Il rischio dell’indifferenza
Si elevi una preghiera dall’umanità tutta verso il cielo affinché non degradiamo nell’indifferenza. La strage delle Palme a Sumy in Ucraina e il bombardamento dell’ultimo ospedale di Gaza City hanno avuto un trattamento diverso tanto dalla politica quanto dall’informazione.
Indignazione per la prima e un mezzo silenzio per il secondo. Non credo ci sia solo un calcolo politico di schieramenti e di convenienza ma che piuttosto prevalga una sorta di callo a ciò che appare come inarrestabile e sacrificato ormai alla potenza di fuoco “dell’unica democrazia del Medio Oriente”. L’indignazione sbiadisce, sfuma, degrada e arriva ad ammettere – oltre ogni computo consapevole – un grado di sofferenza accettabile da infliggere.
È il ritorno della guerra. Ma non quella combattuta tra i cavalieri o nelle trincee! È piuttosto quella moderna che si abbatte sulla gente nella vita ordinaria di una festa da celebrare in chiesa o di una malattia da curare in ospedale. Dovrebbe spaventarci perché si tratta di una deriva antropologica in cui il dolore dell’altro ci lascia indifferenti, sembra non riguardarci.
Succede così persino col terremoto in Myanmar. Sembra essere avvenuto vent’anni fa e invece le ferite sono aperte e sanguinano. È urgente correre ai ripari e ritornare alla solidarietà del sapersi tutte sorelle e fratelli sotto lo stesso cielo, sopra la stessa terra.
Trackback dal tuo sito.