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Migranti: l’emergenza che crea emergenza

Angela Caponnetto il . Diritti, Istituzioni, Migranti, Sicilia, SIcurezza

Bari, Livorno, Catania, Augusta, Ortona: quattro porti italiani in cui in pochi giorni sono approdati più di mille migranti. Tutti soccorsi sul versante ionico tra Malta e l’Italia.

La maggior parte a bordo di grossi pescherecci caricati fino a 600-700 vite umane partite dalle coste della Cirenaica. Con le imbarcazioni che, nonostante entrino in area di ricerca e soccorso maltese, finiscono quasi sempre per essere intercettate da nostre unità della Guardia Costiera e i migranti portati in Italia. Quando invece capita ai meno fortunati di finire per essere consegnati dai maltesi alla Marina libica che se li riporta indietro per chiuderli in centri di detenzione finché non saranno in grado di ritentare pagando altri trafficanti.

Dalla Cirenaica partono soprattutto profughi da Siria, Pakistan, Afghanistan, Palestina, Egitto, Corno d’Africa. Questa rotta é quella che si muove nell’area tra Bengasi e Tobruk, la parte della Libia il cui leader resta ancora il  generale Khalifa Haftar, sostenuto da Egitto e Russia, con il quale la premier Giorgia Meloni si era incontrata qualche settimana fa per trovare tra l’altro un accordo per porre un freno ai flussi da quell’area.

Dopo un paio di settimane i pescherecci hanno però ricominciato a prendere il largo e ad essere soccorsi dalla nostra guardia costiera, e con meno frequenza, anche da alcune navi umanitarie.

Il che prova che gli accordi e qualche regalo ai capi di governo dei paesi da cui partono i migranti non sono la soluzione al traffico illegale di vite umane.

Basti pensare che nei primi cinque mesi di quest’anno, nonostante i continui colloqui con i leader dei paesi nordafricani, sono arrivate quasi 50.000 persone migranti, di cui circa 15.000 dalla Cirenaica verso Sicilia e Calabria ionica, e circa 25.000 da Tripolitania e Tunisia premendo in particolare sulla vicina Lampedusa dove basta una finestra di bel tempo per tornare alle scene di sempre.

Anche se ora qui, con lo stato di emergenza nazionale sono state introdotte delle novità. A partire dall’ingresso dal primo giugno della Croce Rossa nella gestione dell’hotspot. 70 operatori e volontari, personale lampedusano della vecchia cooperativa riassunto, bus, ambulanze, bagni chimici nella zona aperta del centro. Sulla carta tutto dovrebbe funzionare a patto che si proceda con i trasferimenti veloci promessa agli isolani che in questo periodo preferiscono accogliere i turisti più che i migranti.

Così chi approda, viene rifocillato, rifornito di abiti puliti, fotosegnalato e subito trasferito con il traghetto di linea verso prima Porto Empedocle, poi verso centri di accoglienza in attesa di essere giudicato idoneo o meno a restare nel nostro paese: impresa sempre più difficile dopo l’entrata in vigore del decreto Cutro.

Secondo diverse associazioni ed enti del Terzo settore, la situazione dell’accoglienza in Italia è una miccia che brucia neanche troppo lentamente. Soprattutto per i minori stranieri soli per i quali è sempre più difficile trovare strutture adeguate. Secondo una indagine dell’Unicef, molti minorenni soli trasferiti da Lampedusa sono finiti in centri dove queste categorie non  potrebbero stare.

Alcuni, per esempio, sono stati rintracciati in centri per richiedenti asilo come quello crotonese di Isola Capo Rizzuto. Eppure proprio a Crotone ci dicono che ci sarebbe disponibilità in strutture per MSNA lasciate però fuori da un’accoglienza in emergenza che rischia di creare maggiore emergenza.

* Inviata Rainews 24

Fonte: Articolo 21

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