Gioco d’azzardo, Cirio risponda sulla richiesta di una nuova legge
In 4 mesi 21 deliberazioni di comuni e 12.000 firme raccolte a sostegno di una proposta di legge regionale: reazione necessaria all’orientamento dei partiti che governano il Piemonte.
«Giochiamo la nostra partita» – una sigla, come dire, omeopatica – è il titolo scelto da oltre 40 realtà del terzo settore (Libera, Gruppo Abele, Cgil, Sermig e molte altre impegnate su fronti diversi come povertà, dipendenze, sovraindebitamento, lotta alle mafie, tutela consumatori, mondo del lavoro).
Il titolo serve per proporre alla Regione Piemonte una nuova legge sul gioco d’azzardo che meglio tuteli i soggetti deboli e contrasti la dipendenza da gioco. In 4 mesi decine di banchetti organizzati in tutta la regione, 21 deliberazioni di comuni e 12.000 firme raccolte a sostegno di una proposta di legge regionale ad iniziativa popolare: una reazione necessaria – secondo i proponenti – all’orientamento dei partiti che governano la nostra Regione, i quali, nonostante gli ottimi risultati della legge 9/2016 (approvata all’unanimità nella scorsa legislatura), nel luglio 2021 hanno deciso di abrogarla.
Come certificano i numeri della ricerca condotta dall’Asl, presentata la scorsa settimana, che evidenziano con chiarezza l’aumento di slot machine in Piemonte (da settembre 2021 mille macchinette in più) e delle cifre giocate, superiori alla media italiana. A questo punto, lo strano percorso della iniziativa popolare (strumento democratico per eccellenza) non può che stupire e sconcertare.
Ecco la cronistoria dei fatti. Le firme (12.000, contro le 8.000 richieste per legge) sono state consegnate in Consiglio Regionale nel settembre 2022. Dopo i necessari e doverosi controlli formali, sarebbe dovuta iniziare la discussione della proposta di legge – prima nelle commissioni e poi in aula – per giungere alla votazione in Consiglio. Senonché, dal novembre 2022, dopo la comunicazione di accettazione delle firme e della proposta da parte degli uffici competenti, nulla è accaduto e i tempi per la calendarizzazione in aula sono scaduti. E nonostante le varie richieste ufficiali del comitato promotore, nulla è dato sapere: né dove sia finita la richiesta dei 12.000 cittadini piemontesi, né cosa intenda fare il Consiglio Regionale.
Nessuno risponde dai palazzi della Regione, nonostante questa comunicazione non sia un favore, ma un atto dovuto secondo le regole stabilite. In ogni caso, la mancata discussione nelle sedi competenti della proposta di una legge d’iniziativa popolare finisce per falsare – obiettivamente – l’esito naturale di una «partita» democratica. Per sbloccare questo stallo, oggi le 40 realtà del comitato, i sindaci dei Comuni che hanno approvato deliberazioni a sostegno della proposta, elettrici ed elettori piemontesi che l’hanno firmata si ritrovano di fronte al Consiglio Regionale del Piemonte per rivendicare un diritto sacrosanto. Un’azione di denuncia, portata avanti insieme a «Torino città per le Donne» ( per la mancata risposta sulla proposta di doppia preferenza nelle elezioni regionali).
P.S. Questo intervento è frutto delle informazioni che mi hanno fornito Maria José Fava e Davide Pecorelli di Libera Piemonte. Di mio aggiungo che Torino, grazie al prezioso lavoro del presidente Cirio e del sindaco Lo Russo, ha buone chance di essere indicata come sede della istituenda Agenzia europea anti-riciclaggio. Ora, posto che il riciclaggio serve anche a nascondere i guadagni di attività criminali come il gioco d’azzardo illegale, si evitino per favore atteggiamenti che potrebbero dare l’impressione (controproducente) di una qualche insensibilità verso i problemi del gioco d’azzardo in generale.
* Corriere della Sera, Torino 09/05/2023
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