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Qatargate e corruzione. L’indipendenza dei pm è necessaria ma dà l’orticaria ai nostri politici

Gian Carlo Caselli il . Diritti, Giustizia, Mafie, Politica

Qatargate e corruzione impariamo dal Belgio. In Italia si fanno riforme per indebolire la magistratura mentre si dimentica l’evasione.

La Stampa (condividendola col quotidiano belga L’Echo) ha pubblicato sabato scorso una conversazione con Michel Claise, giudice del Qatargate. L’eccellente resoconto di Giuseppe Salvaggiulo si presta ad alcune proiezioni sulla situazione italiana.

Il magistrato belga, senza entrare nel merito della sua inchiesta, “affronta tutti i temi che (ne) emergono”. E se un magistrato italiano, nella posizione di Claise, parlasse come lui? A parte che il nostro paese vanta una legge apposita per imbavagliare inquirenti e giornalisti, è comunque garantito che si alzerebbe uno stormo di sedicenti garantisti per abbattere l’incauto invasore di uno spazio off limits.

E sì, perché Claise parla di “incompetenza dei dirigenti politici nella lotta alla corruzione” che “determina una sensazione di impunità per le organizzazioni criminali”; di “mentalità della classe politica” motivata dalla “tutela del loro elettorato”; mentre “è in atto una deregolamentazione economica”. I magistrati italiani che si occupano di corruzione, fin dai tempi di “Mani pulite” conoscono queste verità, rafforzate da una sequela di leggi ad personam, condoni, sanatorie, scudi assortiti e prescrizioni salvifiche.

Nel quadro di un’inguaribile idiosincrasia per interventi legislativi adeguati (Tangentopoli rivela una corruzione “sistemica” già nel 1992; eppure, nonostante la pressione dell’Europa, si deve arrivare al 2012 per avere la legge Severino, poi modificata  dalla Spazzacorrotti di Bonafede, oggi nel mirino della nuova maggioranza). Ma lo specifico italiano è che sempre più spesso il magistrato che si comporti come M. Claise, ragionando pubblicamente su tali semplici verità, deve mettere in conto l’accusa oltraggiosa di giustizialismo o politicizzazione. E poco importa che si rovescino le regole della fisica, con l’acqua che va a verso l’alto: al punto che il problema non è più il politico coinvolto in faccende di corruzione, ma…il magistrato, che dovendosi occupare di quel politico è lui a fare politica!

In ogni caso, meglio giocare d’anticipo come vuol fare il ministro Nordio, riducendo gli spazi per le intercettazioni. Tutte, anche quelle utili ad inquadrare meglio i personaggi indagati: come esemplifica bene M. Claise citando intercettazioni che raccontano di criminali che, “quando esitano sull’acquisto di una Ferrari o di una Porsche, finiscono col comprarle entrambe”.

Sostiene ancora M. Claise che “nella corruzione pubblica (possono esserci) in gioco poste politiche enormi”, per cui solo con una magistratura “assolutamente indipendente si ha una garanzia che non ci saranno ripercussioni nei vari dossier”. Fischieranno le orecchie a qualche nostro politico? Penso a quelli che una magistratura troppo indipendente gli dà l’orticaria, sicché ce la mettono tutta per far passare (contro)riforme – come la separazione delle carriere o la fine della obbligatorietà dell’azione penale – che inesorabilmente portano a indebolire o cancellare l’indipendenza della magistratura, proprio perché la politica possa avere “ripercussioni nei dossier” .

Di speciale interesse infine è la riflessione di  M. Claise  sui “danni per la società” connessi alla criminalità, sia come importo sia come impatto sulla democrazia. Su questo versante in Italia abbiamo elaborato alcuni dati sul “fatturato” delle tre principali declinazioni dell’economia illegale: 120 miliardi di euro l’anno per l’evasione fiscale, 60 per la corruzione, almeno 150 per la mafia; con un totale di 330 miliardi. Una cifra spaventosa, che anno dopo anno ingrassa sempre più i circuiti economici irregolari. A rimetterci siamo noi cittadini.

Perché guai a dimenticare che l’illegalità economica, oltre a violazione di leggi e precetti morali (non rubare!), comporta  un devastante impoverimento della collettività. Una vergognosa sottrazione di risorse che ci permetterebbero di vivere meglio. Perché potremmo avere, per esempio, un campo sportivo per ragazzi o una residenza per anziani in più, ospedali scuole e trasporti meglio attrezzati, periferie urbane meno degradate, maggior tutela del territorio, del paesaggio e del patrimonio artistico. Beni tutti di cui non disponiamo o disponiamo in maniera insufficiente, con il conseguente peggioramento della qualità della  nostra vita.

Peccato che tutto questo la politica italiana se lo scordi, rinunziando di fatto a combattere l’evasione fiscale, limitandosi al minimo sindacale contro la corruzione, occupandosi di mafia con la tecnica dello stop and go che facilita la convivenza con essa di pezzi del mondo legale. Mentre coglie nel segno M. Claise quando ricorda che la criminalità economico-finanziaria è “il peggior avversario sleale che si possa immaginare in rapporto alle organizzazioni legali”.

Fonte: La Stampa

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