Palermo, un 16 gennaio di ombre e di luce…
Lunedì 16 gennaio avrei voluto essere a Palermo, camminare lungo le strade di una città dove il bene e il male si sono alternati dandoci la dimensione di quello che si muove dentro la nostra umanità…
Così in una stessa giornata si è passati dall’arresto, al mattino, di una delle persone più ricercate nel nostro paese, a una marcia silenziosa che accompagnava, alla sera, verso la cattedrale della città il feretro di una delle persone più amate, che ha dato la sua voce ai poveri e agli ultimi.
Si è passati dalla ricchezza ostentata da Matteo Messina Denaro al momento della sua cattura, con capi firmati e orologi di lusso, alla bara povera essenziale di Biagio Conte che da decenni aveva deciso di indossare solo un saio.
Palermo lunedì scorso ha vissuto, nello spazio di poche ore tutto ciò, racchiuso nel raggio di pochi chilometri.
Da una parte un uomo che ha ucciso per poter dominare sugli altri, con il fine di arricchirsi e diventare il capo di un mandamento e di un territorio.
Dall’altra un uomo che ha fatto della povertà una scelta di vita e della lotta all’ingiustizia sociale il senso del proprio cammino.
Ricchezza e potere, povertà e condivisione si sono quasi incrociate in quel lunedì 16 gennaio a Palermo.
Nel volgere di 12 ore si è passati dalla fine del dominio di Matteo Messina Denaro e dal suono di sirene spiegate delle auto dei carabinieri, alla marcia lenta, ai canti e alle candele accese di una processione che accompagnava e rendeva grazie a Biagio Conte.
Due cammini così diversi quelli di Matteo Messina Denaro, e di Biagio Conte in quel 16 gennaio
Verso il carcere e la solitudine il primo, verso la pace e il ringraziamento di una comunità il secondo.
In quella città in quel 16 gennaio si è manifestata concretamente la perenne lotta che si muove dentro ciascuno di noi tra il male e il bene che questi due uomini hanno rappresentato nelle ultime ore.
Palermo in questi giorni è una città che pulsa dentro al nostro cuore.
Si susseguono i tanti racconti e le storie di Matteo Messina Denaro e di Biagio Conte che si sono incrociati in questa splendida città culla di cultura, arte, religione ma anche città simbolo di cosa nostra, di omicidi e stragi, di intimidazioni.
Storie di dolore, di sudditanza, di persone uccise, di bombe scoppiate, di crimini e di potenza terrena, di terrore di un uomo che si sentiva potente come un Dio in un caso.
Storie di accoglienza, di amore, di speranza, di condivisione, di uguaglianza, di dignità umana, nella fede in un Dio fattosi uomo per condividere la nostra umanità nell’altro caso.
Palermo dunque che diventa una città simbolo per tutti noi, guardando a quello che queste due storie ci raccontano.
Ombre e luci che sono parte della nostra umanità che nei casi di Matteo Messina Denaro e Biagio Conte si sono manifestate ai loro diversi estremi, ma che in vari modi sono presenti anche in noi.
E sta alla nostra intelligenza, alla nostra coscienza rifiutare le ombre per dare sempre più spazio alla luce che ciascuno di noi ha in sé.
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