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Intercettazioni, “Subito una grande manifestazione di protesta”

Di Giuseppe Giulietti (da Micromega) il . L'analisi

La legge che ordina il silenzio stampa“La legge sulle intercettazioni
non si può cambiare, si deve solo ritirare...”, così il professor
Stefano Rodotà ha sintetizzato la sua posizione sulla legge bavaglio che
la commissione giustizia del senato voterà nelle prossime ore. Non solo
la pensiamo come lui, ma invitiamo tutti a firmare l’appello che Rodotà
ha lanciato insieme ad un gruppo di persone e di associazioni che hanno
ancora a cuore la Costituzione e quello che resta del diritto di
cronaca.

Il testo della legge fa orrore, il contesto fa schifo,
mentre si apprestano a varare manette e bavagli, il presidente editore e
i suoi amici scagliano invettive e minacce contro Serena Dandini,
Annozero, Sabina Guzzanti, Roberto Saviano. Non contenti tagliano le
gambe al cinema, al teatro, alla editoria, agli enti lirici, a quanti
non si sono ancora arresi alla logica del pensiero unico del partito
unico. Nel frattempo il presidente editore si è preso anche l’interim
del ministero che si occupa dei media, delle frequenze, della
pubblicità. Altro che conflitto di interessi, ormai siamo all’orgia
dell’interesse privato che si è fatto stato.

L’appello lanciato da
Rodotà e riportato ampiamente dalla piazza del dissenso, deve diventare
il primo atto di una rivolta politica e morale che dovrà coinvolgere
milioni di donne e di uomini. Chiunque abbia un blog, un sito, un
qualsiasi spazio pubblichi l’appello, lo faccia girare, promuova tutte
le iniziative possibili. La raccolta di firme dovrà essere accompagnata
da una iniziativa nazionale, forte, ampia, unitaria, che metta insieme
chiunque creda nei valori costituzionali e non voglia rassegnarsi a
vivere in una sorta di repubblica presidenziale a telecomando unificato.

In
questi giorni si è spesso parlato di convergenza repubblicana, di unità
per la Costituzione, di nuova alleanza democratica. Bene, si cominci da
qui, da una legge che stravolgerà la prima parte della Costituzione,
che violerà il principio di uguaglianza tra i cittadini, che stravolgerà
l’azione di legalità e limiterà il diritto di cronaca. “Questi temi non
interessano i cittadini”, ci ha detto lo scettico di turno, ripetendo
una delle più colossali balle messe in circolo da Berlusconi e adottate
da qualche sedicente oppositore. In ogni caso, fosse persino vero, si
può fare finta di nulla? Si può fingere di non vedere? Si può rinunciare
a indire una grande iniziativa nazionale che sia la premessa di una
campagna tesa a disattivare le nuove norme e a difendere la legalità
repubblicana?

Lo scorso 3 ottobre la Federazione della Stampa ci
aveva convocato in Piazza del Popolo per una grande giornata per la
libertà di informazione, il Popolo Viola ha suonato la sveglia
chiamandoci tutti il 5 dicembre e il 27 febbraio. Adesso dobbiamo
rimettere tutti insieme e convocare un grande appuntamento popolare per
contrastare la più oscena e la più insidiosa tra le leggi bavaglio e le
liste di proscrizione. Questa non è una lista contro alcuni, questa è
una fatwa lanciata contro la Costituzione, contro il diritto di cronaca
in quanto tale.

Per questo occorre una reazione forte, immediata,
visibile, che si ponga l’obiettivo di renderla inapplicabile, di
denunciarla alla corte europea e alla corte costituzionale, ma anche di
individuare modi e forme per aggirare la norma, per bucare il silenzio,
per dare sempre e comunque tutte le notizie che abbiano il requisito
della rilevanza sociale e dell’interesse pubblico. A Stefano Rodotà, un
autentico punto di riferimento per chiunque ami la libertà, e a tutti i
giuristi e costituzionalisti italiani ci permettiamo infine di chiedere
di valutare la possibilità di costituire da subito una sorta di grande e
autorevole collegio di legali e di studiosi pronti ad assumere la
difesa e la tutela in ogni sede di coloro, giornalisti o editori, che
saranno colpiti eventualmente dalle nuove norme bavaglio.

Chiunque
sarà, fosse pure il nostro più acerrimo avversario, dovremo essere
pronti a scattare, a reagire, a farlo insieme, perché non sono in
discussione i diritti di una parte, di un partito, di un sindacato, ma
alcuni dei valori fondamentali che distinguono le democrazie liberali e
gli stati di diritto dai regimi autoritari a forte vocazione autoritaria
e plebiscitaria. In questa occasione, almeno in questa occasione, sarà
utile mettere da parte gelosie di organizzazioni, ripicche, desiderio di
primato e di visibilità e promuovere, già nelle prossime ore, il più
ampio coordinamento di tutte le forze politiche, sociali, sindacali.

In
questi giorni molti, noi compresi, hanno espresso il loro apprezzamento
per le posizioni assunte da Fini e dai suoi amici, ci auguriamo di
sentire anche la loro voce contro le oscenità che stanno per consumarsi
al senato. Sino ad oggi, almeno su questo punto, hanno preferito tacere o
guardare altrove, esattamente come hanno sempre fatto sul conflitto di
interessi. Se e quando questa legge sarà approvata, presto, molto
presto, Fini e i suoi amici scopriranno che sarà utilizzata per colpire
anche loro, per buttarli fuori dai media e dalla politica.

Speriamo
se ne accorgano in tempo, noi comunque non possiamo aspettare né loro
né altri, ci sono temi sui quali è necessario dare battaglia, costi quel
che costi, in ogni forma possibile e legale. I ritardatari, gli
omissivi, i tentennanti, quelli che Berlusconi forse non ha tutti i
torti, seguiranno, come sempre…

da Micromega – 11 maggio 2010

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