Anche Milano contro il bavaglio
Una Piazza Cordusio che non è stata in
grado di contenere le migliaia di manifestanti. Ben prima delle
18.30, ora d’inizio della manifestazione contro il DDL Alfano, in
tanti si sono dati appuntamenti sotto un caldo torrido. Bandiere di
associazioni e movimenti, cittadini e sindacati, giornalisti e uomini
e donne del panorama culturale milanese, giovani studenti e
pensionati: tutti insieme per ribadire la loro contrarietà alla
limitazione delle intercettazioni telefoniche e la conseguente
riduzione degli spazi di informazione, con le penalità previste per
i trasgressori.
Vasto e ricco il panel delle realtà
che hanno promosso l’appuntamento milanese: 11 Metri Officina
Politica, Agende Rosse, Arci Milano, Associazione Saveria Antiochia
Omicron, Le Girandole, Libera Milano, Libera Informazione, Libertà e
Giustizia, Meetup 1 Grilli Milano, Movimento Sogno 03, Nobavaglio.it,
Popolo Viola Milano, Qui Milano Libera, Societa’ Pannunzio, Sos
Racket e Usura, Sottolapanca. “Non è un bavaglio – ha dichiarato
lo scrittore Vincenzo Consolo – bensì qualcosa di molto peggiore,
è uno di quei boccagli di ferro che venivano usati durante
l’Inquisizione dal Sant’Uffizio per mettere a tacere quanti
venivano accusati di eresia”.
Entra nel merito l’intervento
dell’avvocato Carlo Smuraglia, presidente dell’ANPI: “è una
legge infima. Ci sarebbero stati mille altri modi per proteggere la
privacy”. Applausi a scena aperta per i
giornalisti Peter Gomez, Daniele Biacchessi e Gianni Barbacetto,
mentre gli interventi dei relatori dal palco mobile sono intervallati
da musica e letture. In piazza anche i sindacati: “la
legge bavaglio – spiega una nota diffusa dalla Camera del Lavoro –
non è un affare per addetti ai lavori, ma una questione vitale per
la democrazia. Ci sentiamo soffocare di fronte al disegno di legge
sulle intercettazioni appena approvato dal Senato”.
La manifestazione di Piazza Cordusio ha
registrato numerose adesioni, tanto che ad un certo punto l’ATM,
l’azienda dei trasporti locale, ha dovuto spostare il percorso di
alcune linee di tranvie perché è stata occupata anche la sede dei
binari. Qualche attimo di tensione tra i passeggeri e i manifestanti,
ma poi è prevalso il buon senso. Nel corso del pomeriggio le
associazioni avevano promosso alcuni banchetti informativi in punti
strategici della città per informare e invitare al presidio del
tardo pomeriggio.
Nella giornata di ieri, Milano ha
ospitato altre due significative manifestazioni pensate per
protestare contro il DDL Alfano. La prima è stata un presidio promosso
nella centrale Piazza Cadorna da diverse sigle sindacali della
Polizia di Stato, Silp-Cgil, Siulp, Sap, Siap, Ugl, Coisp e Anfp
hanno voluto protestare contro la legge sulle intercettazioni e
contro i tagli nel comparto sicurezza. Secondo i sindacati di
polizia, “la legge sulle intercettazioni, una legge bavaglio, è
stata fatta ad hoc e impedisce di fare le indagini. Questa legge
blocca le indagini a vantaggio di chi delinque”.
Nella prestigiosa cornice del Circolo
della Stampa, invece si è tenuto un confronto promosso dalla
Associazione Lombarda dei Giornalisti (ALG), all’interno della
mobilitazione nazionale promossa dalla FNSI, che ha visto una
quindicina di direttori di varie testate – da La Gazzetta dello
Sport ad Avvenire, da Il Sole 24 Ore al Giorno, solo per citarne
alcune di quelle rappresentate – che hanno approfondito i risvolti
legati al ruolo dei quotidiani, così come verrebbe ad essere nel
caso il DDL Alfano venga approvato. Il presidente dell’ALG,
Giovanni Negri ha espresso l’auspicio che “le autorevoli voci che
qui si stanno alzando facciano riflettere il Presidente del Consiglio
e abbandoni l’astio verso la stampa affrontandone invece i gravi
problemi che l’affliggono”.
Secondo Gianni Riotta (Il Sole 24 Ore),
“è indubbio che si tratti di una legge grave e dannosa anche se
non è il ritorno al fascismo come qualcuno dice”; per Vittorio
Feltri (Il Giornale), invece, “è una legge da buttare via, ma lo
sciopero è una scemenza. Che senso ha protestare per la libertà di
stampa non andando in stampa?”.
Andrea Monti de La Gazzetta dello Sport
ricorda che “con questa legge non sarebbe mai emersa Calciopoli”,
mentre il vicedirettore del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi
richiama la necessità di “trovare il giusto punto di equilibrio
tra diritto alla privacy e libertà d’informazione”.
Insomma, pur con i doverosi distinguo,
sono tutti concordi nell’affermare che il merito del disegno di
legge sulle intercettazioni è in grado di provocare più guai che
trovare soluzioni.Vedremo ora se Parlamento e Governo ne
terranno conto.
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