Usura in provincia di Livorno: “Parliamone e aiutiamo le vittime a denunciare”
Nella prima mattina di giovedì 25 maggio in molti Comuni della provincia di Livorno alle porte di numerosi appartamenti ha suonato il campanello. Era la Guardia di Finanza che notificava ai residenti che da quel giorno non avrebbero più dovuto pagare l’affitto al proprietario, ma allo Stato.
Comprensibile l’agitazione degli affittuari, i Finanzieri hanno spiegato che non riguardava loro, ma che si trattava del sequestro delle proprietà di Michelangelo Fedele, 78 anni, della moglie Giuseppina Zambardino e del figlio Alessio.
In mattinata un Comunicato della Guardia di Finanza di Firenze informava che “sono state sequestrate 66 unità immobiliari (tra abitazioni, terreni, fondi commerciali) ubicate tutte in provincia di Livorno tra Cecina, Bibbona, Castagneto Carducci, Piombino, Suvereto, Rosignano Marittimo e San Vincenzo, per un valore complessivo pari a 6.130.000 euro, oltre a disponibilità finanziarie in Liechtenstein del valore di 5.353.840 euro, per un importo complessivo superiore a 11 milioni di euro”.
Praticamente tutti i Comuni della provincia di Livorno, escluso il capoluogo e i Comuni dell’Isola d’Elba.
Chi è Michelangelo Fedele?
Come riportato anche dal Corriere Fiorentino, Fedele è originario di Rizziconi (RC), arriva in Toscana nel 1974 in seguito ad un provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria con cui veniva disposto l’obbligo di soggiorno a Castagneto Carducci. La Guardia di Finanza lo descrive così “la posizione dell’uomo è gravata sin dal 1967 da plurime denunce e condanne per vari reati, tra i quali più episodi di usura, falsificazione di monete, ricettazione, estorsione, lesioni personali, sequestro di persona e violenza privata, detenzione e porto abusivo d’armi…”.
Dopo le prime confische definitive del 2018 a carico di Fedele e familiari (immobili presi in carico dai Comuni di Castagneto Carducci, San Vincenzo, Campiglia M.ma e Cecina), i sequestri di questi giorni.
Un’indagine del GIP del Tribunale di Livorno, nell’ambito di un’operazione condotta nel marzo 2021 aveva disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie, di circa 5 milioni e mezzo di euro, in gran parte detenuti all’estero. Contestati i reati di riciclaggio transnazionale di proventi illeciti nonché il ricorso fraudolento alla procedura di rientro agevolato di capitali dall’estero, nota quale voluntary disclosure.
Documentata la pericolosità sociale, l’analisi economica ha consentito alla Guardia di Finanza di ricostruire il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità di Fedele, accumulato in decenni di attività, il cui valore risulterebbe sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.” Da qui la misura di prevenzione patrimoniale di sequestro, ai sensi del Codice Antimafia, applicabile nei confronti di soggetti che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose.
Su questa vicenda giudiziaria il Presidio di Libera “Rossella Casini” di Castagneto Carducci/San Vincenzo è intervenuta con il seguente comunicato.
“Dopo l’ennesimo sequestro, destinato a confisca, nei confronti di Michelangelo Fedele e famiglia viene da chiedersi: ma tutte queste ricchezze accumulate in anni nei nostri territori, a danno di chi, con quali “complicità” e “opacità”, con quali operazioni note ma ignorate?
Se le motivazioni delle azioni giudiziarie troveranno conferma, fino alla confisca definitiva come già accaduto negli anni scorsi, vorrà dire che questi 11 e passa milioni di euro derivano da un’economia “grigia”, illegale. Quante persone ne hanno sofferto, quante ci hanno guadagnato indirettamente, oltre ai soggetti oggetto di sequestro? Gli inquirenti affermano che si tratta di operazioni durate anni e anni, che avrebbero inquinato l’economia onesta.
Aggiungiamo che hanno inquinato, usurato le comunità, la coesione sociale, generato solitudine ed egoismo. Azioni criminali di questo tipo però hanno anche offerto un “servizio”: pensiamo ai tanti appartamenti dati in affitto a lavoratori extracomunitari o a italiani con scarse disponibilità. Contratto a due persone, abitanti non si sa quanti. Un “servizio” che aiuta tante aziende che hanno questi lavoratori in carico, spesso con contratti “facciata” soprattutto nei lavori stagionali. Persone che non trovavano casa altrimenti, si affitta solo ai turisti.
Un “servizio” quindi anche all’economia sana (non sempre), che trae origine però da un’economia generata da operazioni indimostrabili, quindi non certo regolari.
Ricordiamo le sentenze, definitive (5 anni) e di secondo grado (8 anni), di condanna per usura a carico di Fedele. Questa seconda condanna per appartamenti sottratti con usura, dove erano in affitto gli ex proprietari.
Ecco perché queste vicende interrogano tutti, e pongono domande serie sul rispetto dei diritti di persone e lavoratori, unico modo per non cadere nelle mani di usurai, strozzini, sfruttatori, mafie. Auspichiamo che tutti, forze politiche, associazioni di categoria e d’impresa, ordini professionali, istituzioni, comunità religiose, cittadini facciano conoscere il loro pensiero su questa realtà, che non racconta di violenze fisiche di tipo mafioso, ma racconta di una fragilità che ci rende pericolosamente permeabile a fenomeni criminali, in primo luogo di tipo economico.
Se tutti ne parliamo, prendiamo posizione, daremo un segnale anche alle vittime di queste azioni criminali, incoraggiandole ad uscire dall’isolamento, disperazione, e denunciare.
Importante e fondamentale l’azione di Guardia di Finanza e Magistratura, ma non bastano. Occorre una riflessione pubblica che coinvolga cittadini, associazioni, Istituzioni per chiedersi come tutto questo sia stato possibile e come riconoscere e far cessare queste azioni criminali. Libera proseguirà il suo impegno”.
Di queste vicende i soci del Presidio di Libera hanno parlato, sabato 27 maggio a Donoratico, incontrando i giovani di diverse Diocesi toscane, partecipanti al Progetto Policoro, davanti al capannone industriale confiscato a Fedele e in fase di ristrutturazione, ad opera di Comune e Regione Toscana, per destinarlo a scopi sociali.
Libera, Presidio “Rossella Casini” Castagneto Carducci/San Vincenzo (LI)
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