In Calabria, sempre più lunga la scia di intimidazioni
Ennesima intimidazione alla magistratura calabrese, ennesimo segnale delle ‘ndrine alla magistratura reggina. Il secondo avvertimento rivolto al sostituto procuratore della DDA Giuseppe Lombardo nel giro di pochi mesi. Impegnato in inchieste cardine come “Bellu lavuru”, contro le cosche joniche di Africo Nuovo, come “Testamento” che ha assestato colpi duri al clan Libri, come le indagini sui grandi boss, Pasquale Condello “il supremo” e Giovanni Tegano, il procuratore è stato minacciato di morte con una missiva recapitagli nella giornata di ieri. “Sei un uomo morto. Un cadavere ambulante” si legge nella lettera in questione che riporta il timbro di smistamento di Lamezia Terme. La procura di Catanzaro indaga per far luce sul fatto, intanto sale il numero degli avvertimenti rivolto alla magistratura coraggiosa, ai giornalisti indipendenti, agli amministratori rigorosi. Cresce, infatti, il clima di forte tensione quello che sta caratterizzando la Calabria in questo 2010.
La bomba posizionata all’ingresso della Procura solo qualche giorno dopo Capodanno, poi le prime minacce al procuratore Giuseppe Lombardo, cui era stata recapitata una pallottola, ancora le minacce sui muri di Vibo Valentia dirette al procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, proveniente dalla DDA di Catanzaro, quelle già ricevute dal pm Marisa Manzini, e la lettera con proiettile ad Antonio De Bernardo, pubblica accusa nei procedimenti “Gebbione”, contro la cosca Labate di Reggio Calabria, “Ramo spezzato”, contro il clan Iamonte di Melito Porto Salvo e anche pubblico ministero nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, giovane imprenditore assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005. Una scia di intimidazioni che seguono il messaggio pervenuto lo scorso febbraio sul sito del trisettimanale “Il Crotonese” nel quale si minacciava di morte il sostituto procuratore della Repubblica di Crotone Pierpaolo Bruni, già titolare delle delicate inchieste sulle ex-Pertusola. Una scia di avvertimenti alla magistratura che evidentemente, sotto la guida del procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, opera in misura sempre crescente e incisiva nell’attività di contrasto al crimine organizzato. Qualcosa non va come dovrebbe per la ‘ndrangheta o per chissà chi; questo, nonostante la tensione e il pericolo, ed è il segno drammaticamente necessario verso il cambiamento. Si spera, tuttavia, di aver imparato tutti qualcosa da un passato mai troppo passato di sangue e di stragi.
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