PizzAut. Milano e la solidarietà devastata: ma non guardiamo soltanto al crimine
Che imbarazzo. Vorrei parlare dell’ultima inchiesta giudiziaria milanese con il ritorno in carrozza della parola “corruzione”. Che dà odore come nessun’altra al veleno che scorre nella città; e al tempo stesso scuote ogni rendita economica e politica fino a potere “rigenerare”, essa sì, la città medesima.
Vorrei, mi sembrerebbe esemplare, che rientrasse quella idea di querela contro Gianni Barbacetto che qualche folletto maligno ha immesso, col favore della penombra, nello spirito di libertà della città e nel suo riformismo.
Vorrei anche parlare del ritorno della “Meglio gioventù”, la tradizionale serata di Scienze Politiche a Milano, che presenta alla città le migliori tesi di laurea dell’anno precedente in tema di criminalità organizzata ed educazione alla legalità. Un caleidoscopio per aggiornarsi, una festa dell’antimafia curiosa delle novità: da Palermo alla Sardegna al Trentino, dal Madagascar agli Emirati arabi uniti, fino ai colletti bianchi e al teatro nel carcere femminile di alta sicurezza (martedì 18, ore 20.30, via Conservatorio 7).
Ma mi preme dedicare lo spazio maggiore a un fatto che ha colpito un luogo simbolico della Milano solidale, di cui “Il Fatto” ha parlato tempo fa. Ed è la pizzeria PizzAut di Cassina de’ Picchi, comune della prima cintura.
Lì, sotto la guida di un signore appassionato e generoso, di nome Nico Acampora, è sorta una splendida iniziativa che si è diffusa anche altrove e che dà lavoro a decine e decine di ragazzi autistici, che ne sono la manodopera ormai specializzata. Ogni serata è piena di clienti di ogni idea, ma soprattutto solidali verso chi ha bisogno di aiuto.
E ogni sera Nico Acampora (papà di un ragazzo autistico) si trasforma in uno strepitoso Pippo Baudo del terzo settore comunicando, con prodigi di affabulazione, l’importanza di quella impresa ai bordi della metropoli luccicante di profitti e di benefits.
Ecco, l’altra notte la pizzeria è stata letteralmente devastata. Saccheggiato l’incasso, rubate le mance dei ragazzi. Difficile farsi una ragione di una violenza simile, che sembra soprattutto simbolica: la pizzeria di successo dei ragazzi autistici…PizzAut dà fastidio a qualcuno? È malvista da chi sta cercando di monopolizzare il settore come già gli è riuscito con il movimento terra? Personalmente qualche idea ce l’avrei. E confido che se la facciano gli investigatori.
Ma non è certo da questi episodi che può ripartire il ritornello su Milano violenta, con inviti a me medesimo a non prendere il tram in centro a mezzogiorno (“ma non vedi quello che succede a Milano?”). Ho visto i cicli della violenza a Milano, la gerarchia di più mezzo secolo di luoghi e clan e criminalità comune. Piazza Prealpi e il Corvetto, le case popolari fortini della malavita, a partire da quella in cui fu uccisa Lea Garofalo. Ma mi sento in coscienza di escludere una escalation esponenziale della violenza quotidiana, narrazione che lascio volentieri ai fabbricatori di fake.
Piuttosto vorrei suggerire una strada. Affrontare seriamente il nodo della povertà educativa. A me per esempio piacerebbe molto sapere dove hanno studiato i devastatori (spontanei o assoldati) di PizzAut. In quali scuole dell’obbligo e magari in quali scuole superiori. Riportando quali giudizi e quali segnalazioni sociali. E in che case abitano, da dove vengono le loro famiglie.
Perché le analisi vanno pur fatte, o no? Fossero pure 6 o 7, credo che avremmo delle sorprese. Come quando tanti anni fa un gruppo di minorenni diede fuoco a un barbone steso di notte su una panchina. E si scoprì che non erano affatto sottoproletari.
Epperò sapete che cosa mi ha colpito di più in questa vicenda? La reazione di Acampora: “è come se mi avessero deflorato”, ha detto. Deflorato… Sant’uomo. Linguaggio antico da gente pia. Che distanza cosmica da quei tangheri.
Già, davvero le parole parlano due volte. Raccontano la lingua, raccontano la storia.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, 10/03/2025
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