluca. Un lavoro di coordinamento con Libera nazionale e le cooperative di Libera Terra, che nel frattempo erano nate anche in Puglia e Calabria. L’anno scorso poi abbiamo inserito nel percorso di Libero Cinema anche la Campania e il basso Lazio, sempre con l’obiettivo di sostenere attraverso il cinema itinerante l’impegno civile e politico delle realtà che investono sul futuro di una terra libera dalle mafie e promuovere la pratica della legalità in risposta alla violenza mafiosa. Per questa V edizione, che prenderà il via il 13 luglio, la carovana si spinge anche al nord… 

A proposito di questo, cosa vi ha spinto anche al Nord Italia?

Ci siamo spinti al nord perché la mafia non è un problema esclusivamente del Sud Italia. Troppo spesso si licenzia frettolosamente, ancora oggi, il problema mafie come qualcosa che riguarda solo alcune regioni del Sud Italia. Sappiamo per certo che non è così, che oggi le mafie investono in tutto il mondo e che nel Nord Italia ci sono importanti cellule di famigerati clan. Queste riciclano denaro sporco, investono capitali nell’edilizia e nel commercio, sono al centro del narcotraffico, sfruttano attraverso lavoro nero. Tutto ciò è stato ribadito anche in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, celebrata a Milano il 21 marzo. Così con Don Ciotti abbiamo pensato di inaugurare Libero Cinema 2010 proprio da qui. E adesso stiamo pensando anche ad una carovana di Libero Cinema itinerante in Europa con Flare.

 Prima l’Africa, adesso l’Italia: quali differenze avete incontrato nella preparazione della carovana e del cinema itinerante?

Cinemovel nasce in Africa, il primo progetto è stato realizzato in Mozambico nel 2001, e tutt’ora prosegue con una troupe tutta Mozambicana, per portare il cinema dove non c’è più o non c’è mai stato e creare attorno al cinema, alla magia del cinema, una piazza di confronto per mettere in comunicazione campagna e città, culture con altre culture, paesi con altri paesi. Cinemovel è una piattaforma, uno strumento di comunicazione itinerante, che può essere utilizzato ovunque.  Lo spirito che ci anima è quello originario dell’invenzione del cinema: uno spettacolo popolare da fiera di paese. Noi siamo proprio così, un circo, un moderno gruppo di saltimbanchi con un camion attrezzato per proiettare all’aperto che continua a fare quello che il cinema fa fin da quando è nato: raccontare storie. Proprio attorno a queste storie, sia che ci troviamo in Africa sia che ci troviamo in Italia, si sviluppa il confronto, si insinua il dubbio, crescono le domande…  Certamente da un punto di vista logistico ci sono differenze, ma più che alle differenze guarderei alle cose che ci accomunano, che accorciano le distanze. L’avvento delle nuove tecnologie a basso costo sta cambiando molti paesi africani riducendo le distanze sul piano della comunicazione; durante il nostro primo sopralluogo in Mozambico nel 1999 le connessioni erano impensabili, oggi internet è quasi ovunque e questo ha creato nuovi spazi di democrazia e accesso all’informazione inediti per l’Africa. 

Per quanto riguarda l’Italia, che tipo di difficoltà avete incontrato sul territorio e dove in particolare?

Alcune difficoltà le abbiamo avute l’anno scorso nel basso Lazio. A Fiuggi siamo stati minacciati pesantemente. Durante la proiezione, è arrivata una Mercedes bianca da cui sono scesi quattro uomini che ci hanno insultato dicendo che “ci avrebbero spaccato la faccia sul cemento” se ci ostinavamo a continuare. Anche a Nettuno abbiamo avuto qualche problema, di natura completamente diversa, qui ci sono state “imbarazzanti incomprensioni” con l’amministrazione comunale. Per fortuna, alcuni giovani di Nettuno hanno ascoltato la diretta radiofonica che quotidianamente avevamo con Ecoradio e si sono adoperati per fare in modo che la proiezione prevista non saltasse.  Hanno portato le sedie da casa, ci hanno accompagnato per riavere i permessi; l’attacco elettrico ce l’ha fornito il parroco, Don Francesco. É stato un bell’esempio di società responsabile.  Va detto che dove c’è una presenza forte di Libera, e dei giovani delle cooperative di Libera Terra non abbiamo avuto questo tipo di problemi. E questo grazie al loro impegno e al loro lavoro. Infatti, esperienze come quelle delle cooperative di Libera Terra contribuiscono all’allargamento degli spazi democratici e, anche il cinema, può dare il suo contributo. 

Libero Cinema in Libera Terra 2010 inizia da S. Sebastiano da Po con “Comando e Controllo” e finisce a Castel Volturno con “Campania Burning”: qual è il nesso tra i film scelti e i paesi in cui vengono proiettati? 

