NEWS

L’antifascismo è nel Dna della nostra Costituzione

Gian Carlo Caselli il . Costituzione, Cultura, Diritti, Istituzioni, Politica, Società

Celebrare il 25 aprile non in Italia ma a Praga è un po’ come proporre (absit iniuria…) di festeggiare lo scudetto del Napoli all’estero. Eppure il presidente del Senato non ha esitato a farlo, per di più convinto di riuscire a mettere d’accordo tutti.

Ognuno – come usa dire – tira acqua al suo mulino, per cui si capisce come i nostalgici del regime (specie quelli che hanno giurato sulla Costituzione assumendo cariche pubbliche importanti) si arrampichino sui vetri per proporre una tesi assurda e indifendibile: vale a dire che l’antifascismo nella nostra Carta non è neppure menzionato.

Forte è la tentazione di lasciar perdere, perché tesi così inconciliabili con la logica e il buon senso dovrebbero “capozziare” da sole, vale a dire andar giù di punta, come il “cumerdiuni” (aquilone) di cui narra Andrea Camilleri in un suo librino. Ma il silenzio sarebbe complice.

Ora, è una banale ovvietà ricordare che la Costituzione (art. 49) stabilisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”; ma che a derogare eccezionalmente a questo principio è la stessa Carta (art. XII disposizioni transitorie e finali) là dove vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Ne risulta con certezza che la Costituzione considera il fascismo come un irriducibile nemico della democrazia, cui va dedicata una speciale attenzione. Di tal che è del tutto evidente che proprio l’antifascismo costituisce il Dna della Costituzione e ne permea ogni fibra.

Come nasce la Costituzione?

C’era una volta un signore che amava indossare, e far indossare agli altri, una divisa confezionata in orbace nero. Questo signore, Benito Mussolini detto il Duce, di tanto in tanto si affacciava a un balcone, o si esibiva nella trebbiatura del grano, e ogni volta gonfiava i muscoli, induriva le mascelle…

Voleva comandare tutto da solo, e di fatto fu così per una ventina d’anni (1922-1943), durante i quali ha combinato molti guai e alla fine ha portato il nostro paese alla rovina e alla tragedia della seconda guerra mondiale.

Dal disastro della dittatura gli italiani si sono affrancati con la lotta partigiana antifascista. E con la consapevolezza che bisognava evitare che in futuro potesse ancora esserci un uomo solo al comando. Questo obiettivo è stato realizzato con la Costituzione repubblicana del 1948.

La Costituzione fu elaborata da 556 eletti dal popolo riuniti in una Assemblea Costituente. Uomini e donne che partivano da orientamenti politico-culturali distanti: socialisti, comunisti, democristiani, liberali, azionisti, repubblicani, monarchici, cattolici, laici, credenti e non. C’era davvero di tutto! Lavorarono sodo per un anno e mezzo, insieme; e alla fine, insieme, raggiunsero un accordo di altissimo livello.

Non per caso, sottolinea Piero Calamandrei, in calce alla Costituzione ci sono tre firme con un enorme valore simbolico: De Nicola, Terracini e De Gasperi. Tre nomi, tre idee che rappresentano le correnti più importanti del nostro paese (liberale, social-comunista, democratico cristiana). Vuol dire che la Costituzione non è l’imposizione di un singolo o di pochi sugli altri.

Si forma col consenso dell’intero popolo italiano. Un consenso che ha come valore fondante proprio l’antifascismo.

Del resto basta sfogliarla, la Costituzione, per trovare quasi ad ogni pagina una declinazione dell’antifascismo.

Il fulcro, la novità assoluta della Costituzione infatti è una specie di scommessa: tenere insieme libertà e uguaglianza mediante un sistema di regole fondamentali condivise da ciascuno, grazie a un progetto di stato vissuto non come espressione di rapporti di forza o di interessi particolari, ma come garante dei diritti di tutti.

Nella Costituzione ci sono le libertà “di” (pensiero, parola, riunione, manifestazione), che appartengono alla tradizione liberale e che il fascismo ha calpestato. Ma ci sono anche le libertà “da” (povertà e indigenza, ignoranza, malattia…) con i relativi diritti “a” (lavoro, istruzione, assistenza sanitaria ed economica), che scaturiscono dalla tradizione dei grandi movimenti cattolici e socialisti che il fascismo ha violentemente contrastato.

L’antifascismo ripristina queste libertà (“di” e “da”) e si propone di intrecciarle – ecco la scommessa – con una prospettiva ontologicamente incompatibile col fascismo: l’uguaglianza, sia formale (art. 3, 1° comma: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge), sia sostanziale (2° comma: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che si frappongono a una uguaglianza effettiva).

In sostanza, dire che l’antifascismo non figura nella nostra Carta è una colossale e colpevole distorsione che sfregia la verità e la storia.

Di cui per contro hanno fatto piena giustizia le esemplari parole scandite a Cuneo dal Capo dello stato per la festa della Liberazione.

Fonte: La Stampa, 27/04/2023


25 aprile 2023, Liberiamoci. Con la Costituzione

Un 25 aprile per la democrazia e la Costituzione

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link