Domenico Cannata, nostro padre, ucciso da un attentato dinamitardo il 16 aprile 1972
“Dopo la morte dei nostri genitori moriamo per la prima volta e nasciamo per la seconda.”
(Andrzej Coryell)
Quella sera la luna sembrava che da un pezzo fosse rimasta di guardia in attesa proprio di quello che stava per avvenire; la notte era fresca e immutabilmente luminosa, e come questa quiete contrastava con il dolore che avrebbe vissuto tutta la nostra famiglia, l’esplosione maledetta di quella bomba che uccise nostro padre.
Abbiamo capito, con il tempo, quando le antiche cose divengono dorate e le nuove ci coinvolgono così da vicino che a volte quasi non ci lasciano respirare, il significato della parola e della figura del “padre”.
Per noi negli anni della giovinezza, nostro padre è stato l’uomo silenzioso, sobrio, coraggioso e mite, che mentre conduceva la sua vita quotidiana nel ruolo della lavorazione del marmo, era in realtà, anche se ancora non ci rendevamo conto, la nostra guida sicura e il nostro costante riferimento.
Non lo sapevamo, ma in quegli anni durante i quali andavamo formando il nostro avvenire, ogni più saldo concetto di azione verso la famiglia, verso il Creato e verso le persone, si stava lentamente plasmando e attingeva le ragioni più profonde proprio da quest’uomo.
Gli insegnamenti più importanti per la nostra educazione e per la futura visione del mondo avvennero nel periodo più bello, quello della nostra giovane età, alla sua presenza.
In questa parte di vita, ormai così distante, imparammo da nostro padre il valore e il significato della precisione, il primo grande insegnamento in ordine di tempo, una precisione che portava al buon risultato e che generava bellezza nel suo lavoro.
Un secondo insegnamento che ricevevamo in dono da nostro padre è quello del valore della vita umana, oggi per noi è il simbolo dell’amore per le persone, un amore che non conosce ostacoli, non ha dubbi su come agire e sa sfidare l’impossibile.
Da quando la tua voce si è spenta, ma sempre, nel corso degli anni, abbiamo affidato le nostre scelte di moglie, marito, di madre, padre, alla tua saggezza. Se noi con la nostra nascita ti donammo la gioia della vita, tu con la fine della tua, ci hai donato il mistero della morte. Tu e noi continueremo a parlare in maniera nuova, magari guardando il mare, o sotto le stelle, e ne sceglieremo una tra le più luminose, e quella stella sarai sempre tu per noi.
È stato terribile, papà. Non aver potuto stringere forte le tue mani con le nostre. Non aver potuto cogliere sulle tue labbra le tue ultime parole ed il tuo ultimo respiro.
È stato terribile, papà non aver potuto sussurrare insieme con te l’ultima preghiera.
Grazie papà per il dono della vita che tu e la mamma, senza paura, avete saputo elargire a piene mani a noi quattro figli.
Grazie, papà per la tua fede semplice, schietta, forte e vera.
Grazie per il tuo esempio, le tue rinunce, i tuoi sacrifici e per il grande amore che da sempre ci avevi donato.
Caro papà continua a sorridere come solo tu sapevi fare con quella tua aria guascona e buona. Sappi che noi figli faremo sempre di tutto per onorare la tua memoria.
Esistono una mano Eterna e Paterna che anche da lontano sarà nella nostra mano , la tua papà.
Un papà che non c’è più resta dove scegli di portarlo, nella tua voce, nel coraggio che non credevi di avere, ma soprattutto nel vuoto che impari a riempire con il suo ricordo…
“Vogliamo ricordarti com’eri e pensare che ancora vivi, che come allora ci ascolti e ancora sorridi.
Caro papà, con grande amore, Teresa, Marino, Francesco, Espedito.
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