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A Isola Capo Rizzuto soffia vento di speranza

Di Angela De Lorenzo* il . Calabria

Isola Capo Rizzuto il 21 giugno l’estate facendo il suo ingresso è stata accompagnata da un vento nuovo. C’era veramente tanto vento in località Cepa, sui terreni confiscati al clan Arena sui quali dova essere raccolto l’orzo, un vento che ha portato con sé contemporaneamente un piacevole sollievo rispetto al sole cocente del mattino, ma anche un po’ di fastidio, proprio come succede con tutte le cose nuove: fanno stare bene chi ha voglia e bisogno di cambiare, ma, contemporaneamente ad altri fanno male e, quasi sempre, possono fare anche paura.

E quel vento cocciuto, che non ha voluto cedere nemmeno un momento sembrava essere deciso proprio come l’ondata di cambiamento che negli ultimi mesi sta scuotendo il territorio in nome della legalità, un fenomeno nuovo che lunedì ha dato prova concreta di non avere alcuna intenzione di arrestarsi, anzi, riuscendo a portare a termine la raccolta, nonostante le difficoltà incontrate, grazie al sostegno della Prefettura, di ‘Libera’, dell’Amministrazione comunale e delle associazioni agricole, ha ufficialmente ottenuto credibilità. Questa raccolta dell’orzo, infatti, non è stata una manifestazione come le altre, ora si fa sul serio: sono stati incontrati ostacoli non semplici, lo Stato e chi crede nella legalità, però, li hanno superati e la raccolta è stata fatta. Questo è servito a dimostrare che il percorso inaugurato è destinato a proseguire e non solo simbolicamente.

Nascerà una cooperativa sociale e darà un lavoro onesto e dignitoso ai giovani del posto, il fatto che le prime vere difficoltà siano state superate creando un varco nel muro di paura e di indifferenza, manifestate inizialmente dagli agricoltori, garantisce che queste non sono solo parole. Momento ricco d’emozione. È stata dura, ma alla fine, forse proprio per la soddisfazione di essere riusciti a superare un percorso ad ostacoli, dopo una lunga attesa, quando la trebbiatrice rossa è entrata su quel campo pieno di spighe dorate con le bandiere colorate di ‘Libera’ attaccate ai finestrini, l’emozione è stata tanta. Tale da accapponare la pelle e far sentire un nodo in gola, da non far sentire più il vento forte che per tutta la mattinata ha tormentato gli occhi dei presenti ed ha fatto respirare polvere; tale da far dimenticare le difficoltà incontrate nei giorni scorsi per trovare qualcuno disposto a prestare il mezzo necessario alla raccolta e anche la fatica immane e lo scoraggiamento sperimentati fino a qualche minuto prima, quando far passare quella trebbiatrice molto grande da una stradina d’accesso ai terreni stretta e piena di arbusti non è stata impresa semplice.

Sì, per realizzare questa raccolta sui terreni confiscati al clan Arena e sui quali la stessa famiglia aveva effettuato la semina senza esitare davanti alla consapevolezza che fossero già confiscati, è stato necessario prima vedere tutto questo: il prefetto Vincenzo Panìco costretto ad usare le maniere forti per indurre le aziende locali a mettere a disposizione una trebbiatrice; poi aspettare che questa attraversasse la Statale 106 per arrivare sul posto da Crotone, visto che a Isola Capo Rizzuto non ce n’erano altre disponibili; dover potare sul momento rami e arbusti di quella stradina stretta che ostacolavano il passaggio della mietitrebbia e temere, fino alla fine, che forse non sarebbe riuscita a passare… Le cose, invece, sono andate diversamente, sono andate bene, anzi benissimo, anche se è stata una bella fatica: quell’orzo coltivato da chi della legalità non ha considerazione è stato raccolto da chi, invece, nella legalità ci crede e su queste basi vuole costruire un futuro nuovo per il territorio e per i suoi giovani. È stato il raccolto di chi, proprio nel momento in cui la trebbiatrice è finalmente entrata in quel campo color oro non è riuscito a trattenere la gioia e l’ha sfogata battendo forte le mani, proprio come si fa in un momento di festa. E infatti lunedì 21 giugno sarà ricordato così, come un bellissimo giorno di festa che ha dato prova concreta della presenza dello Stato a Isola Capo Rizzuto e nel territorio della Provincia di Crotone più in generale e che ha riacceso la speranza, dimostrando nei fatti che la legalità, quando si vuole, può vincere sulla criminalità.

