Bice Biagi ci chiese di non abbassare mai la guardia: cercheremo di non deluderla
“Bice è morta…” così Loris Mazzetti, storico braccio destro di Enzo Biagi, amico e compagno di ogni battaglia contro editti, censure, bavagli, mi ha comunicato l’improvvisa scomparsa di Bice Biagi. Altre e altri racconteranno la Bice giornalista rigorosa, puntigliosa, libera, attenta ad illuminare le zone dell’oscurità e a dare voce alle periferie dimenticate. Una sensibilità che aveva portato anche nella direzione dei cosiddetti settimanali femminili e popolari di altre stagioni.
Io, invece, ricordo alcune istantanee legate alla stagione dell’editto bulgaro, ai giorni dell’intolleranza, della cacciata dalla Rai dei Biagi, dei Santoro, dei Luttazzi, quest’ultimo mai più rientrato nei programmi del servizio pubblico.
Ho conosciuto Bice e sua sorella Carla a casa di Enzo, nel 2001, insieme a Loris, quando si decise di far nascere l’associazione Articolo 21, ed Enzo con la sua straordinaria generosità decise di appoggiare e promuovere l’iniziativa. Furono Bice e Carla a darci la spinta finale, a sostenerci, e Bice divenne una delle prime garanti dell’associazione. “Sì ma non parliamo solo di papà, ci sono tante altre cronisti e cronisti sotto tiro, spesso dimenticati, privi di ogni tutela…” le sue telefonate erano sempre volte a segnalare nomi e situazioni di colleghe e colleghi a rischio, soprattutto giovani e giovanissimi.
Proprio per questo, sempre insieme con Loris e Carla, decisero di promuovere a Pianaccio, frazione del comune di Lizzano in Belvedere, Appennino Emiliano, a qualche chilometro da Marzabotto, un premio dedicato a Enzo Biagi e dedicato a giovani talenti, appassionati del giornalismo e della Costituzione. Ogni anno quel paese diventava una sorta di capitale del giornalismo, un luogo di discussione pubblica, nella piazzetta a pochi metri dalla loro casa, segnata dal ricordo della madre Lucia e della sorella Anna, scomparsa troppo presto.
Quella straordinaria passione civile era accompagnata dalla grazia, dalla gentilezza, dalle “prodezze gastronomiche” di Bice e di Carla che sapevano mettere insieme tante diversità nel nome di Enzo. Quello di Pianaccio non è mai stato un raduno della nostalgia, perché la commemorazione ha sempre lasciato spazio alla progettazione di azioni a tutela dell’articolo 21 della Costituzione. Tra quelle quattro case, grazie a Loris e al comune di Lizzano, è nato anche il centro Enzo Biagi, proprio davanti alla casa di famiglia, a pochi metri da quella via per il bosco che un giovanissimo Enzo percorse per andare a combattere con i partigiani contro i nazifascisti. Quanto era orgogliosa Bice di quel padre che, sulla bara, ha voluto anche i distintivi di quella stagione di lotte e di speranze!
Ora quel centro sociale è diventato un archivio dedicato a Enzo Biagi, al suo rapporto con il paese, alle sue esperienze, alle sue interviste, ai suoi programmi. Un luogo vitale, dove ogni giorno si progettano eventi, si accolgono scuole da tutta la regione e non solo. Davanti all’entrata una panchina occupata da una raffigurazione di un Enzo sorridente, ironico, quasi meravigliato di ritrovarsi in formato bronzeo.
L’ultima volta che ho visto Bice è stato il giorno dell’inaugurazione, felice di ritrovarsi con tutta la sua comunità perché, come diceva suo papà: “Ho girato il mondo, ma sono sempre tornato a Pianaccio”. Quel giorno, anche quel giorno, Bice, prima di andarsene, ci chiese di non abbassare mai la guardia, di salvaguardare la Costituzione antifascista, di custodire l’articolo 21 della Costituzione, di respingere sempre e comunque editti, minacce, censure. Cercheremo di non deluderla, anche perché si avvicina una stagione che ricorderà i tristi giorni dell’editto bulgaro. Il prossimo 25 aprile ci ritroveremo ancora a Pianaccio, sarà un modo per ricordare i Biagi, tutti insieme.
Il Fatto Quotidiano, il blog di Beppe Giulietti
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