Sei arresti a Milano per il delitto di Vittorio Boiocchi, capo degli ultras dell’Inter
Nella giornata odierna è stata eseguita – da personale della Polizia di Stato, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Milano, Direzione Distrettuale Antimafia – una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 soggetti, ritenuti gravemente indiziati di essere i responsabili (mandanti ed esecutori materiali) dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, ucciso a Milano a colpi d’arma da fuoco in data 29 ottobre 2022.
Il provvedimento custodiale, con il quale è stata contestata agli indagati anche l’aggravante della modalità mafiosa, è stato emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, su richiesta di questo Ufficio, all’esito di una complessa indagine che ha svolto tra l’altro approfondite attività investigative, condotte dalla Squadra Mobile e dalla S.l.SCO di Milano, nell’ultima fase dirette anche alla acquisizione di precisi riscontri alle dichiarazioni auto- ed etero accusatorie rese dal collaboratore di giustizia Beretta Andrea.
Va fatta salva la presunzione di non colpevolezza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, da reputarsi appunto non colpevoli fino alla eventuale sentenza di condanna divenuta irrevocabile.
Fonte: Procura della Repubblica di Milano
Omicidio del capo ultrà Boiocchi, sei arresti
La svolta nelle indagini della Procura di Milano sulla morte dell’uomo.
“Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione …”. Inizia così uno dei verbali di Andrea Beretta, ormai ex leader della curva Nord interista, che lo scorso novembre, dopo essere finito in carcere per aver ucciso Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta e anche lui nel direttivo ultras, comincia a collaborare, ricostruendo a tappe business, ruoli e violenze, ma anche svelando dettagli e responsabilità di quell’uccisione, che era irrisolta dal 2022.
Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà nerazzurro con un passato di anni e anni in carcere, venne ammazzato il 29 ottobre di tre anni fa davanti a casa, a Milano, a colpi di pistola da due killer in moto. Oggi la svolta, partita dalle parole di Beretta ma costruita anche riscontro dopo riscontro nelle indagini della Squadra Mobile, diretta da Alfonso Iadevaia, coordinate dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. Un’ordinanza, firmata dalla gip Daniela Cardamone, ha raggiunto in carcere Beretta, ma anche Marco Ferdico, pure lui nel direttivo della Nord, il padre Gianfranco, e l’ultrà Cristian Ferrario, tutti già coinvolti nel maxi blitz sulle curve di settembre. Poi, sono stati arrestati Pietro Andrea Simoncini, legato alla ‘ndrangheta, e Daniel D’Alessandro (preso in Bulgaria), questi ultimi due presunti esecutori materiali.
Un omicidio, come spiega la giudice, con “modalità mafiose”, tanto che è stata contestata l’aggravante, e inserito nel contesto di una guerra sulla gestione degli affari legati al mondo delle curve di San Siro. A Beretta, successore di Boiocchi, pesava il ruolo che quest’ultimo voleva mantenere, una volta tornato libero. Lo stesso Beretta che il 4 settembre scorso fece fuori a coltellate Bellocco, il quale, a suo dire, voleva sempre una maggior “fetta” degli incassi e aveva pronto un piano per ucciderlo.
Come emerge dai verbali, Beretta ha descritto “l’apice della discussione avuta con Boiocchi” sulla “gestione e la spartizione dei proventi degli affari” della Nord e “del negozio”, il merchandising in particolare. Affari e contrasti che, poi, hanno trovato riscontro, scrive il gip, anche nei messaggi analizzati nelle indagini. Beretta ha così confessato di essere “il mandante”, mentre l’esecuzione “sarebbe stata demandata”, al prezzo di 50mila euro, a Marco Ferdico e al padre Gianfranco.
Cinquantamila euro “per eliminare quello che era stato fino a quel momento il leader della Nord, per prendere il suo posto e dividere i profitti”, ha spiegato l’aggiunta della Dda Alessandra Dolci.
Sarebbe stato un altro ultrà interista Mauro Nepi (indagato), anche lui già finito in carcere nel maxi blitz sulle curve, a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico. E questi ultimi per il “progetto” si sarebbero rivolti, come veri esecutori materiali, a D’Alessandro (riconosciuto anche da un tatuaggio sotto l’occhio a forma di lacrima, “simbolo” dell’omicidio commesso) e Simoncini, già coinvolto in una faida di ‘ndrangheta e salito a Milano appositamente. Ferrario, invece, si sarebbe intestato la moto usata per l’agguato.
“Grazie alla Polizia di Stato sono stati ricostruiti e accertati tutti i fatti di sangue commessi nell’ambito delle curve”, ha spiegato il procuratore Marcello Viola in una conferenza stampa. “È un fenomeno che aveva colpito la città di Milano con una ferita profonda – ha affermato il questore Bruno Megale -. La risposta data in termini giudiziari e amministrativi, però, va verso una sorta di pulizia di questi fenomeni criminali all’interno della curva”.
Fonte: Ansa
Il capo ultrà dell’Inter ucciso da un killer pagato 50mila euro
Svolta nell’omicidio Boiocchi, 6 arresti. Presi mandante e killer. Il controllo degli affari allo stadio il movente. Decisivo un pentito.
Svolta decisiva nelle indagini sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, l’ex capo ultrà dell’Inter ucciso in un agguato armato sotto casa a Milano il 29 ottobre 2022. La Squadra Mobile di Milano, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (pm Paolo Storari e Stefano Ammendola), ha eseguito sei misure di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti mandanti ed esecutori materiali del delitto.
