NEWS

Basta zone grigie e a ombre nelle celebrazioni. Ma Alfredo Morvillo e Maria Falcone superino le tensioni

Gian Carlo Caselli il . Cultura, Diritti, Istituzioni, Mafie, Memoria, Politica, Sicilia

Dopo il botta e risposta tra Alfredo Morvillo e Maria Falcone nelle pagine di Repubblica altri interventi autorevoli ampliano il dibattito sulle divisioni del movimento anti mafia.

Il 31° anniversario della strage di Capaci – in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro – ha registrato un forte contrasto fra Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, e Maria Falcone, sorella di Giovanni.

Il primo ha sostenuto l’inopportunità che alla commemorazione ci fossero «personaggi che non tralasciano occasione per propagandare la convivenza politico-sociale con ambienti notoriamente in odore di mafia». Si riferiva ad esponenti del destra-centro anche di rilievo istituzionale.

Al che Maria Falcone ha ribattuto difendendo con altrettanto vigore la sua scelta di intraprendere con tali personaggi un percorso di «unità nel lavoro, adesione ad un progetto che mette al centro i giovani e la comunità, occasione per creare spazi nuovi».

Per districarsi in una contrapposizione così frontale è utile citare un intervento dello storico Salvatore Lupo. Egli sostiene che dal martirio delle vittime della mafia nasce la sorpresa che, in un’Italia senza senso della patria e dello Stato, ci siano soggetti disposti a morire per il dovere, per questa patria e per questo Stato. Prende così forma l’idea (di per sé paradossale) delle vittime di mafia come rivoluzionari, in quanto operatori di legalità.

Viviamo in un Paese nel quale agli occhi dei cittadini lo Stato si manifesta anche con i volti impresentabili di personaggi che con il malaffare hanno scelto di convivere.

La vittime di violenza mafiosa, a fronte di ciò, sono state soprattutto straordinari costruttori di credibilità e rispettabilità. Vale a dire che operando come hanno operato in vita, e sacrificandosi fino alla morte, hanno restituito lo Stato alla gente che così riesce a dare un senso alle parole, altrimenti vuote, “lo Stato siamo noi”.

Ecco, io credo che questa eredità delle vittime di mafia debba essere salvaguardata e difesa anche riuscendo a non prevedere, nel ricordo ufficiale e pubblico della loro scomparsa, il coinvolgimento di personaggi che in qualche modo siano convissuti o convivano con situazioni o ambienti equivoci, con il risultato finale – magari inconsapevole – che la “rivoluzione” delle vittime si trasformi in normalizzazione e/o indifferenza.

Sia come sia, non può essere che due pilastri dell’autentica antimafia come la sorella di Giovanni Falcone e il fratello di Francesca Morvillo, non ritrovino un comune sentire su temi di fondamentale importanza per il futuro della democrazia, superando tensioni e divergenze che sconcertano tutti, in particolare i giovani, mentre non giovano (anzi!) agli obiettivi per cui l’una e l’altro hanno lottato nella vita.

Maria Falcone organizzando ormai da trent’anni, con intelligente e instancabile dedizione, iniziative per non dimenticare e rinnovare tutti insieme un valido impegno conto il malaffare.

Alfredo Morvillo operando nella stessa direzione fin dai tempi del suo servizio in magistratura, anche nei momenti più difficili. Ricordo ad esempio l’inizio della mia esperienza come Procuratore di Palermo (subito dopo le stragi del 1992) in un palazzo ancora pieno di corvi e veleni, dilaniato da polemiche feroci per quanto in quel palazzo avevano dovuto subire Falcone e Borsellino, nonostante (o a causa) del “successo” ottenuto col maxiprocesso.

Ebbene, Morvillo è uno dei colleghi che più mi sono stati di sostegno e aiuto per inquadrare certe posizioni e per ricreare un clima di compattezza e collaborazione, proponendosi concretamente come esempio della necessità e volontà di dimenticare il passato e di lavorare tutti insieme a un futuro che altrimenti ci avrebbe portato a sbattere.

Infine, tornando al tema dell’opportunità di scegliere con oculatezza i “compagni di cerimonia”, val la pena ricordare una riflessione di Giovanni Falcone usata da Giovanni Bianconi come esergo del suo ultimo libro (“Un pessimo affare”): «Non pretendo di avventurarmi in analisi politiche, ma non mi si vorrà far credere che alcuni gruppi politici non si siano alleati a Cosa nostra – per un’evidente convergenza di interessi – nel tentativo di condizionare la nostra democrazia, ancora immatura, eliminando personaggi scomodi per entrambi».

Fonte: La Repubblica, Palermo

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link