Milano, la marea colorata contro le mafie riempie Piazza del Duomo
Sono oltre settantamila le persone scese in piazza con Libera a Milano per la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un fiume colorato che ha attraversato le strade del centro fino al palco di piazza del Duomo
L’abbraccio di Milano ai familiari delle vittime innocenti delle mafie. Il grido di oltre settantamila persone contro l’indifferenza che alimenta la criminalità organizzata. Poi il silenzio che accompagna la lettura dei 1069 nomi delle vittime innocenti delle mafie in piazza del Duomo.
A tredici anni dall’ultima volta, torna a Milano la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Una scelta precisa, quella del capoluogo lombardo, con cui Libera ha voluto ribadire la necessità di tenere alta l’attenzione sulla presenza mafiosa anche nel nord Italia dove spesso l’indifferenza porta a sottovalutare il problema.
Il lungo corteo, partito da porta Venezia, ha dimostrato che sono tanti a non voler rimanere indifferenti. “Dopo gli anni difficili della pandemia si potrà quindi colmare anche fisicamente le distanze e tradurre il ‘noi’ che da sempre anima l’impegno di Libera in un grande e caloroso abbraccio rivolto a loro” avevano annunciato gli organizzatori. E così è stato.
Una marea colorata ha sfilato per il centro di Milano dietro gli oltre cinquecento familiari delle vittime che, insieme a don Luigi Ciotti, hanno aperto il corteo. Ci sono scout e studenti arrivati da tutta Italia. Ci sono giovani e anziani. Ci sono le istituzioni e gli esponenti della società civile.
C’è un intero popolo, quello dell’antimafia, che per tutta la mattina riempie come un’onda le strade tra canti, balli e bandiere colorate che si stagliano su un cielo insolitamente azzurro. Poi l’arrivo nella piazza simbolo della città dove all’ombra della Madonnina si sono susseguiti gli interventi prima del momento solenne della lettura dei nomi.
In piazza Duomo le prime a intervenire sono Emanuela e Simona, figlie di Piero Carpita, ucciso dalla ‘ndrangheta il 5 settembre 1990: “Siamo cresciute pensando che nostro padre si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma era la mafia che non doveva trovarsi in quel luogo. L’omicidio di nostro padre non fu una fatalità, anzi, dimostrò la presenza mafia in questa città”.
Una presenza che per troppo tempo è stata taciuta ma che oggi Milano, a trent’anni dalla strage di via Palestro, non vuole più nascondere ma contrastare in ogni modo.
Perché nonostante “sono 150 anni che parliamo di mafia” come ha ricordato don Luigi Ciotti durante il suo intervento, oggi noi qui da Milano diciamo che è possibile. È possibile un mondo senza mafie, un mondo di verità e giustizia. Vi prego contagiate gli altri, scuotete le coscienze. Le mafie uccidono le speranze. Allora forza, ne vale veramente la pena”
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