Da Palermo a Marsala, nel nome di Falcone
18 anni fa allo svicolo di Capaci, l’”attentatuni”, cosi lo chiamarono i killer stragisti di Cosa nostra, metteva fine alla vita del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. Stamattina al porto di Palermo sono approdate le navi “Giovanni” e “Paolo”, cariche di giovani, di messaggi, di parole. Quasi una festa, che quest’anno raddoppia il numero di partecipanti, e rafforza il messaggio: le giovani generazioni stanno dalla parte dei due magistrati, morti quando molti di loro non erano ancora nati, ma patrimonio irrinunciabile della Palermo contro tutte le mafie. Un viaggio che ogni anno si ripete, da Civitavecchia e Napoli, per non dimenticare e rinnovare l’impegno contro Cosa nostra e i suoi fiancheggiatori. Mentre i riflettori sono puntati su Palermo, poco distante dal capoluogo, altri giovani si fanno portatori di questo ricordo e protagonisti di un impegno che chiama in causa le responsabilità e il ruolo del mondo dell’informazione.
Accade a Marsala dove per tre giorni una trentina di ragazzi degli istituti superiori della città, hanno contribuito alla realizzazione del Festival del giornalismo d’inchiesta, promosso da Chiarelettere. “Siamo qui per il secondo anno – dichiarano Manuela, Ilaria e Martina, volontarie del festival – e siamo contente di esserci. Abbiamo raccolto una proposta che veniva da una nostra insegnante ed è stata una bella occasione per conoscere molti nostri coetanei che come noi hanno voglia di sapere, informarsi e hanno curiosità verso il mondo dell’informazione e poi per incontrare i protagonisti del giornalismo che si occupano di inchiesta in Italia”.
Quando arrivi al Festival li riconosci subito, hanno l’aria attenta, fresca e dinamica dei loro coetani, e portano magliette e borse con su la scritta “Capaci di reagire”: un gioco di parole che segna subito un legame profondo fra questi ragazzi e quelli che in queste ore sono sbarcati nella vicina Palermo, per ricordare le vittime della strage di Capaci. Sono quasi tutti maggiorenni, oggi. Erano appena nati, diciotto anni fa. Eppure hanno scolpito negli occhi un messaggio che non muore: reagire. Questa è la parola chiave a Palermo come a Marsala dove stasera al Festival, una serata speciale sarà dedicata proprio al ricordo di Capaci, in compagnia di Nando Dalla Chiesa, Serena Dandini, familiari delle vittime di mafia e terrorismo, attori, musicisti. Informazione e comunicazione, arte e spettacolo, al servizio della memoria e della storia di questo Paese.
E’ un bilancio positivo quello che emerge dai commenti dei giovani del Festival del giornalismo d’inchiesta. Per loro la tre giorni sull’informazione, in questa cittadina, affollata in questi giorni di immagini di Garibaldi (per i 150 anni unità d’Italia) famosa per il vino, l’affascinante paesaggio e le saline che ne lambiscono i confini, è stata una occasione di crescita. Fra stage, prove di Tg (a cura di Luca Telese), momenti di relax e brevi lezioni di giornalismo, il festival sta diventando un laboratorio di contenuti ma anche di tecniche del mestiere giornalistico.
Qualcuno poi, sogna già di farlo il giornalista. E’ il caso di Valerio, che segue il lavoro dei suoi compagni di classe ma che è qui al Festival solo come partecipante. Valerio è un diciottenne con le idee chiare, se gli chiedi quali telegiornali segue, ti risponde secco con un sorriso da adulto “non il Tg1”. Provi a chiedere cosa legge? Ti dice un po’ di tutto, ma negli ultimi tempi il Fatto quotidiano e aggiunge: “perché ha notizie che negli altri giornali non trovi”. “La cosa che mi lascia positivamente colpito dal lavoro fatto in classe per questo Festival – dichiara Valerio – è che abbiamo potuto leggere dei libri che parlano di argomenti che a scuola trattiamo poco, un po’ perché sono complessi, un po’ perché c’è un approccio diverso da quello che ha il mondo dell’informazione”. Il libro che ha letto Valerio per la giornata nazionale della lettura, che si celebra oggi qui al Festival, è “il Patto” dei giornalisti Sigfrido Ranucci – Nicola Biondo. “E’ un libro complesso, obiettiamo… ”. “Si – risponde Valerio – ma ho letto cose che non avevo letto altrove e che non potevo immaginare”.
Questo è uno dei piccoli miracoli di queste kermesse: far incontrare i giovani con pezzi del proprio Paese che non conoscevano. A Marsala, per tre giorni sono soprattutto i giovani a riprendersi un pezzo importante di memoria e informazione, a loro per lungo tempo negato. Palermo come Marsala, lancia un messaggio dalla voce di questi studenti: “siamo per un giornalismo d’inchiesta che ci renda “Capaci di sapere, ricordare per decidere, senza tentennamenti, da che parte stare”.
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