Il Decreto Cutro è securitario, razzista e discriminatorio
Mediterranea aderisce e partecipa alle mobilitazioni del 18 e del 28 aprile a Roma.
Come Mediterranea abbiamo deciso di aderire e supportare due importanti mobilitazioni che si terranno a Roma il 18 e il 28 aprile: due iniziative di lotta promosse da tante e diverse realtà sociali contro le politiche migratorie del Governo.
Invertire la Rotta
Sabato 18.00 Aprile, ore 14.00 Piazza della Madonna di Loreto
Non sulla nostra pelle
Venerdì 28 Aprile, ore 14.00 Piazza dell’Esquilino
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScjsyeINeyserWtze3BhWNVJMivsy4HaHpxqT0mwbvOILBczQ/viewform
Il cosiddetto Decreto Cutro che il Parlamento si appresta a ratificare, con tutti gli eventuali emendamenti peggiorativi già annunciati, rappresenta la natura dell’approccio securitario, razzista e discriminatorio del Governo al fenomeno strutturale – e niente affatto emergenziale – delle migrazioni di persone che arrivano ogni anno ai confini europei dalle diverse rotte di mare e di terra.
I Governi e le politiche migratorie europee succedutesi negli anni, siano esse dichiaratamente di destra o sedicenti “democratiche e progressiste”, hanno sempre imposto un approccio basato sul respingimento e sulla violazione sistematica dei diritti umani e, in particolare, del diritto di asilo. In questo modo hanno trasformato una situazione prevedibile e ovvia – crisi climatiche, guerre, fame e dittature che obbligano le persone a spostarsi da un luogo all’altro – in tragedia umanitaria. Il Mediterraneo, simbolo di quella che viene giustamente definita”necropolitica”, è diventato la più grande fossa comune esistente al mondo, con decine di migliaia di innocenti che sono costretti a scegliere tra morire in un lager o rischiare di affogare in mare.
Dopo l’ennesima evitabile tragedia, quella di Cutro, il Governo ha risposto con ulteriori restrizioni al diritto di asilo, all’accoglienza e ulteriori incentivi alla macchina di clandestinizzazione e punizione per chi riesce ad arrivare: l’infamia dei CPR, campi di detenzione “etnici” per chi non ha commesso alcun reato, viene moltiplicata e sarà causa di molte sofferenze per coloro che subiranno la punizione per aver osato restare in vita e chiedere asilo in un paese europeo. Aumentare il numero degli ostaggi in questi lager legali sarà ancora più semplice dopo che la Farnesina ha aumentato il numero dei “paesi terzi sicuri”, quelli dai quali secondo loro “non hai motivo di scappare”. Uno per tutti: l’Egitto. Da un lato tutti i giorni ricordiamo la fine che ha fatto Giulio Regeni, torturato e ucciso da quella dittatura che tortura e uccide centinaia di persone ogni anno, dall’altro dobbiamo assistere alla deportazione con cui i governi del nostro paese riconsegnano ai boia di Al Sisi le persone che tentano di salvarsi da un destino segnato.
Respingere, discriminare, selezionare, infliggere sofferenze: quanto colonialismo e razzismo esprimono queste politiche? Le due giornate del 18 e 28 aprile sono importanti perché ci ricordano anche la condizione di coloro, lavoratori e lavoratrici migranti, che vivono nel nostro paese. Lo straordinario ciclo di lotte dei lavoratori della logistica negli ultimi anni, è stato davvero una luce nel buio nella pacificazione sociale imposta che ha condotto alla condizione attuale di sfruttamento e ingiustizia della quale sono vittime milioni di lavoratori e lavoratrici. Le lotte che i nostri fratelli e sorelle migranti con coraggio cominciano a condurre nei campi e nelle fabbriche, per il diritto all’abitare e al welfare, forse risveglieranno anche chi non è dovuto arrivare con un barcone dal mare, ma condivide lo stesso sfruttamento oggi nello stesso paese o nella stessa città.
Per questo sosteniamo e partecipiamo senza remore alle giornate del 18 e 28 aprile, mobilitazioni alle quali abbiamo cercato di essere utili a partire dalle realtà territoriali nelle quali sono cresciute, rispettivamente Roma e Napoli.
Continuiamo a lavorare, in mare e in terra, per organizzare la disobbedienza concreta, il sabotaggio, la decostruzione dei confini fatti con i muri e i fili spinati che caratterizzano le logiche politiche del potere costituito contro le persone in movimento.
Ci accusano di essere “criminali” per questo: ma chi è più criminale, chi costruisce un lager o chi lo distrugge? Il cammino sarà lungo e difficile, ma attraverseremo insieme questo inferno, “riconoscendo ciò che inferno non è”.
Per una “cospirazione del bene”, un contropotere necessario di fronte all’incapacità di chi comanda di immaginare un mondo migliore.
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