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America e mondo come un affare di famiglia a tasche piene

Ennio Remondino il . Diritti, Economia, Internazionale, Istituzioni, Politica

L’imprevedibile eletto alla Casa Bianca, confuso negli Affari di Stato, è da sempre molto attento a quelli suoi personali e di famiglia e a quelli degli amici stretti con cui condividere potere e miliardi. Trump salva iphone e computer dai dazi e insiste ancora con Musk con cui ha ancora qualcosa da spartire. Le mani del ‘Doge’ su 500 miliardi di sovvenzioni. Con Trump sospettato di aver usato il ‘sali e scendi’ delle Borse provocato dalle sue decisioni per arricchirsi di altri miliardi.

Da un lato il tira e molla sui dazi, con perdite consistenti sui listini azionari globali, l’incertezza diffusa, la fuga dai titoli di Stato americani e dall’altro il protrarsi del braccio di ferro con la Cina, il rischio di una recessione all’orizzonte, l’indebolimento del dollaro e i primi sondaggi di un calo di popolarità.

Trottolatrump

L’amministrazione Trump ha annunciato che smartphone, computer e altri componenti elettronici sono esentati dai dazi reciproci. La direttiva, emessa dalla U.S. Customs and Border Protection, prevede quasi due dozzine di esenzioni.

L’ennesimo cambio di rotta arriva solo pochi giorni dopo l’imposizione da parte degli Stati Uniti dei dazi più alti in un secolo su dei beni stranieri, sottolinea Marina Catucci. L’annuncio del dietrofront americano dopo la risposta cinese all’escalation della guerra commerciale innescata da Trump, con un dazio del 125% su tutti i prodotti statunitensi, in risposta a quello del 145% voluto dall’imprevedibile presidente. Botta a risposta di sanzioni che -segnala il manifesto-, avevano creato il panico negli Usa dove continuavano a rincorrersi voci di iPhone di prima fascia destinati ad essere venduti a più di 2.000 dollari.

Esenzioni di convenienza

La decisione di esentare i materiali elettronici è stata presa per evitare un’impennata dei prezzi dei prodotti tecnologici di più largo consumo, che sarebbe inevitabilmente ricaduta sui consumatori e sollevare aziende come Apple, Samsung, HP, Dell e Microsoft che producono parti dei loro prodotti elettronici al di fuori dei confini statunitensi.

Il Financial Times ha sottolineato che nonostante Apple stia lavorando per spostare parte della produzione in India, al momento la sua catena di approvvigionamento è ancora concentra in Cina, tanto che l’80% degli Iphone sono un prodotto made in China.

L’improvvido provocatore a rischio

Le esenzioni, però non rappresentano una tregua totale: all’inizio di quest’anno l’amministrazione Trump aveva già applicato un dazio del 20% sui prodotti cinesi, a causa del ruolo che, secondo Trump, la Cina starebbe svolgendo nel commercio di ‘fentanyl’ (droga micidiale) negli Usa.

Oltre a questo dazio che resta comunque in vigore, l’amministrazione Trump potrebbe ancora decidere di aumentare i dazi sui semiconduttori, un componente vitale degli smartphone e di altri dispositivi elettronici. Per ora questo cambio di marcia dell’ultimo minuto permette a giganti della tecnologia come Apple, Dell e Nvidia di evitare una fetta sostanziale di tasse punitive, e una drastica riduzione dei loro profitti.

Ultimo i consumatori elettori

Anche i consumatori eviteranno potenziali aumenti stellari su smartphone, computer e gadget tecnologici vari, e queste esenzioni potrebbero frenare l’inflazione e le turbolenze che molti economisti temono possano portare a una recessione, di cui ormai si parla apertamente. Se non già nascostamente in corso.

Ma intanto, ciò che non smette di provocare instabilità è il continuo cambio di rotta della Casa Bianca «che non sembra avere un vero piano ma che stia improvvisando le proprie mosse al momento, tra una cena di finanziatori e l’immancabile partita a golf. Almeno per quanto riguarda i piani a lungo raggio», la severa Marina Catucci.

‘Inside Trading’ a colpi di miliardi?

Nell’immediato, invece, per i democratici Trump avrebbe usato intenzionalmente gli eventi da lui stesso provocati per fare ‘insider trading’, l’acquisto o la vendita di azioni o obbligazioni, basato su informazioni non ancora disponibili al pubblico. Quelle che decideva lui.

Ormai se ne parla da giorni, da quando Trump ha pubblicato un post tutto in maiuscolo su Truth Social per invitare i suoi follower a comprare azioni, aggiungendo la sigla Djt, con cui in Borsa viene identificata la sua Trump Media & Technology Group Corp che è salita del 22%. Il post ha preceduto di alcune ore l’annuncio della sospensione dei dazi per 90 giorni, che ha innescato uno storico rimbalzo del mercato azionario e il miglior giorno dalla ripresa dalla crisi finanziaria del 2008.