Il cinema proiettato nelle terre confiscate alla mafia è uno dei linguaggi usati per promuovere la cultura della legalità. Il cinema che viaggia e allestisce luoghi di visione collettiva, occupando simbolicamente anche per un solo giorno paesi come Corleone, Cinisi, Polistena acquista un valore particolare. In questo modo, il luogo diventa lo spazio di dialogo e confronto per promuovere la presa di coscienza, il senso di responsabilità e il radicamento della cultura della legalità. Soprattutto quel cinema “invisibile” che, per vari motivi, non arriva più sugli schermi delle sale. Allora il cinema itinerante può arrivare oltre e superare le barriere, portando i film direttamente alle persone con gli autori che discutono col pubblico. Può arrivare là dove spesso manca anche la sala, facendo quello che né la televisione, né i telefonini possono fare, e cioè “aggregare la piazza” e rendere il pubblico partecipe di un evento e condividerlo con altri.  La caratteristica principale delle proiezioni di Libero Cinema è quella di rappresentare una novità per il luogo, per i contenuti e per il contesto in cui si proietta. Lo scopo è proiettare film nelle terre sottratte alle mafie, scegliendo luoghi simbolici per montare lo schermo e il proiettore e proporre, per ogni tappa, titoli di impatto, interesse e riflessione per il pubblico. Film che possono bene rappresentare questa esigenza di raccontare e contestualmente rappresentare la realtà.  I titoli vengono scelti tra i film più i
ncisivi, insieme alle cooperative di Libera Terra e alle realtà con cui collaboriamo. Tenendo conto delle produzioni dal basso, digitali e a basso budget, che non hanno spazi di visibilità e che trattino il tema della legalità, dei diritti, dell’informazione. Di questo parlano le storie che quest’anno portiamo nelle sette regioni attraversate dalla Carovana di Libero Cinema, in alcuni casi storie che raccontano i luoghi in cui proiettiamo. 

Ce ne ricordi alcuni?

Tra i titoli, tutti presentati dai registi e da ospiti del mondo della cultura e della lotta alla criminalità, abbiamo scelto Comando e Controllo di Alberto Puliafito. Documentario che racconta come si vive in uno stato di emergenza, a partire dall’esperienza dell’Aquila, dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Inoltre: “È tempo di cambiare” di Fernando Muraca, girato con un budget bassissimo, raccolto da commercianti e piccoli imprenditori calabresi che volevano promuovere una storia di impegno civile. E poi anche: Rough Cut di Firouzeh Khosrovani; Rachel di Simone Bitton; Rosso Salento di Lazzarini e Camassa e Campania Burning di Andrea D’Ambrosio.  Sarà ospite della carovana di cinema contro le mafie anche Angela Torre, che presenterà Angela, resoconto quasi neorealistico della vita privata dei mafiosi attraverso la storia della donna di uno spacciatore palermitano. Altro sguardo al femminile dall’Iran, Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è uno straordinario film d’animazione sulla vita della regista tra la Teheran in mano ai pasdaran, in guerra contro l’Iraq e Vienna dove fugge. Tra i più recenti titoli italiani a riscuotere grande apprezzamento della critica internazionale a Cannes, sono anche Le quattro volte di Michelangelo Frammartino e Draquila di Sabina Guzzanti.  “Fortapasc” di Marco Risi, infine, ripercorre la vita del giornalista de Il Mattino Giancarlo Siani ad opera della camorra, per ricordare come ancora oggi l’informazione sia sotto il tiro della grande criminalità. 

Dopo cinque edizioni, siete in grado di fare un bilancio sui risultati ottenuti dalla carovana e il suo cinema itinerante?

 Come in tutte queste iniziative, i risultati si vedono nel tempo. Quello che abbiamo visto in questi anni è un pubblico sempre più numeroso, un’attenzione crescente di blogger e dei media, un aumento di realtà organizzate e di singoli che ci chiedono una tappa di libero cinema. Tra le tante, quella di una coppia inglese che l’anno scorso si trovava in vacanza ad Erice e che ci ha scritto qualche giorno fa per sapere quando saremmo stati di nuovo in Sicilia.  Per il 2011 vorremmo fare un’edizione di Libero cinema in Libera Terra che duri almeno un mese, completo di workshop e incontri con i registi. In effetti il progetto alla partenza è sempre molto più ampio, ma poi dobbiamo attenerci alle risorse economiche che troviamo. Alla fine di ogni proiezione allestiamo un video box per permettere agli spettatori di lasciare le proprie impressioni su Libero Cinema in Libera Terra, e da loro riusciamo a sapere se stiamo facendo la cosa giusta. L’importante è che aumenti l’attenzione e che si parli sempre di più del lavoro di tanti giovani che operano sui beni confiscati per costruire un futuro libero dalle mafie.

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