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Riprendiamoci il presente

Di Norma Ferrara il . Piemonte

“La meglio gioventù” , scrive, passeggia, parla, pensa a Cascina Arzilla, Volvera, 30 km da Torino. “meraviglioso l‘impegno, meravigliosa l’innocenza. Mi è sembrato per un attimo di tornare nella Rete, il sogno politico più bello che abbia coltivato in vita mia”. Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, ha descritto con queste parole i giovani presenti a Volvera dal 4 al 9 luglio per il primo raduno nazionale dei giovani della rete. 

150 ragazzi/e arrivati da tutta Italia, circa 15 ospiti/relatori, più di 50 ore di formazione, Cascina Arzilla, un bene confiscato ad un boss del narcotraffico e riutilizzato come location e infine 6 giorni di lavori di gruppo, formazione, testimonianze e costruzione di percorsi di cittadinanza attiva. Questi gli ingredienti principali del primo raduno nazionale dei giovani di Libera che si è tenuto in Piemonte dal 4 al 9 luglio. Tre giorni dedicati alla formazione, alla parola, alla testimonianza e poi altri tre volti a tradurre in azioni concrete e in organizzazione il percorso iniziato qui a Volvera. Questi giovani arrivano dalla rete di Libera, presidi o coordinamenti sui territori ma anche associazioni, scuole e portano ciascuno un pezzo di Italia vista e vissuta da giovani che hanno dai 15 ai 30 anni, che studiano, viaggiano, qualcuno lavora già. “Non abbiate paura – ha sottolineato l’animatore dell’Officina di Libera, Davide Mattiello, di prendere parte, di scrivere un pezzo della Storia”. 
E’ condensata anche in queste parole l’energia che in questi giorni i giovani di Libera hanno portato con sé e incamerato, in un osmosi di contenuti, immagini, entusiasmo. Hanno scritto una pagina importante della storia di questa rete nazionale impegnata contro criminalità organizzata e cultura mafiosa e un momento significativo della storia di questo Paese. Un’Italia spesso distratta, quella in cui vivono, che non ha occhi per vederli, penne per raccontarli, luoghi per accoglierli, e spesso trovano chiuse le porte delle stanze in cui si decide del loro futuro e del loro presente. Ma questo non li spaventa, non li fa arretrare di un millimetro. Sono arrivati spontaneamente da Polistena a Verbania, da Torino a Salerno, seguendo la strada di chi avanza, non senza delusioni o paure, ma con la consapevolezza, che non c’è un altro luogo, un altro momento, che non c’è un futuro migliore da attendere, ma solo un presente da costruire. 
Un raduno che è stato un laboratorio, un continuo confronto di idee, opinioni su tanti temi importanti che riguardano direttamente i diritti di tutti e le politiche sociali ed economiche del Paese. Dall’emergenza sulla libertà d’informazione, agli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, dalla necessità di costruire un’altra cultura alternativa a quella delle mafie, sino alle tante realtà positive nate sui territori sottratti alle mafie. Su tutto questo e molto altro questi giovani hanno le idee chiare ma anche tante domande. Non solo. In questi giorni hanno pensato e programmato le azioni concrete da mettere in campo nei prossimi mesi.
Si parte da subito con il primo appuntamento la minicarovana che attraverserà l’Italia per concludersi a Milazzo, luogo in cui nacque l’associazione dedicata a Rita Atria, e animata da Nadia Furnari. Uno strumento di mobilitazione utilizzato per la prima volta dall’Arci siciliana nel 1994 con due scopi precisi: contendere il territorio alla criminalità organizzata e fare rete con le altre realtà. Con questi obiettivi, si è metterà in moto la carovana che attraverserà l’Italia per portare un messaggio di speranza con il linguaggio dell’arte e dei nuovi media. Si parte da alcuni punti fermi: il passaggio a Roma in via Amelia fissato per il 25 luglio dove la testimone di giustizia Rita Atria si gettò dal balcone, una settimana dopo l’assassinio di Paolo Borsellino. Uccisa dalle mafie e dalla solitudine. A partire dalla sua storia, i ragazzi hanno scritto delle lettere a Rita e realizzeranno delle grandi vele che saranno lasciate dalla carovana in realtà a rischio come Isola di Capo Rizzuto, dove negli scorsi giorni si è alzato il livello delle intimidazioni mafiose. “Abbiamo messo i piedi un po’ più in là, e abbiamo trovato terra buona – ha sottolineato Davide Mattiello nella giornata conclusiva del raduno. 
Adesso si continua a lavorare partendo da qui, con la responsabilità che questo impegno a Volvera ci consegna sui nostri territori, nelle nostre realtà, all’interno di questa rete nella rete che ancora di più lavorerà con i giovani per riprendersi il presente e la possibilità di cambiarlo programmando un futuro diverso, alternativo alla cultura mafiosa.

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