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C’è voglia di riscatto

Di Angela De Lorenzo (da Il Crotonese) il . Calabria

Era l’ura, finalmente!”. Con gli occhi sgranati e piena di stupore a 96 anni suonati una donna di Isola Capo Rizzuto, affacciata all’uscio della sua porta guardando passare il corteo di manifestanti giunti nel suo paese, sabato 10 luglio, in nome della legalità sembrava eccitata come chi vive il suo momento di gloria, ma contemporaneamente amareggiata perché è arrivato troppo tardi. Nonostante l’età, infatti, la donna sembrava più entusiasta di tanti giovani che sfilavano silenziosamente con gli striscioni tra le mani.

Il suo era l’entusiasmo di chi si sente riscattato, di chi ha un’espressione quasi cattiva a causa del ricordo ancora vivo delle troppe cose subìte durante una lunga vita e parla pieno di ansia e di rancore. “Sono nata nel 1914 – ha detto – non posso andare fuori a portare le bandiere perché sono vecchia, però io dovrei andare lì in mezzo, io che ho sempre vissuto qua e lo so davvero chi sono”.

Stava attenta a non fare nomi, a non dire mai mafia o mafiosi additando quei responsabili che sapeva di non poter nominare, ma era arrabbiata, e quanto! “Una vita  – ha detto – abbiamo subìto la prepotenza di chi non voleva lavorare e mangiava sulle spalle nostre… Una vita in silenzio, perché avevamo paura per i figli, per i nipoti. E loro si sono arricchiti, il paese è diventato uno schifo, tanto che i miei nipoti si vergognano di dire che sono di Isola Capo Rizzuto. Tutti se ne sono dovuti andare, tutti emigrati, figli e nipoti”.  

“Prima – ha ricordato – pretendevano cose diverse, una parte di quello che producevamo in campagna, mo vogliono direttamente i soldi, una volta bruciavano i campi, mo incendiano le macchine, ma gira e vota sempi chiru è, anzi è pure peggiorato. I giovani di mo – ha aggiunto – sono più sperti, noi eravamo cioti e piegavamo la testa. Fanno bene che manifestano, io sono contenta di questa festa di oggi, la dovevamo fare pure noi quando eravamo giovani. Che ce ne siamo fatti di tanti anni di lavoro e sacrifici se abbiamo piegato sempre la testa come i muli e mo siamo soli che i figli nostri se ne sono andati? Mi dispiace che sono vecchia e oramai… ma la generazione di oggi cambierà le cose. Come sono belli tutti questi ragazzi! No noi che eravamo tante cucuzze, io quando mi parlavano avevo pure paura ad alzare la testa. Mo i tempi sono cambiati e i giovani ne devono approfittare, mo devono battere il ferro che è caldo, se no arrivano all’età mia scontenti come me, che cose brutte ne ho viste tante”. 

I tempi sono migliori secondo questa nonna arzilla soprattutto perché “addirittura una femmina è diventata sindachessa. A questa – ha aggiunto – gli hanno fatto saltare la macchina perché tiene le ‘palle’, questa non vuole comandata, u nn’è na ciota, chista è na finnina sperta! È quello che non eravamo noi. L’hannu truvatu u lignu tostu finalmente…”.

Le persone che guardavano stupiti dalle loro porte e dalle finestre quello che accadeva fuori erano tante. Ma perché non venivano fuori? Perché non si intrufolavano nel corteo? “Perchè siamo vecchi – hanno risposto anche quando poi non lo erano così tanto – ma fanno bene, hanno ragione, siamo contenti che sono qua”. Altri dicevano “veniamo dopo” e intanto gli incerti commentavano tra loro “però averramu jiri, almenu aru comiziu”. Qualcuno più onestamente ha commentato: “oggi è una bella giornata, ma tutta questa gente dovrebbe essere qua non solo oggi, perché gli altri giorni siamo da soli, quando loro non ci sono noi dobbiamo affrontare i problemi, loro tornano a casa, ma noi abitiamo qui tutto l’anno… Questo sindaco è coraggioso, ci dà speranza, ma lo Stato si deve rendere conto che solo, nemmeno con tutti i suoi cittadini, può farcela, devono aiutare lei per aiutare tutto il paese”. 

Un’altra donna aspettava all’ingresso della sua abitazione: “non sono nel corteo – ha detto – perché sono ammalata, ho un problema proprio ad un piede e non posso camminare, ma sono contenta oggi, non vedevo l’ora che la manifestazione passasse da casa mia perché stanno chiedendo giustizia per tutti noi, per il futuro dei nostri figli. Vorrei che ogni giorno ad Isola ci fosse questo movimento, tutta questa gente… Allora sì che potremmo cambiare”.

E proprio quelle donne alle finestre e alle porte vedendo passare don Luigi Ciotti gli rivolgevano saluti, si avvicinavano per dargli la mano “grazie, grazie che siete venuto”. E il fondatore di ‘Libera’ si fermava a parlare con loro, porgeva la mano e salutava, proprio come uno del paese.

Sulla strada a guardare passivamente il corteo c’erano anche dei giovani, che guardavano con diffidenza. Uno di loro, deciso a restare a casa, ha detto arrabbiato “tutto questo non ci fa fare una bella figura, dobbiamo fare sempre parlare di noi”, lungi dal pensare che proprio quella era l’occasione per far parlar bene, per far vedere all’Italia quanta brava gente onesta c’è ad Isola Capo Rizzuto, desiderosa di un cambiamento in direzione della legalità. “Sono contenta – ha, invece, commentato una ragazza – mi auguro, però, che le persone in corteo siano tutte sincere. Sono veramente tutti dalla parte della legalità? Beh, perché allora mafiosi qui non ce ne sono… Oggi comunque voglio credere che siano tutti sinceri, è un giorno di festa e di speranza e non voglio rovinarmelo, quello che hanno fatto al sindaco è vergognoso e in ogni caso è giusto accettare il dissenso di tutti, anche se qui dovremmo dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

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