Gela, entra nel vivo il processo “Gheppio”
Maurizio La Rosa, accusato di aver comandato il clan Emmanuello a Gela, ha, ieri, rilasciato alcune dichiarazioni spontanee al gup del Tribunale di Caltanissetta, Francesco Lauricella, che lo dovrà giudicare. Ha voluto precisare “di non essere mai stato a capo di alcun clan”, l’unica sua colpa sarebbe stata l’eccessiva enfasi dimostrata difronte al debitore di un amico, al quale, allo scopo di convincerlo a pagare ciò che doveva, si presentò come “capo mafioso”.
La Rosa, insomma, dopo un periodo di totale isolamento, dovuto all’applicazione del regime carcerario del 41-bis, impostogli da un provvedimento firmato dal guardasigilli, Angelino Alfano, ha voluto descrivere la sua versione dei fatti, in totale contrasto con quella fornita dalla Procura. Secondo il sostituto procuratore della Dda di Caltanissetta, Gabriele Paci, infatti, La Rosa, spalleggiato dall’altro imputato, Maurizio Trubia, ancora sottoposto al regime del carcere duro, avrebbe guidato il gruppo di cosa nostra orfano dell’indiscusso leader, Daniele Emmanuello, ucciso il 3 Dicembre di tre anni fa.
Al momento del blitz, risalente all’aprile di un anno fa, ai due era stata contestata un’ulteriore accusa, che si sommava a quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione, ovvero il tentativo di omicidio ai danni dell’ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta. Il progetto ipotizzato dagli investigatori, però, non convinse, e l’accusa venne derubricata, di pari passo, però, al proseguimento dell’iter inerente gli altri capi d’accusa. Ora, La Rosa e Trubia devono rispondere di accuse molto pesanti, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate da collaboratori di giustizia, ritenuti assai attendibili dagli inquirenti, del calibro di Crocifisso Smorta e Carmelo Barbieri, tra gli ultimi capi ad aver optato per il passaggio di campo.
Questi, infatti, hanno descritto Maurizio La Rosa alla stregua di importante uomo del gruppo Emmanuello, incaricato, tra l’altro, dell’imposizione e riscossione di rilevanti somme di denaro elargite da diversi taglieggiati, soprattutto imprenditori locali, anche impegnati in cantieri estranei al territorio siciliano, come nel caso dei lavori per la realizzazione di un tratto della metropolitana milanese. Intanto, all’imputato La Rosa è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, risalente allo scorso aprile, sempre connessa all’inchiesta “Gheppio”, con riferimento, però, ad uno specifico tentativo di estorsione, perpetrato ai danni di un imprenditore edile.
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