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Chiarelettere contro ddl Alfano

Di Norma Ferrara il . Sicilia

Marsala, capitale del giornalismo d’inchiesta. Per il secondo anno consecutivo il Festival del giornalismo, promosso dalla casa editrice Chiarelettere e l’agenzia Communico, porta in città giornalisti e scrittori, artisti e reporter, a confrontarsi sullo stato di salute dell’informazione ma anche sulle tante storie non raccontate in questo Paese. A Marsala quest’anno il Festival si fa portatore di una battaglia in più da condividere con i cittadini: quella contro il ddl Alfano che limiterà il lavoro di giornalisti e magistrati, attraverso il divieto di pubblicare notizie  in tutta la fase delle indagini preliminari e le intercettazioni telefoniche. “Viva l’Italia, biografia di un paese da inventare– dichiarano gli organizzatori –  affonda le proprie radici nella volontà di migliorare le proprie condizioni esistenziali, anche partecipando in modo attivo alla costruzione del futuro del proprio Paese”.  Ma se di giorno il Paese produce, capita di questi tempi, che di notte il Parlamento sappia neutralizzare questa positività. E’ il caso del ddl Alfano. Contro questo testo si sono apertamente schierati l’Associazione italiana degli editori, la casa editrice Chiarelettere, insieme a LaTerza, lanciando un appello per la difesa della libertà di stampa. Dalla voce di Lorenzo Fazio, direttore editoriale e fondatore di Chiarelettere,  un commento sul disegno di legge Alfano e sul ruolo del giornalismo d’inchiesta nel Paese.

 

Siete scesi in campo pubblicamente promuovendo un appello contro il ddl Alfano. Perché?

Siamo fra i promotori di questa iniziativa di LaTerza e Stefano Mauri (che detiene il 49 percento di Chiarelettere) dopo aver firmato quello della Associazione italiane editori, perché come le altre case editrici riteniamo un duro colpo alla libertà editoriale l’approvazione di questo disegno di legge in materia di informazione e giustizia. Molto di più delle altre case editrici, Chiarelettere, però è colpita direttamente da questo ddl intercettazioni; siamo nati da poco, infatti, ma è chiaro a tutti quanto la nostra linea editoriale sia prettamente l’inchiesta.

Un ddl che colpisce proprio il lavoro di chi fa inchiesta giornalistica, dunque. Nonostante tutti i pareri negativi, il Parlamento restituisce alle Camere un testo notevolmente peggiorato, perché?

Perché evidentemente i libri e i giornali fanno molta paura. Probabilmente è proprio l’inchiesta a dare fastidio. Il lavoro fatto in questi anni da molte case editrici è riuscito a sfondare il muro dell’indifferenza e del silenzio. I libri d’inchiesta hanno un potere, rispetto alla censura della cronaca quotidiana: restituire un senso, creare una cornice nella quale inserire fatti dimenticati, nascosti, non raccontati. Questo ha infastidito i potenti  e il ddl Alfano è l’ennesima dimostrazione.

Un ddl che mirerebbe quindi non solo a far scomparire la cronaca giudiziaria, in favore della privacy degli indagati, ma anche ad impedire il lavoro delle case editrici che sono diventate oggi il luogo di pubblicazione delle inchieste che sui quotidiani non trovano più posto?

Si. E’ importante sottolineare a questo proposito, infatti, quanto oggi i libri siano soprattutto uno strumento di Memoria, oltre l’informazione. Connettono fatti fra loro, spiegano i perché, possono assemblare episodi apparentemente distanti e  far ritrovare il senso perduto. Possono far tornare a galla questioni ormai dimenticate, protagonisti insospettabili, responsabilità non note. Nel farlo diventano come una vetrina in cui tutto è messo in mostra sotto gli occhi di tutti. I libri hanno questa forza. Non da soli, ovviamente. In questi ultimi anni, i libri sono diventati l’ occasione perché intorno si radunasse tanto altro: la Rete in particolare ha messo insieme  libri,  programmi tv, dibattiti, momenti collettivi di riflessione. E’ l’ insieme di queste cose che ha generato in molti la paura che ha portato a questo disegno di legge.

Se il testo del disegno di legge, già emendato in Senato, dovesse essere approvato definitivamente dopo il ritorno alla Camera, come continuerà il vostro lavoro e la vostra opposizione a questa legge bavaglio?

Noi faremo tutto quello che  possibile, dal nostro punto di vista: dal ricorso alla Corte europea, a tutti gli altri strumenti per continuare il nostro lavoro e questo impegno per una libera informazione e per una memoria  – conoscenza dei fatti di interesse pubblico, in questo Paese. Che sia chiaro sin da ora, noi ci opporremo con tutte le nostre forze a questo disegno di legge.

 

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