Sospettabilissimo pregiudicato

Il deputato democratico Adam Schiff ha chiesto al Congresso di indagare se il presidente abbia agito per influire consapevolmente sull’andamento degli indici azionari e commesso i reati di aggiotaggio e insider trading.

Anche un gruppo di senatori ha esortato l’organismo governativo di controllo della corruzione sui mercati a indagare se Trump o esponenti della Casa Bianca abbiano violato le leggi. Sei democratici hanno chiesto alla Securities and Exchange Commission (Sec) «se addetti ai lavori, inclusa la famiglia del presidente, fossero a conoscenza della sospensione dei dazi e ne abbiano abusato per effettuare transazioni azionarie prima dell’annuncio del presidente».

Clamoroso inciampo e ancora Musk

In un clamoroso video girato allo Studio ovale il giorno della giravolta dei dazi (e diffuso online dalla consigliera per le comunicazioni della Casa Bianca Margot Martin), Trump si complimenta con il finanziere Charles Schwab e il patron della Nascar Roger Penske: «Lui oggi ha guadagnato 2,5 miliardi di dollari, lui 900 milioni, non male». Ma ancora Elon Musk di cui non sappiamo quanti miliardi ha guadagnato grazie al suo amico presidente.

Secondo il Washington Post, sarà il Department of Government Efficiency ad esaminare e approvare i progetti per le migliaia di opportunità di sovvenzioni che il governo pubblica online ogni anno, da parte di agenzie quali i dipartimenti di Stato, degli Interni e della Difesa.

500 miliardi di finanziamenti annuali

Questa modifica consente al Doge di gestire gli oltre 500 miliardi di dollari in finanziamenti annuali per le agenzie governative del sito, ‘grants.gov,’ e decidere se e cosa approvare tra le proposte che arrivano. Questa intromissione di ritardare di molto, o addirittura di bloccare, questi miliardi di dollari solitamente stanziati dalle agenzie governative.

Secondo le fonti del Post un ingegnere del Doge ha già revocato l’autorizzazione dei funzionari federali a pubblicare queste opportunità, rafforzando l’influenza del programma Doge sulla spesa federale. Stando ai verbali ottenuti dal quotidiano di Washington, il Doge avrà anche nuove autorità per esaminare e approvare le notifiche di finanziamento dei National Institutes of Health.

Risiko di Trump tavoli di crisi tutti aperti

«Un’infinità di contenziosi, zero soluzioni. O il pallottoliere a Washington è diverso da quello della sponda europea dell’Atlantico, oppure la matematica nel Giardino delle Rose è un’opinione».

Giorgio Ferrari severo sulle pagine di Avvenire che non traduce ‘What a mess’ di Donald, sul casino (testuale) combinato. Sbruffone e servi al seguito. Peter Navarro, economista con laurea a Harvard e cattedra alla University of California e soprattutto consigliere economico di The Donald dopo il ‘Liberation Day’ e il conseguente ‘panic selling’ e il crollo dei mercati.

Bugiardi senza pudore

«Il presidente intende realizzare novanta accordi in novanta giorni». La pausa di tre mesi annunciata dopo che lo sconquasso delle Borse mondiali gli aveva suggerito di fare un passo indietro. Peccato che i Paesi con cui fare accordi sono 75, Cina esclusa. E qui il pallottoliere dà i numeri.

Anche mezzo Congresso strabuzza gli occhi: «Come si fa a fare praticamente un accordo al giorno con una moltitudine di Paesi uno diverso dall’altro per tradizioni, economie e regole tariffarie?». In soli tre mesi Trump ha aperto un’infinità di tavoli di crisi – Israele, Gaza, Siria, Iraq, Iran, Yemen, Taiwan e soprattutto il conflitto Russia-Ucraina – senza ancora averne risolto neanche uno. Da chi prometteva di sciogliere il nodo fra Mosca e Kiev in ventiquattr’ore.

‘Irrazionalità sistemica’ e ‘trickster’

«Una cosa gli va riconosciuta: pochi al mondo, forse nessuno come The Donald, sono riusciti a scompaginare il mosaico delle relazioni internazionali con tale impegno», sottolinea Mauro Magatti. Col dubbio che il personaggio sappia realmente quali rischi sta facendo correre al mondo. «E ora anche il 51 per cento degli americani comincia a dubitarne».

«Come già accaduto in passato, in questi momenti di confusione si affermano i ‘trickster’ (parola inglese che letteralmente si traduce con imbroglione, truffatore), figure ambigue e voraci, abili nell’inganno, spregiudicate e amorali. Ponendosi al di fuori delle regole convenzionali, il trickster attrae perché apre uno spiraglio, benché indeterminato, rispetto allo stato delle cose che è all’origine del malessere diffuso».

* Remocontro

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