Il ruolo del pentito e il movente economico
Tra gli arrestati figura Andrea Beretta, ex leader della Curva Nord interista, ora collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni, rese dopo l’arresto per un altro omicidio (quello di Antonio Bellocco) e riscontrate dagli investigatori, sono state fondamentali per ricostruire mandanti e movente. Beretta è ritenuto il mandante dell’omicidio Boiocchi.
Secondo quanto riferito dalla procuratrice aggiunta della DDA di Milano, Alessandra Dolci, l’omicidio sarebbe stato commissionato da Beretta per 50 mila euro. L’obiettivo: “eliminare quello che era stato il leader, prendere il suo posto e dividere i profitti di attività lecite e illecite legate all’indotto dello stadio San Siro”. Il delitto, scrive la GIP Daniela Cardamone nell’ordinanza, fu “pianificato e organizzato” con modalità violente e professionalmente organizzate, premeditato e commesso con modalità mafiose per affermare il “predominio” negli affari dello stadio.
Gli arresti e l’indizio del tatuaggio
Le sei persone arrestate sono Andrea Beretta, Marco Ferdico, suo padre Gianfranco Ferdico, Daniele D’Alessandro, Pietro Simonicini e Cristian Ferrario. Sono tutti accusati di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. Uno dei presunti autori materiali è stato arrestato in Bulgaria.
Un indizio chiave a carico di Daniele D’Alessandro, soprannominato ‘Bellebuono’ e indicato da Beretta come uno degli esecutori materiali insieme a Simonicini, è un tatuaggio a forma di lacrima sul viso. Beretta ha spiegato agli inquirenti che tale simbolo, nella simbologia criminale, indicherebbe chi ha commesso un omicidio. “La lacrima è sinonimo di chi uccide un uomo”, ha dichiarato Beretta al pm Storari.
Il contesto delle curve
Il procuratore di Milano, Marcello Viola, ha sottolineato come questa operazione permetta di “ricostruire e accertare tutti i connessi di sangue alle dinamiche delle curve”, collegando il caso Boiocchi anche ad altri episodi di violenza nel mondo ultrà milanese, come il tentato omicidio di Enzo Anghinelli (Curva Sud Milan) nel 2019. Le indagini proseguono per chiarire ogni aspetto della vicenda.
Fonte: AGI, Agenzia Italia
Svolta sull’omicidio di Vittorio Boiocchi (ex capo ultrà dell’Inter): arrestate sei persone
Sei persone sono state arrestate per l’omicidio di Vittorio Boiocchi (70 anni), storico capo ultras della Curva Nord dell’Inter ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua il 29 ottobre 2022. Tra le persone colpite dalla misura c’è Andrea Beretta, ex leader della Curva Nord arrestato per aver ucciso Antonio Bellocco il 4 settembre 2024.
Chi è stato arrestato
I due presunti esecutori materiali dell’omicidio sono un uomo di 41 anni e un 30enne, entrambi italiani, rintracciati e arrestati rispettivamente in provincia di Vibo Valentia e nella città di SvetiVlas in Bulgaria. Quest’ultimo, come reso noto dalla questura di Milano, è stato bloccato dalla polizia bulgara dopo quattro giorni di ricerche svolte con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e su specifica attivazione della Divisione Sirene del Servizio Cooperazione Internazionale di polizia, che si è avvalsa del costante supporto del suo Esperto per la sicurezza di stanza a Sofia.
Gli altri indagati per l’omicidio, oltre a Andrea Beretta, sono tre cittadini italiani di 40,50 e 62 anni, tutti già in carcere e vicini all’ambiente del tifo organizzato.
Le ragioni dell’omicidio
Secondo quanto riferito dalla questura, Beretta avrebbe pagato 50mila euro per far assassinare Boiocchi. Non solo, l’omicidio sarebbe stato “ordito e condiviso, come atto strategico, nell’ambito delle dinamiche del tifo organizzato interista”.
L’omicidio Boiocchi
Vittorio Boiocchi era stato ucciso a Milano, in un agguato, sotto casa nel quartiere Figino, in via Fratelli Zanzottera. A ucciderlo, poco prima del fischio d’inizio di Inter-Sampdoria, erano stati cinque colpi di arma da fuoco che lo avevno raggiunto al collo e al torace.
A sparare, nel dettaglio, erano state due persone col volto coperto a bordo di uno scooter che poi si erano dileguate a grande velocità. Ogni tentativo di soccorso era stato inutile: Boiocchi era stato trasportato con la massima urgenza al San Carlo, ma era morto poco dopo il ricovero.
La curva svuotata durante Inter-Samp
La notizia della sua morte era arrivata immediatamente alla Curva Nord dell’Inter, piena di tifosi che attendevano il fischio d’inizio di Inter-Sampdoria, al Meazza. Gli ultras del ‘secondo anello verde’ avevano ritirato gli striscioni e smesso di inneggiare alla loro squadra. Poi, all’intervallo, avevano abbandonato gli spalti. Ma non senza polemiche.
Il giorno dopo, sui social, non pochi si erano lamentati del modo in cui i leader della ‘Nord’ avevano invitato tutti ad andarsene dal Meazza. I più riluttanti (magari perché allo stadio con la famiglia o i bambini, o per aver affrontato molte ore di viaggio per Milano) sarebbero stati presi a male parole, e anche a spintoni.
Fonte: Milano Today
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