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La strage di Crotone e la necessità immediata di un nuovo “Mare nostrum”

Pierluigi Ermini il . Diritti, Guerre, Istituzioni, Migranti, Politica, Società

Ora è il tempo delle lacrime e del dolore; quei corpi che tornano a galla dalle onde del mare del litorale di Crotone fanno troppo male a tutti.

Ma niente accade a caso nella storia e dunque quelle morti, quelle che le hanno precedute e quelle che verranno da domani (se non si fanno scelte immediate) altro non sono che la semplice conseguenza di un’istituzione come quella dell’Europa Unita che ha deciso di non affrontate congiuntamente il tema del fenomeno migratorio.

L’Unione Europea nel suo complesso, decidendo di spendere miliardi di euro in Libia e in Turchia, delegando a loro la gestione dei migranti, è la principale imputata dei naufragi e dei disastri che stanno trasformando il nostro Mediterraneo in un grande cimitero.

Non solo dei naufragi, ma anche delle condizioni di vita a cui sono costretti i profughi in campi di rifugio e prigioni sparsi in questi paesi.

L’Europa ha deciso di rinnegare se stessa e di rinnegare i valori scritti nella sua Carta dei Diritti Fondamentali approvata nel 2007 dal Consiglio d’Europa, dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea.

Lasciando poi soli nella gestione di un fenomeno così grande i singoli paesi, l’Unione Europea ha deciso di perseguire anche una politica di indifferenza umanitaria e sociale che sta spingendo tutti gli stati aderenti a definire politiche non unitarie e sempre più restrittive.

È il caso anche  dell’Italia che dalla legge Bossi -Fini in poi, ovvero dal 2002, nell’alternanza dei governi, sta agendo lungo questa linea.

Prima con la fine dei flussi migratori che permettevano a un determinato numero di stranieri di arrivare legalmente in Italia, poi con l’ampliamento della condizione di migranti considerati come clandestini, fino ad arrivare a  privarli di una residenza e dell’assistenza sanitaria.

Per arrivare prima a limitare le azioni delle cooperative sociali che operano nell’accoglienza fino a combattere anche le Ong cercando il più possibile di creare ostacoli e limiti alle loro azioni di salvataggio in mare.

Legge Bossi – Fini, Memorandum Minniti con gli accordi con la Libia, decreti sicurezza di Salvini e decreto contro Ong di Piantedosi, sono le principali norme che hanno portato a un irrigidimento nel processo di accoglienza di queste persone.

Oggi dai giornali apprendiamo anche che dalla sua comoda poltrona di Ministro degli Interni di un paese occidentale, il signor Piantedosi si permette di affermare che ” La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei  propri figli”.

Come se lui conoscesse o avesse esperienza di quello che vivono nella loro terra le donne afghane o gli uomini pakistani, o chi scappa dalle macerie della Siria, perché afghani, pakistani e siriani erano molte delle persone che hanno preso quella barca a Smirne nella speranza di un futuro migliore.

In questo sfacelo umanitario, appare chiaro a tutti che, come prima misura, per evitare altre disgrazie di questo genere, occorre rafforzare il controllo del mare, come era avvenuto nel 2013 con “Mare nostrum” voluto dal governo Letta che ha soccorso in un anno oltre 100.000 migranti.

Ricordiamo che “Mare nostrum” nacque all’indomani della tragedia di Lampedusa che provocò oltre 300 morti.

Un’azione che non può fare l’Italia da sola, ma che deve essere gestita insieme agli altri paesi dell’Europa.

È questo il primo passo da compiere subito per sentirsi tutti noi cittadini europei, meno colpevoli per quanto sta accadendo lungo le coste italiane.

E non basta un tweet della Presidente della Commissione Europea per mettere in pace la nostra coscienza.

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