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Catazaro: la criminalità dilaga ma non arrivano i fondi del Pon Sicurezza

Di Vincenzo Capellupo il . Calabria

Continua a preoccupare l’escalation criminale che affligge il capoluogo della regione Calabria ed in particolare la sua periferia sud, controllata interamente da famiglie di rom stanziali, organici alla locale cosca di ‘ndrangheta. Un rapporto di reciproco interesse e sistematicità evidenziato tra l’altro dall’ultima Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità mafiosa che per Catanzaro parla testualmente di: “contiguità alla mafia locale di gruppi di nomadi, i cui componenti possono ritenersi sodali della cosca dei “gaglianesi” (quella attiva nel capoluogo di regione) e la cui presenza sul territorio assicura alle cosche anche un consistente supporto militare”.

Dagli omicidi al racket ai traffici di armi e droga, dall’occupazione di alloggi popolari al degrado della cosa pubblica; intere porzioni della città di Catanzaro sono sottratte alla democrazia ed alla legalità. Addirittura gli operatori del diritto e le forze dell’ordine, in sotto organico e privi dei mezzi adeguati, sono spesso vittime di aggressioni collettive. La cultura dell’antistato anima interi quartieri e forma nuove generazioni. 

Una realtà  drammatica cresciuta nella miopia generale, nell’accordo con il  mondo politico e nella compravendita elettorale, come ricordato da Mario Tassone già componente della Commissione parlamentare antimafia. Una realtà oggi  incontrollabile. 

Senza andare troppo indietro nel tempo, negli ultimi mesi tre sono stati gli omicidi. Tutti feroci, nati in un contesto ed in una cultura inequivocabilmente mafiosi; nati dalle logiche di falso e presunto onore e da una barbarie inaudita che ha troppo spesso come vittime e carnefici i più giovani. Come l’omicidio dell’idraulico 25enne non pregiudicato Nicola Duro, freddato solo per lavare con il sangue un presunto sgarbo sentimentale commesso da un parente della vittima ai danni della sorella di uno dei capi dei rom. Ferocia inaudita che porta un giovanissimo di soli 19anni ad esplodere cinque colpi di arma da fuoco all’uscita da una ricevitoria in un cortile pieno di attoniti passanti. 

Giovani che muoiono, giovani che si ammazzano, giovani che progettano lucidamente di ammazzarsi e lo fanno per futili motivi. Giovani che disprezzano così tanto la vita umana da non pentirsi e da dichiarare candidamente di aver dormito senza problemi  la notte dopo il delitto.

Giovani che come accade nella faida dei boschi dello ionio catanzarese, alle porte del capoluogo, si sparano per vendicare i propri padri, i quali a loro volta avevano sparato anni prima da figli. Un odio che forma e ciba. Il tutto non lo si dimentichi mai  sempre e solo per potere e soldi. 

Ebbene in questo quadro allarmante e drammatico che vive la città di Catanzaro per i cittadini al danno, sicuramente grave e prolungato, si unisce anche la beffa, umiliante, perché la politica spesso non è  così diversa dalla mafia. Stinge accordi, la cavalca, la utilizza, fa della legalità e della sicurezza elementi di campagna elettorale e pedine di ricatto.

Così  nel corso di un incontro promosso, dopo l’ultimo omicidio, dal sindacato di polizia Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia) è la coraggiosa parlamentare antimafia Angela Napoli ad alzare nuovamente il tiro; ricordando come il Ministro degli interni, Roberto Maroni, abbia dirottato in altre sedi ed anche al nord Italia i fondi del PON Sicurezza destinati al capoluogo di regione e ad altri centri calabresi come il comune di Taurianova, per altro commissariato per infiltrazioni mafiose.  

«Il soldi per il PON Sicurezza di Catanzaro» – ha dichiarato la Napoli- «e precisamente 900mila euro per il progetto già approvato (integrazione della comunità rom e messa in sicurezza delle aree a rischio), rispetto a cui la città attende notizia da oltre un anno non ci sono più.  Sono rimasta sola nel momento in cui quei fondi che il sottosegretario Alfredo Mantovano aveva promesso, un mese prima dell’ultima tornata elettorale, sono stati ripartiti tra le varie provincie calabresi (da intendere non come enti locali) secondo un criterio del quale chiederò spiegazioni. I soldi sono stati distribuiti in maniera urgente e tale da mettere gli stessi comuni in disagio per non sapere come utilizzare questi finanziamenti. Hanno lasciato fuori dalla distribuzione oltre a Catanzaro anche Taurianova dove c’è una commissione straordinaria e il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Taurianova aveva presentato tre progetti di cui nessuno è stato preso in considerazione». 

Sulla questione Catanzaro l’on. Napoli ha presentato una interrogazione a risposta scritta la numero 4-07720  ai ministri dell’intero e della giustizia.

«Ho ricevuto una risposta» – ha proseguito la Napoli – «dal ministro Maroni di cui c’è da vergognarsi. Chiederò presto un incontro personale al ministro e non mi sottrarrò dal chiedere che fine abbiano fatto i fondi dell’ambito generale. Il ministro dovrà rispondermi».  

Una risposta che attende tutta la cittadinanza.

Tutto ciò  nell’ormai consueto silenzio della deputazione calabrese intenta a conservare il proprio potere di vassallaggio su un territorio che morto economicamente rischia anche la definitiva morte morale e sociale.

Silenzio, lo stesso insopportabile di quello registrato in occasione del voto alla Camera del Disegno di Legge Lazzati sul voto di scambio e sui rapporti politici mafiosi. In quel caso senza un perché, non votò il 36% della deputazione calabrese.

Assordante silenzio.

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