A rompere il ghiaccio, battendo per primo le mani e contagiando tutti gli altri, è stato Enrico Fontana, giornalista e membro del direttivo nazionale di Legambiente che nel 1994 ha coniato il termine ‘ecomafia’, utilizzato per la prima ricerca realizzata nel nostro Paese sui fenomeni di criminalità ambientale e sul ruolo delle organizzazioni mafiose, giunto a Isola proprio per la raccolta. “Evviva, evviva – ha urlato Fontana come la trebbiatrice ha fatto ingresso nel campo – ci siete riusciti, dovete essere felici, oggi è festa… Questo è un giorno speciale – ha detto – perchè ne seguiranno tanti altri, non sarà il primo e ultimo giorno bello per chi crede nel futuro, ma brutto per chi questa terra l’ha schiacciata, perché la mafia saccheggia e disprezza la Calabria. Dai terreni confiscati oggi parte un progetto di rilancio per l’economia locale nell’interesse di tutti i cittadini onesti”. Questi, però, sul campo non c’erano, non sono stati presenti liberi cittadini, né associazioni locali. Erano più numerose le forze dell’ordine. Le reticenze e i timori non si può negare che continuano ad esserci ed a farlo ricordare bene erano quei cartelli bianchi attaccati alla carrozzeria della mietitrebbia per impedire di rendere pubblico il nome dell’azienda che l’ha messa a disposizione. In paese, intanto, mentre a Cepa accadeva un episodio rivoluzionario, unico nella storia del territorio, ognuno continuava a vivere la sua consueta quotidianità. È chiaro che la strada da percorrere è ancora lunga, “ma, almeno, quella giusta è stata imboccata”. Ne è convinto il vice sindaco del Comune di Isola Capo Rizzuto, Anselmo Rizzo, il quale soddisfatto ha aggiunto “oggi qui c’è una visibile e massiccia presenza dello Stato e per noi questo è molto importante, ci sentiamo meno soli. È la prima volta che questi terreni danno frutto per il bene comune, che dei beni confiscati rappresentano una speranza per l’economia locale, è un fatto nuovo e straordinario, che ci incoraggia e che sicuramente rappresenta un messaggio forte per i cittadini, per le tante persone oneste che vivono qui e che hanno bisogno di sentirsi più forti. I progetti che vogliamo realizzare non sono un’utopia, se è stato possibile riuscire a far nascere le cooperative agricole sui terreni confiscati in altri posti ci riusciremo sicuramente anche qui”. E questa è una riflessione che nel campo di orzo a tanti piaceva ribadire, probabilmente per fare e farsi forza: “la cooperativa nascerà e riuscirà a lavorare, ormai è sicuro – dicevano tutti – proprio come è accaduto in Sicilia o in Campania”.

Lo ha ripetuto Davide Pati della direzione nazionale di Libera, “questo – ha detto – è un percorso che ormai nessuno può più impedire, ci serve solo vedere più partecipi i cittadini e le associazioni, tutti coloro i quali vogliono che Isola Capo Rizzuto si liberi dai condizionamenti e dalla paura mafiosa”. A condurre la mietitrebbia, infatti, sono stati gli uomini del Corpo forestale, alcuni dei quali giunti appositamente con un volo speciale da Roma. Presente anche il questore, Giuseppe Gammino, che non ha esitato a dare il suo contributo pratico per avviare la mietitrebbia alla raccolta. La soddisfazione del prefetto Visibilmente soddisfatto il prefetto Vincenzo Panìco: “È il caso di dire che quando lo Stato chiama – ha commentato orgoglioso – le associazioni degli agricoltori rispondono: riunendo le associazioni di categoria nell’arco di un’ora abbiamo risolto il problema, è bastato far capire che in un modo o nell’altro saremmo andati avanti. Lo Stato ha fatto la sua parte con una specie di chiamata alle
armi. Questo è un cammino che continuerà a lungo perché l’utilizzo effettivo dei beni confiscati è una priorità. Ora dobbiamo perseguire il traguardo della costituzione della cooperativa, che rappresenta l’effettiva presa di possesso di questi beni da parte dei cittadini. Le difficoltà – ha aggiunto – si supereranno di volta in volta, è intuibile che ci siano, ma le affronteremo con la stessa decisione”. “Libera sta puntando su questa terra, ora, però – ha ribadito Antonio Tata, coordinatore di Libera Crotone – c’è bisogno dell’aiuto di tutti, la messe è molta, ma gli operai sono pochi, il territorio si faccia avanti per riscattarsi dal malaffare”.

Tutti insieme si può fare”. Con queste parole don Luigi Ciotti, presidente e fondatore di Libera ha commentato all’Ansa, nella serata di lunedì, la raccolta. “Con l’apporto del prefetto, del Corpo forestale, dell’Amministrazione comunale e la collaborazione delle associazioni di categoria, il noi ha vinto sul potere criminale”.

* Il Crotonese

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